Sotto le ali del Grifone

Ecco un bel regalo per queste Feste del amico ugetino Lorenzo Barbiè

Può apparire pretestuoso fare notare ciò che generalmente si trova sotto gli occhi di tutti, tanto più quando si parla di montagne per così dire “di casa”. Montagne di primo piano, non proprio altissime, ma non per questo trascurabili, anzi … Montagne di pianura, quelle che vedi non appena la foschia abbandona i tetti della città. Sono lì pronte per essere osservate, ma l’occhio irrequieto si spinge oltre a cercare la fama, il prestigio, l’altezza, l’assoluto; e allora giunge l’oblio, pochi affezionati a parte. Eppure la tradizione vuole che ogni città di pianura, a ridosso dei monti abbia la sua montagna, che spesso diventa simbolo. Allora le cittadine friulane hanno il Piancavallo, i veneti si dilettano con il Monte Grappa o il Baldo, Milano si stabilizza tra le Grigne e i dentelli del Resegone, e così via. Qui in Piemonte poi vediamo che i cuneesi della Bisalta ne fanno una bandiera. Il Mombarone e la Quinzeina si contendono gli affetti canavesani ed i saluzzesi si vorrebbero accaparrare il Monviso, tutto per loro, ma si sa, quello è protetto dall’ Unesco, patrimonio mondiale. E noi qui a Torino che diavolo abbiamo? Superga, la Maddalena, ma siamo seri lasciamo stare le colline e i montarozzi, che se andiamo di questo passo pure Copenaghen o Amsterdam hanno la loro montagna. Per carità anche loro sono degnissime alture che hanno avuto grande successo in periodi di pandemia. Guardiamoci allora un po’ intorno senza andare a pestare i piedi alle altre città o cittadine. Potremmo ben considerare di casa il gruppo di Orsiera e Rocciavrè: d’ altra parte lo vediamo lì sparato in infilata quando percorriamo Corso Francia, ecco i valloni del Sangonetto, della Balma e del Ricciavrè, con le sagome triangolari, messe in bell’ordine: Rocciavrè, Cristalliera, Malanotte, Pian Paris e via dicendo. Certo proprio un bel gruppo di famiglia, non c’è che dire, ma sono troppo gruppo per essere un monte, e allora dove la scoviamo codesta montagna. Ma è lì che vi sta a guardare, sguardo vigile, acuto, sornione e penetrante: vorrei ben dire, quello è l’occhio del Grifone.

Guardatelo bene, guardate bene dove si afferrano i suoi artigli, allora scoprirete che il nostro Grifone ha tutte le carte in regola per essere la nostra montagna, la montagna vicina, di casa, dove, quando si ha poco tempo, si va a fare una sgambata e poi si torna a casa, per badare ai figli, fare la spesa, non trascurare la morosa, passare dalla mamma, sistemare quella serratura che “porca miseria come cigola e son vent’ anni che è così ma proprio oggi devi metterla a posto”, e così dicendo. Storie di vita vissuta, di quotidianità, a cui si cerca di sottrarsi subdolamente, tipo “vado a prendere le sigarette” o “faccio una scappatina in montagna e poi torno”. Montagna di casa appunto. Gli occhi del Grifone sono le sue due cime alte quasi uguali e simmetriche, da esse si dipartono le sue grandi ali, e con esse si vola dalle Valli di Lanzo alla Val di Susa; le sue pieghe nascondono valloni incerti, nascosti. L’ inverno è la sua stagione, andategli a vedere le sue piume bianche, quando è ammantato di neve; lui talvolta è vanitoso e si pavoneggia, si lascia solleticare con le vostre effimere pennellate, che poi cancella … ma attenzione, gli artigli ci sono sempre: non disturbatelo, in alcuni momenti potrebbe anche ghermirvi.

Orografia

Si può considerare Montagna del Grifone il complesso di creste, vallette e pendii delimitati da due accentuati colli: il Colombardo 1899 m ad Est e il Colle della Portia 2182 m ad Ovest. Tra questi due intagli si eleva la cima principale, la Punta del Grifone con le sue due punte, la Sud 2404 m e la Nord 2406 m. Dalla cima si diramano le creste che verso la valle di Susa formano le Quote 2297 e 2227 prima e la Punta Sbaron 2223 m poi. Sullo spartiacque principale si colloca la Tomba di Matolda 2084 m mentre sulla cresta che scende verso la Val di Viù troviamo il Truc del Grifone 2227 m.

