Oggi, sabato 16 maggio 2020, nel nostro salone UGET avremmo dovuto celebrare l’ammissione dell’arrampicata sportiva tra le discipline olimpiche con un convegno e la partecipazione di tantissimi protagonisti di allora, tra i quali Andrea Mellano , Marco Bernardi e Marco Scolaris, presidente della federazione mondiale IFSC.
Purtroppo questa situazione emergenziale per la pandemia del corona virus non ce l’ha permesso: e così, come pure i Giochi Olimpici, anche noi abbiamo rinviato l’evento. Riteniamo importante ricordare ma soprattutto far conoscere ai giovani questa primogenitura torinese grazie alla lungimiranza dei suoi ideatori.
Volendo anche ricordare l’importante ruolo ricoperto dalla nostra sezione patrocinando la manifestazione pubblichiamo alcuni documenti tratti dalla nostra rivista annuale “liberi cieli” – 1984
Il Consiglio Direttivo dell’UGET nella riunione dell’11 febbraio 1985 ha ascoltato – su proposta del presidente Leo Ussello – una relazione di Andrea Mellano, accademico del CAI e di Emanuele Cassarà, entrambi consiglieri della Sezione, sull’organizzazione di Sport Roccia 85 – l° meeting internazionale competitivo di arrampicata sportiva individuale.
Il Consiglio ha accettato di farsi primo patrocinatore della manifestazione, approvando poi definitivamente l’iniziativa a verbale nella riunione del 18 marzo 1985, all’unanimità.
Ecco la lettera di annuncio ufficiale del meeting poi presentato alla stampa dinanzi alla presidenza dell’UGET il 18 aprile 1985 al Museo della Montagna
Un’idea torinese
L’iniziativa costituisce una novità assoluta e clamorosa per l’Italia e l’Europa.
Si tratta della prima competizione internazionale di arrampicata sportiva individuale: una vera gara sportiva sulla roccia aperta a tutti, italiani e stranieri.
Non si tratta di una gara a cronometro sul tipo di “Pronti, via!”, ma di una serie di prove di difficoltà, velocità e stile al termine delle quali l’arrampicatore che ha totalizzato meno penalità sarà proclamato vincitore.
L’arrampicata sportiva costituisce ormai una attività autonoma dall’alpinismo tradizionale. Arrampicare sulle strutture rocciose, ovunque si trovino, è un gioco e uno sport allettante spettacolare e severo, che richiede applicazione ed un intenso allenamento ginnico e tecnico.
Lo scopo principale degli arrampicatori non è, come nell’alpinismo tradizionale, raggiungere il culmine di un rilievo montuoso ma il superamento, con nuove tecniche e senza mezzi artificiali di progressione (i mezzi artificiali: chiodi, dadi, moschettoni etc. sono usati esclusivamente per l’assicurazione), delle pareti rocciose sfruttandone, con abilità e tecnica raffinata, tutte le minime asperità naturali. E’ la realizzazione massima di un gesto atletico e psichico: uno sport nuovo per i giovani stimolato dal desiderio antico dell’uomo di conquistare lo spazio verticale.
Il rischio, componente principale dell’alpinismo, è ridotto al minimo nell’arrampicata sportiva. Il superamento delle massime difficoltà (tra il 7° e il 9° grado UIAA, europeo) richiede numerosi tentativi e spesso cadute, che devono essere controllate e neutralizzate mediante l’assicurazione.
Il concetto di caduta o “volo”, introdotto nella arrampicata estremamente difficile come evento normale e controllabile, annulla la componente eroica e fatalistica che ha caratterizzato sinora la scalata su roccia, e l’arrampicata pura diventa quasi esclusivamente un fatto sportivo che richiede doti naturali, preparazione atletica e grande tecnica, come qualsiasi altro sport.
E trattandosi quindi di uno sport e non come in alpinismo di un tormento esistenziale – almeno nella sua impostazione generale – si ha come logica conseguenza la competizione e il confronto aperto, che riconducono immediatamente sul piano atletico sportivo i valori individuali, senza sofismi o alibi cervellotici.
La competizione è quindi un mezzo, certa mente non l’unico, per l’affermazione e il miglioramento dei limiti tecnici in precedenza stabiliti dagli arrampicatori.
L’iniziativa partita da Torino tiene dunque a battesimo un nuovo sport degno di entrare tra le varie discipline atletiche del mondo moderno. Non a caso il C.O.N.I. ha concesso il patrocinio a quella che potrebbe diventare, in un domani non lontano, una disciplina sportiva riconosciuta a livello internazionale e olimpico.
