20 Aprile 2019 Punta Manara da Sestri Levante

Grazie all’amica ugetina Silvia per il suo contributo con questo bel racconto. Buona lettura!

Silvia, domani niente sci, andiamo al mare.

Bene! Non avevo proprio voglia di svegliarmi presto per andare a sciare!

Infatti, ti sveglierai presto per andare al mare: alle 5.30 da me.”

La mia vita è piena di illusioni che durano meno di 5 secondi.

Circa due ore e mezza di auto e 40 euro di autostrada separano Torino da Sestri Levante, ma se il meteo è bello solo al mare, noi andiamo al mare. Al mare a modo nostro con scarpette e bastoncini, lungo il sentiero che collega Sestri a Riva Trigoso.

Partiamo così presto non perché ve ne sia reale necessità, ma perché non sopportiamo il traffico. Abbiamo quindi tutto il tempo per una buona colazione alla pasticceria Dolcemente.

Il sentiero per Punta Manara inizia proprio dal centro del paese (Su gulliver descrizione e traccia), su una mulattiera lastricata che sembra nuova di pacca. Il sentiero è panoramico, ben alto sul livello del mare.

A neanche un’ora dalla partenza, deviamo verso la nostra prima meta: il mare di “Ciappa du Lu” (Pietra del Lupo). Un sentiero un po’ ripido ma ben visibile conduce verso una baia rocciosa tutta per noi. Qualcuno fa il bagno e ne esce “frizzante” come la temperatura dell’acqua, qualcuna si sdraia al sole sapendo che la giornata sarà ancora lunga. In temi non sospetti praticavamo gia’ il distanziamento sociale.

il mare a modo nostro…

Arriviamo a Punta Manara che c’è folla, da qui si vede il golfo di Riva Trigoso, la Fincantieri e in fondo lo Scoglio dell’Asseu. Per non farci mancare nessuna deviazione saliamo al Monte Castello e finiamo per scoprire postazioni di avvistamento ben mimetizzate tra gli alberi. Le pallottole a terra ci fanno pensare che non si tratti solo di bird watching.

torre di avvistamento vista da Monte Castello

Attraversando Riva vediamo molti con il caschetto bianco che mangiano sul lungomare: non sono ferratisti, sono gli operai della Fincantieri. Il sentiero ci butta brutalmente sulla statale per circumnavigare lo stabilimento. Un tratto non molto naturalistico ma sicuramente interessante, vediamo da vicino uno stabilimento navale.

Musica allo scoglio dell’Asseu

Sapevamo che trovare il percorso da Riva Trigoso allo Scoglio dell’Asseu sarebbe stato “trigoso”, ma in realtà non più di tanto. Ci avviciniamo allo scoglio: si può arrampicare o passare in acqua, scegliamo di passare in acqua, senza scarpe.
Le note di un violino accompagnano la facile salita allo scoglio: una ragazza sta suonando sul molo. Sicuramente la stiamo disturbando, chiedo scusa e ringrazio per la musica mentre passiamo oltre per andare in quella nicchia dove non tira vento e gustarci finalmente la nostra meritata focaccia. Il passaggio non è difficile, ma neanche banalissimo. “Aspettami” urlo all’uomo che intanto è già schizzato avanti. “Aspettami, what does it mean?” mi chiede  la ragazza. Significa “wait for me“, ma come vedi manco lui che è italiano l’ha capito!

Un pezzo di focaccia normale e uno alle cipolle, secondo gli esatti crismi dell’alimentazione sportiva. E per digerire, leggiamo la leggenda del sofferto amore tra Riva e Trigoso, che trovate qui .

Continuiamo sulla spiaggia, fino a costeggiare il muro su cui poggia la strada e infilandoci in un finestrone diroccato, sbuchiamo sulla strada stessa. Adesso viene il bello: le gallerie. Sono vietate ai pedoni e io ligia, avrei voluto fare l’autostop anche se, altrettanto ligia, la frontale nello zaino l’avevo messa comunque. Ma non si può fare l’autostop a un’auto incolonnata che va in retromarcia, tantomeno a cinquanta auto incolonnate che vanno in retromarcia. Cosa sta succedendo? Succede che le gallerie sono aperte in senso alternato, una ogni 20 minuti. Sembra che un vecchino molto lento stesse ancora percorrendo la galleria con la sua pacata auto quando ormai era già scattato il verde per la direzione opposta. Non è il caso di fare l’autostop, proseguiamo a piedi, che pericolo vuoi che ci sia? Sono incolonnati. Già, ma non sono incolonnati dritti, una panda sta indietreggiando a zig zag, alla guida una signora con lo sguardo da “Vi prego aiutatemi, la patente l’ho presa solo per andare avanti!“. Ho avuto paura a passarle accanto, quella donna era uscita da una delle peggiori barzellette maschiliste.

Usciamo dalla galleria e continuiamo il nostro percorso fino al pilone della Madonna del Buonviaggio. Questo tratto di èfrequentato da amanti della tintarella integrale, tutti di sesso maschile che sorridevano più a Davide che a me.

Non esattamente una mulattiera lastricata, piuttosto una scalinata diroccata: sfasciumi e scalini di mattone franati. Una di quelle situazioni per cui già ti immagini il titolo “Escursionista esperta si frattura il bacino lungo un percorso sconsigliato…” Arrivati al pilone ci godiamo il panorama e decidiamo di rientrare: il percorso, per gli stessi motivi di prima, non ci sembrava così invitante.

Il rientro dalle gallerie è molto più semplice: optiamo per l’autostop e  un gentile tedesco ci da un passaggio, mai che si fermi un italiano.

Chissà se questa gita si potrà rifare quest’anno?

Descrizione e traccia: su gulliver e su I luoghi da sogno di Davide Pitto.

Grazie a Laura che con le sue foto su gulliver ci aveva dato ispirazione.

Testo di Silvia Tessa, foto di Davide Ghigliano.

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