Trekking ad anello fra i bivacchi dell’alta Val Susa

Testo di Carlo Crovella – Foto di Elena Barni e Carlo Crovella

Ripresento qui l’articolo pubblicato sul numero di maggio di Montagne 360 (Rivista CAI), ringraziando la relativa redazione per la collaborazione. L’occasione è favorevole per proporre il testo originale dell’articolo, nonché il corrispondente corredo fotografico, purtroppo compressi nell’edizione cartacea per inevitabili esigenze di spazio (C.C).

Elena e Carlo in vetta al Giasset. Foto Arc. C. Crovella

Chi mi conosce sa che non amo i nuovi rifugi e i nuovi bivacchi. Ritengo che ormai ci siano troppi manufatti umani in quota: salvo rare eccezioni, i luoghi ideali come basi d’appoggio per successive ascensioni/traversate sono stati occupati da molto tempo.

Spesso i nuovi fabbricati non hanno una finalità logistica, ma rispondono più che altro al desiderio di ricordare una persona scomparsa. Non intendo mancare di rispetto a questa nobile sensibilità, ma è tempo che l’intera comunità degli appassionati di montagna si ponga il problema di come contenere l’eccesso di costruzioni in quota.

La struttura innovativa del Bivacco Corradini, situato poco sotto la vetta della Dormilluose. Foto Arch. E. Barni

A suo modo è una forma di inquinamento, soprattutto se si parla di costruzioni ex novo, a maggior ragione se con forme “strane” e non naturali (come, invece, sono gli chalet in legno o altre ipotesi più tradizionali).

Completamente differente è il discorso se il “nuovo” bivacco deriva dalla ristrutturazione di una casermetta o di una baita già esistenti e magari semidiroccate: a quel punto, meglio una struttura ripulita e funzionante che un ammasso di sassi maleodoranti.

La porzione di casermetta ristrutturata che costituisce il Bivacco Casalegno. Foto Arch. C. Crovella

Ciò premesso, occorre pragmaticamente prendere atto che la diffusione di nuovi bivacchi è un fenomeno che contraddistingue tutte le montagne. E’ accaduto anche in un angolo dell’alta Val Susa, uno dei miei luoghi preferiti: si tratta delle valli che ruotano introno alla Punta Ramière (3303 m).

Alla mia prima reazione infastidita, è seguito il desiderio di cogliere la palla al balzo. Ci sono nuovi punti di appoggio? Bene, vediamo se si riescono a collegare in un trekking ad anello, precedentemente di più complicata realizzazione proprio per l’assenza di adeguati appoggi. L’idea è germogliata e si è immediatamente rivelata come un nuovo “pretesto” per analizzare a fondo le cartine di una zona che, in realtà, frequento da decenni.

L’alta Val Thuras, con l’omonimo Colle sullo sfondo. Foto Arch. C. Crovella

Il percorso ad anello da Bousson a Bousson può svilupparsi in diverse varianti. Quella proposta è un’idea, ognuno potrà personalizzarla in modo a lui più congeniale, mixando a dovere gli ingredienti. Fra questi il senso di marcia: io trovo qui più congeniale procedere in senso antiorario, ma nulla osta a camminare in direzione opposta. Anzi, porsi l’obiettivo di realizzare l’anello prima in una direzione e poi nell’altra può essere un modo per raddoppiare il piacere: quello che gli occhi non vedono nel primo percorso, lo catturano quando si avanzerà al contrario.

La sorgente a fianco del Bivacco Casalegno. Foto Arch. C. Crovella

Pur non svolgendosi a quote particolarmente elevate, l’itinerario va affrontato con la “giusta” preparazione tecnica e atletica. I bivacchi non sono custoditi e ciò impone l’autosufficienza alimentare e logistica per diversi giorni. Zaini pesanti, senso dell’itinerario, capacità di affrontare sia i contrattempo che gli improvvisi cambiamenti meteo vanno messi in conto.

Come dico sempre, in montagna si va con la testa prima che con le gambe.

La testata del Vallone del Grand Miol vista dal sentiero che conduce ai Laghi della Fionière. Foto Arch. C. Crovella

Taccuino operativo

Bibliografia di base: E. Ferreri, Alpi Cozie centrali, CAI-TCI, Milano 1982 (edizione rivista da alcuni esperti, fra cui Roberto Aruga).

Cartogtrafia: IGM 1:25.000, Foglio 66 I SE, Colle di Thuras; IGC 1:25.000, n.105, Sestriere-Claviere-Sansicario-Prali; Fraternali 1:25.000, n.2, Alta Val Susa-Alta Val Chisone; IGC 1:50.000, n.1, Valli di Susa, Chisone, Germanasca; Fraternali 1:50.000, n.50-1, Alta Val di Susa, Alta Val Chisone, Val Germanasca.

