Per ricordare ed apprezzare, ecco che rispolveriamo dalla rivista della montagna di ottobre 1992 una bellissima intervista di Roberto Mantovani a Marco Bernardi
Dalle grandi solitarie sulle pareti alpine alle short climbs delle falesie. Un cammino in discesa o, piuttosto, una strada diversa? I torinesi sono gente strana: tentazioni e fallimenti, lampi e crepuscoli, amori, riconoscimento e impegno sociale, difficilmente scivolano come in un film nella loro vita. Piuttosto si contraddicono, si urtano, compressi nei crogioli della fabbrica del mito
Marco Bernardi, trentaquattro anni (nel 1992 ndr), consulente informatico, un viso da ragazzino che denuncia a malapena l’età. Ex alpinista solitario, ex guida alpina, ex primo della classe in arrampicata libera (fino a qualche anno fa si chiamava ancora così), è stato uno degli inventori del free climbing di casa nostra e ha aperto la strada all’arrampicata sportiva va dell’ultima generazione. Persino i climber “sintetici” e i patiti dell’indoor gli devono qualcosa. A lui, però, il ruolo del maestro sta stretto ed è convinto di non avere nulla da insegnare.