La discesa infinita

UN ROMANZO PER L’INVERNO
“La discesa infinita” ha accompagnato le vacanze estive di molti lettori, ma in verità è più un libro da mesi freddi. Un racconto della neve. La storia scivola ineluttabilmente verso l’inverno e il Natale, nei mesi in cui la montagna (e forse la vita) si presenta più cruda e vera. Pregandovi di includerla nei doni, se vorrete, vi propongo alcuni stralci delle recensioni.
Enrico Camanni

Un’avventura giocata con scaltrezza su tre piani temporali… L’incastro perfetto dei tre piani porta a comporre la soluzione del mistero, con il Settembrini e il Camanni più ispirati e avvincenti di sempre (Irene Borgna)

“La discesa infinita” è un libro pieno di letteratura, con la sua trama sorprendente, che – alla Montalbano – intesse almeno due fili narrativi, e le fioriture liriche di figure di significato e sinestesie – ne cito una sola, che descrive il paesaggio sonoro di una nevicata, e rinuncio alle altre: “Se esistesse il rumore del silenzio, sarebbe un candore che cade, si posa e giace” (Paola Loreto).

Il giallo di Camanni è molto più che un mistero, è una vera e propria riflessione a mente aperta verso il senso della vita (Marcello Sorrentino).

 Lo stile di Camanni è particolarissimo sia per la scelta dei vocaboli (la montagna, il freddo, il gelo, la neve si sentono anche nella scelta delle parole) sia perché la sua è una narrazione “lenta” che procede quasi come una scalata perché “scrivere un libro e salire una montagna non significa nient’altro che mettere parole e passi gli uni davanti agli altri, migliaia e migliaia di piccoli passi” (Luisa Ferrero).

 Dentro questo libro mi sono sentita a casa. Sì, perché la storia è ambientata lì dove amo stare: tra le montagne alla ricerca delle stagioni che mutano. Anche la vicenda raccontata muta con le stagioni. Dall’autunno fino a Natale. Forse l’ho letta proprio nel periodo giusto. Mi ha portato nelle atmosfere pacate del momento, con turisti sporadici e senso di letargo recidivo (Marianna Corona).

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