Il Bivacco Tornior (Val Thuras) fra le brume di fine estate. Foto Arch. C. Crovella

Punti di appoggio:

  • Bivacco Ugo Rattazzo (Valle Argentera), 2220 m, 8-10 posti, materassi e coperte, acqua nelle vicinanze, chiuso. Chiavi presso il ristorante di Bessen Haut (0122.755949) oppure presso Alta Quota a Cesana (0122.89210).
  • Bivacco Giorgio Casalegno (Valle del Gran Miol, testata sinistra orografica della Valle Argentera), 2533 m, 8-10 posti, aperto (in genere chiave nella toppa), materassi e coperte, acqua presso il sentiero di accesso.
  • Bivacco Andrea Tornior (testata Val Thuras), 2552 m, 8-10 posti, sempre aperto, materassi e coperte, acqua nei vicini torrentelli.
  • Bivacco Matteo Corradini (poco sotto la vetta della Dormillouse), 2850 m, 6-8 posti, sempre aperto, pianali di legno, no coperte, acqua nel sottostante lago.
  • Capanna Mautino (sopra al Lago Nero), proprietà Ski Club Torino, 25 posti letto, gestita in stagione, capannamautino.it, tel: 347.3654510.

Informazioni generali e sulla ricettività in zona: Azienda di Soggiorno di Cesana, 0122.89202. Numerosi B&B e agriturismi.

Affitto/riparazione attrezzatura: Alta Quota (Cesana), tel. 0122.89210.

Accesso: da Torino si prende l’autostrada per il Fréjus, che si abbandona alla terza uscita di Oulx, denominata “Oulx circ.ne”, con indicazione per Gap- -Sestriere. A Cesana, si prosegue diritti a fianco del torrente in direzione Bousson. All’inizio del paese, si scende a sinistra nell’ampio parcheggio.

Attrezzatura: normale attrezzatura da escursionismo, compresi i bastoncini, ma adatta a itinerari di quota medio-alta, calzature adeguate (scarponcini da trekking o scarponi da montagna), abbigliamento adeguato (compresi berretto e guanti), sacco a pelo per sicurezza/comodità, fornello e bombolette gas di scorta, dotazione di viveri per più giorni, pila, disinfettante sia per uso personale che per l’acqua, carta igienica.

Periodo consigliato: fine giugno-metà settembre (meglio se privo di neve).

In Val Thuras. Foto Arch. C. Crovella

Itinerario:

Prima tappa: Bousson-Bivacco Rattazzo

Partenza: Parcheggio di Bousson, 1420 m

Arrivo: Biv. Rattazzo, 2220 m

Dislivello in salita: 800 m

Tempo di salita: 3,30-4 ore

Descrizione: Dal parcheggio si deve reperire una sterrata che passa a monte dell’abitato. Svoltando a desta (Est) si oltrepassa Rollières e si raggiunge il Santuario di San Restituto. Si scende sulla strada provinciale e si prosegue oltre Sauze di Cesana. Vi sono diversi itinerari più appartati nel bosco, ma per semplicità conviene rimanere sulla strada principale, risalendola fino ad imboccare il bivio per Bessen Bas, 1751 m. Poco prima dell’abitato parte un sentiero (all’inizio non evidente) che risale a zig zag verso Bessen Haut. Si arriva in corrispondenza di una casa alpina, occorre dirigersi a sinistra per raggiungere la strada che attraversa orizzontalmente l’abitato. Si svolta a destra e si prosegue oltre le case lungo la sterrata che conduce al Piano delle Sette Fontane, poco prima del quale si scorge a destra l’evidente bivacco.

Il Bivacco Rattazzo in Valle Argentera. Foto tratta dalla pagina Facebook del bivacco

Seconda tappa: Bivacco Rattazzo-Bivacco Casalegno per il Colle delle Rocce Platasse

Partenza: Biv. Rattazzo, 2220 m

Arrivo: Biv. Casalegno, 2533 m

Dislivello in salita: 1390 m

Tempo di salita: 4-4,30 ore

Descrizione: Dal Biv. Rattazzo si prosegue nell’evidente vallone fino al Colle delle Rocce Platasse, 2751 m. Si cala sul versante opposto per circa 50 m e si reperisce il sentiero (non sempre ben tracciato) n. 607. Svoltando a sinistra, in poco tempo si sale al Colle Fauri Nord, 2857 m: splendido panorama sulla Val Troncea e sul sottostante laghetto. I collezionisti di vette possono aggiungere una capatina alla Punta Fauri Sud, 2973 m, raggiungibile dal Colle Fauri Sud per facile cresta detritica.

