Occuparsi della Piccola Montagna di Torino

Con questa bella riflessione l’amico Beppe Gavazza, responsabile del nostro Gruppo TAM, ci richiama all’attenzione per un nostro patrimonio a due passi da casa, la collina torinese  che dobbiamo tutelare prestando il nostro contributo fattivo anche nella manutenzione del suo sentieri 

Chi non c’è mai stato, almeno una volta, al Faro della Vittoria o a Superga? Sembra di essere in montagna? No: forse di essere nei paraggi di qualche alpeggio di bassa montagna con case che ricordano la città. Ciò che più fa correre l’immaginazione è la Storia che permea la città, Torino, e la sua “campagna elevata”, che trasuda dai nomi delle località collinari.
Se, dopo le volte nelle quali si è saliti con un mezzo, ci si lascia attrarre dalla curiosità di provare l’escursione, si scopre che a distanza di poche centinaia di metri dalla Vita della Città c’è la Vita Spontanea che ha bisogno di pioggia, di luce, di silenzio, con ritmi e riti diversi. La si può incontrare per i sentieri, che si staccano dalla Vita Artefatta, per pochi minuti come per ore, a scelta. La traccia della vita quotidiana non si perde: rimane tangibile nel sentiero che percorriamo, che ci da tranquillità e certezza della meta. Più il sentiero comunica con noi, maggiore è la nostra tranquillità. I sentieri ci parlano? Tutto dipende dai segni che hanno lasciato le persone che lo hanno costruito, o mantenuto. Un pavimento sporco da un senso di disagio; una strada con buche crea senso di abbandono; un sentiero sconnesso, invaso da ramaglia non invita alla percorrenza: ci si rimbocca le maniche e qualcosa si può rimediare. In particolare, dove esiste già una o più organizzazioni di persone che si occupano in modo gratuito e volontario di mantenere la percorribilità dei percorsi, è possibile dare il proprio contributo. E’ un ritorno ai vecchi tempi quando i sentieri erano unici e tutti quelli che li percorrevano se ne prendevano cura, perché era tutto ciò che avevano per comunicare con altre persone.

Dal 1993, circa, diverse associazioni hanno messo in moto un progetto di riapertura e mantenimento dei percorsi, storicamente documentati, esistenti in Collina. Molte persone si sono alternate, e continuano a farlo in nome della condivisione di un bene naturale e culturale, per mantenere e migliorare la percorrenza dei sentieri proprio perché chi li frequenta ne tragga un senso di benessere e di sicurezza: legge sul posto la presenza di mani che operano pensando a chi utilizzerà quel percorso. A chi appartengono quelle mani? Anche a soci CAI e a molti UGET, che non compaiono in prima fila semplicemente perché non c’è una scelta dedicata nella Sezione, ma i soci operano in seno ad un’altra organizzazione, di quelle che dal 1993 si dedicano alla Collina. C’è posto per tutti? C’è posto. La dote fondamentale per un manutentore di sentieri è la modestia: con quella si fa qualunque cosa con chiunque. Non ci sono esclusive da pretendere, c’è solo da dividersi il campo di intervento e da collaborare.

Il progetto che è operativo tra i Volontari della Collina, oltre alla costante manutenzione dell’esistente, è quello di affrontare il difficile connubio sui percorsi tra utenti in bicicletta e a piedi: due velocità diverse, ingombri e finalità diverse. Sono stati modificati alcuni sentieri con il criterio dello sdoppiamento delle tracce, per verificare il comportamento della utenza: il numero 10, in Torino e il numero 61, in San Mauro. La traccia originale del sentiero, data dal rotolamento delle ruote, è stata lasciata alla fruibilità ciclistica e si è cercato un percorso parallelo per i pedoni, dove era fattibile, a tratti distante poche spanne e in altri completamente nuovo. Dove la pendenza si presentava poco agevole, anche in considerazione della particolarità del suolo collinare scivoloso quando è bagnato, venivano costruiti gradini in legno e terra: questi agevolano il passo e scoraggiano l’uso della bici. Dai primi riscontri, l’esperimento parrebbe funzionare. Rimane da trasformare buona parte dei rimanenti percorsi nei Comuni di Torino e San Mauro (anche i Volontari di San Mauro sono ben disposti ad avere aiuto da mani volonterose). C’è da considerare inoltre che, come per qualunque infrastruttura, le innovazioni apportate richiedono altra manutenzione: si raddoppiano i percorsi, si raddoppia il controllo da effettuare. C’è posto per tutti, ma bisogna crederci : serve la convinzione che si opera per un bene da condividere che viene utilizzato a piedi o con la bici da famiglie, scolaresche, turisti stranieri e italiani, per allenamento fisico, per osservazioni naturali e (si spera sempre che non sia) per soccorso e antincendio.

Chi nella Sezione? Al momento, chi volesse contribuire alla manutenzione sentieri, può riferirsi al Gruppo TAM: oltre che intervenire nella zona della Collina, il Gruppo ha in programma interventi concordati in zona a Bussoleno e Chianocco, a Mezzenile e a Frabosa Sottana. Quando? Quando si può: c’è spazio per accordarsi. Come? Come già detto, con modestia: non ci sono primi della classe, tutti hanno uno ruolo, consapevoli che non si sta perdendo tempo. Cosa saper fare? C’è da usare il piccone e la pala, la sega e la mazza, ma anche il rastrello, ma anche le forbici da siepe, come pure vernice e pennello e sacchetto della spazzatura o anche le sole gambe per trasportare arnesi: ogni gesto contribuisce e messi insieme fanno la differenza.

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