La Sbaron e la Tomba di Matolda sono ormai delle gite classiche, assai frequentate; le altre elevazioni offrono comunque delle piacevoli sorprese. A proposito di sorprese, se siete fortunati potreste essere stornati dagli intenti scialpinistici per trovare sotto la coltre nevosa il tesoro, rifacendosi ad un vecchio motto locale che dice “tra il Colombardo e il Colombardino c’è più oro che tra Susa e Torino”!

Itinerari scialpinistici

E adesso passiamo agli itinerari veri e propri, che qui sono indicati in maniera sintetica, priva di descrizione dettagliata; si lascia così al singolo scialp il piacere di fare il percorso a suo proprio piacimento ed intuizione nel tracciarsi la pista o nel seguire tracce già esistenti. Questa piccola monografia non ha certo la pretesa di essere esaustiva: di questi tempi lo sci ripido ha ampliato di molto la fattibilità di nuovi percorsi. Qui restiamo comunque su terreni e difficoltà classici.

I punti di partenza sono alcune frazioni sopra Condove per il versante valsusino e alcune borgate di Lemie in Val di Viù. Da quest’ultimo versante la strada che porta a Sant’Antonio, ha ridotto di una buona ora la lunghezza di alcune gite.

It. 1 – Punta del Grifone 2406 m

Partenza da fraz. Crosatto 1375 m

Dsl 1050 m – Diff. BS – Esp. SO

Ad un tratto pianeggiante segue percorso classico in vallone fino al pendio terminale.

It. 2 – Punta Sbaron 2223 m

Partenza da fraz. Prato del Rio 1363 m (o poco oltre)

Dsl 850 m – Diff. MS – Esp. S, SE

Pendio SO sino a Piano Vinasso, poi ampi pendii che tagliano la strada per il Colle degli Astesiani ed infine la dorsale finale.

It. 3 – Punta del Grifone 2406 m

Partenza da Sant’Antonio 1219 m

Dsl 1200 m – Diff. BS – Esp. NE, E, SO

Strada per il Colombardo che presto si abbandona per puntare all’, Alpe del Luvas 1534 m, fondovalle di Valle Orsiera e poi valletta laterale volta ad E; raggiungimento dorsale che si segue sino in cima.

It. 4 –Tomba di Matolda 2084 m

Partenza da Sant’Antonio 1219 m

Dsl 800 m – Diff. MS – Esp. prevalente a N

Strada per il Colombardo che presto si abbandona per puntare all’Alpe del Luvas 1534 m, fondovalle di Valle Orsiera fino ai pendii che portano in cima.

It. 5 –Colombardo 1899 m

Partenza da Sant’Antonio 1219 m

Dsl 700 m – Diff. MS – Esp. prevalente a N

Strada per il Colombardo, tagliando i tornanti dove è più agevole.

Nota: dal colle si può continuare sino in cima al Civrari o in anello alla Tomba di Matolda

It. 6 –Quota 2227 – Quota 2297 

Partenza da Sant’Antonio 1219 m

Dsl 800 m – Diff. BS – Esp. varie

Strada per il Colombardo che presto si abbandona per puntare all’Alpe del Luvas 1534 m, fondovalle di Valle Orsiera e poi conche sottostanti la dorsale S tra Sbaron e Grifone, raggiungendola dove più vi pare. Si arriva fino a Quota 2297, da cui si scende direttamente su Alpe Sagna per ricollegarsi all’it. di salita.

Nota: gita componibile in quanto ad essa si possono abbinare sia la Tomba di Matolda sia la Sbaron e sia il Grifone.

It.7 – Truc del Grifone 2267 m

Partenza da Chiampetto 1036 m

Dsl 1250 m – Diff. BS – Esp. N

Strada sino alle baite di Bonnavalle di Qua e di Là, si continua per pendio N fino alla dorsale E che scende dal Truc, che si raggiunge a 1900 m ca. Per essa sino in cima.

It.8 – Punta del Grifone 2406 m

Partenza da Chiampetto 1036 m

Dsl 1550 m – Diff. BS – Esp. varie

E’ la gita clou di questi itinerari, varia e grandiosa, in essa si effettua un giro ad anello.

Si segue l’itinerario precedente sino in cima al Truc. Si continua lungo la cresta che unisce il Truc alla cima principale con percorso panoramico. Dalla cima si scende il ripido pendio ESE per 500 m ca. Portarsi con un traverso sin sotto la dorsale Truc – Trucet, che si raggiunge ripellando per un centinaio di metri. Dalla cresta giù sino a Chiampetto.

Lascia un commento