L’amico Carlo Crovella ci fornisce questo racconto ambientato nel bacino dell’Argentière (Monte Bianco) durante la stagione scialpinistica. Crovella, già Direttore della Scuola SUCAI, per diversi anni è stato anche istruttore presso la Scuola di scialpinismo dell’Uget. Da qualche tempo si dedica alla divulgazione degli aspetti più profondi e ideologici dell’andare in montagna (con o senza sci), nell’ambito di una complessiva attività editoriale che è iniziata nei primi anni ’80.
Nella recente intervista a me rilasciata e pubblicata su Gogna Blog il 6 marzo 2020, Roberto Aruga (coautore dell’Aruga-Poma) ha fatto un interessantissimo accenno al tema “scialpinismo e racconto”.
Lo spunto di Roberto ha smosso in me antichi ricordi: sono andato a recuperare alcuni racconti ambientati in contesti scialpinistici. Si tratta di scritti risalenti alla prima metà degli anni ’90. Come tutta la nidiata dei miei testi di fiction di montagna venuta alla luce in quel particolare periodo, si tratta di testi che costituirono il mio passaggio ai racconti di narrativa dopo una lunga militanza dalla stesura di articoli tecnici (relazioni e monografia, sia alpinistiche che scialpinistiche (attività quest’ultima iniziata nei primi anni ’80 e proseguita senza soluzione di continuità fino ai nostri giorno).