La discesa infinita

UN ROMANZO PER L’INVERNO
“La discesa infinita” ha accompagnato le vacanze estive di molti lettori, ma in verità è più un libro da mesi freddi. Un racconto della neve. La storia scivola ineluttabilmente verso l’inverno e il Natale, nei mesi in cui la montagna (e forse la vita) si presenta più cruda e vera. Pregandovi di includerla nei doni, se vorrete, vi propongo alcuni stralci delle recensioni.
Enrico Camanni Continua la lettura di La discesa infinita

CONFERENZA DANTE ALPINISTA CAI – UGET 1921

Pubblichiamo questo articolo relativo a Dante Alpinista con questa “chicca” presa dall’archivio Cai Uget del Bollettino di cento anni fa:

CONFERENZA DANTE ALPINISTA 1921

Per cortese concessione dell’autore siamo lieti di offrire in lettura ai nostri Soci la bella conferenza tenuta – dall’egregio Prof. Cav. Francesco Vercelli – alla Società Alpina delle Giulie in Trieste e ripetuta nella Sede dell’U.G.E.T. la sera del 1° dicembre 1921.Per mancanza di spazio Pubblichiamo la prima parte, riservandoci di far seguito nel prossimo numero.

Ignoro se alcuno abbia mai pensato di studiare dal lato alpinistico la Divina Commedia. Pure il mistico viaggio dantesco per le bolgia infernali o su per l’erta montagna del Purgatorio si svolge in un ambiente alpinistico per eccellenza, fra petraie, dirupi e strapiombi. La descrizione superba che il Poeta ci presenta è tutta un’esaltazione delle gioie e delle fatiche con cui gli nomini forti temprano, sui monti, le membra e l’anima:

a sofferir tormenti, caldi e geli
simili corpi la virile dispone.
PURG., III, 31.

Il Poeta s’avvia al monte del Purgatorio, che Ulisse nel canto XXXVI dell’inferno così descrive:

n’apparve una montagna, bruna
per la distanza, e parvemi alta tanto
quanto veduta non avea alcuna.
INF., XXXVI, I3.

Come l’alpinista nell’accingersi alla scalata d’un monte difficile e sconosciuto si stringe alla sua guida, cosi Dante si accosta a Virgilio:

i’ mi ristrinsi a la fida compagna
e come sarè io senza lui corso?
chi m’avria tratto su per la montagna!
PURG., III, 4.

Tra la Magra e il Varo, da Lerici a Turbia, le scoscese montagne della Liguria presentano dirupi difficili da valicare. Ma la più aspra di queste salite è una comoda scala a confronto di quelle che salgono al santo monte:

Noi divenimmo intanto a piè del monte:
quivi trovammo la roccia sì erta,
che’ ndarno vi sarien le gambe pronte .
Tr a Lerice e Turbia , la più diserta,
la più rotta ruina è una scala,
verso di quella, agevole e aperta.
PURG., III,46.

Ma Virgilio, che sale le vie dell’Inferno, non conosce quelle del Purgatorio. Dinanzi all’erta roccia sta esitante:

“Or chi sa da qual man la costa cala”
disse l’ maestro mio, fermando il passo,
“sì che possa salir chi va senz’ala?”
PURG., III,52.

E rivolto alla timida schiera delle anime, che, impaurite al veder l’ombra di Dante, avevano sospeso il passo, domanda:

“ditene dove la montagna giace,
sì che possibil sia l’andare in suso;
che perder tempo a chi più sa più spiace.”
PURG., III,76 .

La squadra delle anime fortunate si incammina allora verso i due poeti ed è descritta con la celebre similitudine delle pecorelle, così bene appropriata per rappresentare l’atto con cui una comitiva di alpinisti, dopo una sosta, avanza per il dorso dei monti:

Come le pecorelle escon dal chiuso
ad una, a due, a tre , e l’altre stanno
timidedette atterrando l’occhio e ‘l muso;
e ciò che fa la prima , e l’altre fanno,
addossandosi a lei, s’ella s’arresta,
semplici e queste , e lo ‘mperchè non sanno;
si vid’io muovere a venir la testa
di quella mandria fortunata .
PURG., III,79 .

CONTINUA NELL’ALLEGATO:

CONFERENZA_DANTE_ALPINISTA_1921-22

«È nel ricordo il più bel rifugio»

Domenica 12 settembre 2021: mentre risalgo da solo il vallone dell’Urina sono emozionato come un padre al primo figlio. Ho seguito quasi tutte le fasi precedenti alla realizzazione – l’incontro con le ragazze dell’Associazione Salvasera, promotrice della sua costruzione, il confronto con Robi Boulard, guida alpina e gestore del rifugio Jervis, sull’utilità di un bivacco nella zona dei Torrioni del Palavas, l’appuntamento con il sindaco di Bobbio Pellice, il progetto realizzato dallo studio Carrara Kim architetti, le varie serate di presentazione e raccolta fondi (in val Varaita, a Torino e a Torre Pellice, una delle quali nella nostra sede del Cai Uget Val Pellice, con tanto di modellino in legno, e perfino ad Abries dagli amici francesi in occasione del concerto dei Fiati del Boucie), i vari sopralluoghi per trovare il posto adatto, l’ultimo dei quali con i fratelli Giuseppe ed Enrico Boerio, artigiani del legno di Sampeyre al loro quarto bivacco, il 27 giugno 2021. Oggi finalmente vedrò il risultato di tutto l’impegno profuso profuso da molti a vario titolo. Mentre salgo la ripida traccia che si diparte dal Fountanoun le domande sono molte: piacerà? Sarà funzionale? Servirà? Lo useranno? Più i francesi o più gli italiani?

Continua la lettura di «È nel ricordo il più bel rifugio»

Dal 1° gennaio 2022 le nuove regole per le gite sulla neve

Scialpinismo Valle Aurina

Scialpinismo in Valle Aurina © Paolo Piumatti

Dal primo gennaio 2022 entreranno in vigore le nuove norme sulla sicurezza nelle discipline sportive invernali, previste dal decreto legislativo 28 febbraio 2021, n. 40. Il termine del primo gennaio 2022 è stato fissato dall’art. 43-bis del decreto legislativo, introdotto dal decreto-legge n. 41 del marzo 2021 e poi modificato dal decreto-legge n. 73 del maggio 2021.

«Sebbene il testo del decreto legislativo n. 40 abbia sostanzialmente confermato quanto già previsto dalla legge n. 363 del 2003, sono presenti alcune novità significative, alle quali i praticanti degli sport sulla neve dovranno adeguarsi», afferma Gian Paolo Boscariol, componente del Comitato direttivo centrale del Cai. Continua la lettura di Dal 1° gennaio 2022 le nuove regole per le gite sulla neve

Sulle tracce del Fortissimo

Una serata per ricordare Giusto Gervasutti a 75 anni dalla scomparsa
di Carlo Crovella

Quest’anno ricorre l’anniversario dei 75 anni dalla scomparsa del grande alpinista Giusto Gervasutti, noto come Il Fortissimo.

Pur essendo originario di Cervignano del Friuli (dove è tuttora molto amato dagli appassionati di montagna), Gervasutti si trasferì a Torino nel 1931 a 22 anni, richiamato dall’amore per le grandi montagne occidentali.

Per noi torinesi è un mito. Un “nostro mito”. Già Massimo Mila nel necrologio pubblicato su L’Unità poco dopo la scomparsa di Giusto, lo chiamò il ”nostro” Gervasutti, a dimostrazione che la permanenza torinese lo aveva fatto diventare uno di noi a tutti gli effetto.

Continua la lettura di Sulle tracce del Fortissimo