Torino, dove è nato il Club Alpino Italiano, fondato nel 1863 da un gruppo di uomini di cultura che volevano salire le montagne per puro diletto (suscitando allora molto più clamore tra i benpensanti di quanto forse ne susciterà oggi la gara di arrampicata), tenendo fede ad una tradizione di avanguardia intellettuale e sportiva (non dimentichiamo la “rivoluzionaria” palestra di arrampicata del palazzo a Vela, unica nel suo genere in Europa), lancia ufficialmente le nuove regole per lo sport della arrampicata e dà appuntamento a tutti gli sportivi della montagna, tradizionali e arrampicatori moderni, il 6 e 7 Luglio prossimo ai piedi della “storica” parete dei Militi di Bardonecchia, per una grande festa della montagna e dello sport.
Andrea MELLANO
Accademico del C.A.I.
A BARDONECCHIA NASCE UNA DISCIPLINA SPORTIVA ”COSTOLA D’ADAMO” DEL TRADIZIONALE ALPINISMO
Agli amici della montagna
“Sport Roccia 85″ è in programma in Piemonte ai primi di luglio (5, 6 e 7): si tratta di una vera e propria «gara di scalata» che vedrà impegnati giovani arrampicatori italiani, francesi, austriaci, tedeschi, svizzeri, inglesi, spagnoli e jugoslavi.
L’avvenimento, storico, primo e unico in Europa, è annunciato da un Comitato sorto a Torino nell’ambito di una sezione del CAI (la UGET} ideatori e organizzatori il giornalista Emanuele Cassarà e l’alpinista accademico Andrea Mellano. La direzione di gara è stata affidata alla guida alpina e istruttore Marco Bernardi.
La manifestazione è stata presentata al Museo Nazionale della Montagna «Duca degli Abruzzi» di Torino, città dove nacque nel 1863 il Club Alpino Italiano, a testimonianza di un ideale legame tra passato e futuro.
L’alpinismo sta vivendo un momento storico di rapida evoluzione. In Himalaya e sulle Alpi si salgono montagne e pareti considerate «impossibili» sino a pochi anni fa, in tempi sbalorditivi. Il polacco Wjelicki è salito e poi sceso dal Broad Peak, un «ottomila» in Karakorum, in 22 ore da solo e senza ossigeno. l giovani assi europei risalgono in poche ore sul Monte Bianco itinerari rocciosi e glaciali sui quali i grandi alpinisti avevano scritto pagine leggendarie in lunghi giorni di strenuo e rischioso impegno.
Dopo le straordinarie dimostrazioni di Reinhold Messner, ma soprattutto grazie all’approfondimento delle tecniche di allenamento e alle nuove conoscenze per l’alimentazione, l’abbigliamento e l’attrezzatura, i giovani stanno recuperando ritardi tecnici dovuti a vecchi tabù ormai abbattuti, ponendosi traguardi storicamente maturi.
L’arrampicata sportiva su roccia (o free-climbing} è attività moderna sorta a partire dagli anni settanta, quasi una costola d’Adamo dell’alpinismo classico, una sintesi di esso, praticata su strutture rocciose via via più difficili (siamo ormai al decimo grado della scala UIAA che pareva bloccata al sesto} e dunque alla ricerca di difficoltà, di tecniche e di stili raffinati.
Un vero e proprio sport, dunque, nella pratica del quale audacia e capacità marciano di pari passo con le regole della sicurezza. l giovani del’ 8°, 9° e 10° grado, infatti difficilmente sono vittime di incidenti gravi (e comunque al disotto delle misure di altri sport considerati «pacifici») Ma uno sport – e la gara può essere uno degli sbocchi naturali – che richiede sacrifici, lunghe ore di allenamento e merita riconoscimenti gratificanti e onorevoli.
Vi hanno aderito anche coraggiosamente (l’«idea» nuova è anche e subito popolare?} aziende note nel mondo dello sport, dell’alpinismo, dell’escursionismo e della montagna come Enervit, Ciessepiumini, Ferrino, lnvicta, Cassin e Asolo. Noi siamo grati a chi ci ha aiutati e anche ai giovani conosciuti e sconosciuti che hanno aderito.
Nella tendopoli della Valle Stretta, quota 1200, in un ambiente alpino tra i più suggestivi del Piemonte, alla base della Parete sulla quale si sono cimentati Gervasutti, Bonatti, Guido Rossa e grandi alpinisti occidentali, si svolgerà non soltanto una competizione sportiva e relativo «spettacolo», ma una Festa della Montagna.
Il meeting segna la nascita ufficiale in Italia e in Europa di una nuova disciplina sportiva.
(Emanuele Cassarà}