Attrraversando il Piano delle Sette Fontane, poco sopra al Bivacco Rattazzo (Valle Argentera). Foto Arch. E. Barni

Per calare sulla Valle Argentera, si segue in discesa il sentiero 607, non sempre ben evidente, puntando all’abitato di Argentera, 1837 m. Conviene attraversare il torrente e raggiungere la sterrata principale che si risale fino al ponte 1909 m. Si tiene il ramo di destra (guardando) che si insinua nel vallone del Gran Miol. Al ponte 2104 m (palina segnaletica), senza attraversarlo, si imbocca il sentiero 611 che dapprima risale lungo il torrente e poi si discosta verso destra, portando nei pressi della casermetta che costituisce il Biv. Casalegno (fontana e palina segnaletica).

La testata del Vallone del Grand Miol (Valle Argentera) e, a destra, la casermetta del Bivacco Casalegno. Foto Arch. E. Barni

 Terza tappa, variante alpina: Bivacco Casalegno-Bivacco Tornior per il Colle della Ramière (con eventuale vetta)

Partenza: Biv. Casalegno, 2533 m

Arrivo: Biv. Tornior, 2533 m

Dislivello in salita: 485 m (più 300 m per la vetta)

Tempo di salita: 4-4,30 ore (più un’oretta per la vetta)

Non inganni il limitato dislivello: per altitudine e complessità del percorso si tratta della tappa più impegnativa del trekking, da intraprendere solo con ottime condizioni meteo e di forma personale. Poco sopra il Biv. Casalegno si imbocca a destra il sentiero 612. Si oltrepassa l’intero avvallamento dei laghi della Fionière e, lasciando a sinistra la diramazione per l’omonimo colle, si prosegue ancora in direzione Nord.

Gli ameni laghi della Fionière e, dietro, la vetta della Ramière. Foto Arch. E. Barni

Il sentiero, non sempre evidentissimo, passa in corrispondenza della Casermetta XXII, poi con degli zig zag lambisce la quota 2882 m fino a scavalcare la Costa delle Caffenes al colletto 2986 m. Si attraversa in orizzontale tutta la base del versante Nord della Ramière, con traccia non sempre evidente su macereto, ricollegandosi (2980 m circa) al sentiero che sale dal Vallone del Grand Adreit. Con un ultimo traverso si giunge al Colle della Ramière. Volendo salire in vetta, prima dell’ultimo traverso si stacca a sinistra una traccia segnalata che raggiunge la cresta Nord Ovest, che si percorre in andata e ritorno.

L’Autore e consorte in vetta alla Ramière. Foto Arch. C. Crovella

Dal colle si scende in Val Thuras con il sentiero 622, puntando all’evidente e confortevole Biv. Tornior, 2533 m.

Il Bivacco Tornior in Val Thuras. Foto Arch. C. Crovella

Terza tappa, variante più diretta: Bivacco Casalegno-Bivacco Tornior per il Col Mayt e il Col Thuràs

Partenza: Biv. Casalegno, 2533 m

Arrivo: Biv. Tornior, 2533 m

Dislivello in salita: 525 m

Tempo di salita: 4-4,30 ore

Seppur meno impegnativa, questa variante non è però da sottovalutare, anche perché si transita sul versante Queyras: in caso di contrattempi, si è obbligati a scendere in Francia, con problemi logistici. Dal Biv. Casalegno si sale al Col Mayt, 2706 m. Si cala sull’altro versante fino a circa 2500 m. Si deve reperire un sentiero che, transitando in prossimità della Bergerie de la Mayt, taglia orizzontalmente verso Ovest l’intero anfiteatro terminale della valle (si tratta del versante Sud della Ramière). Il tratto centrale comporta l’attraversamento di alcuni torrenti il cui alveo può essere significativamente scavato e presentare qualche difficoltà (sentiero non sempre evidente). Il traverso si conclude (quota 2465 m) confluendo nel sentiero che sale dal basso e che conduce al Col Thuras, 2800 m. Ci si riaffaccia sull’Italia e rapidamente si cala al Biv. Tornior, 2533 m.

La testata della Val Thuras. A centro foto si nota il Bivacco Tornior, in alto il Col Thuras (discesa 3 tappa, variante più diretta). Foto Arch. C. Crovella

Quarta tappa: Bivacco Tornior-Bivacco Corradini per il Monte Giasset e la Cima Dorlier

Partenza: Biv. Tornior, 2533 m

Arrivo: Biv. Corradini, 2900 m

Dislivello in salita: 950 m

Tempo di salita: 4,30-5 ore

Lo Chaberton visto scendendo la Val Thuras. Foto Arch. C. Crovella

Tappa lunga e complessa a dispetto dell’apparenza.

Si parte in discesa lungo la sterrata militare che conduce alle Grange Thuras, 1951 m.

A quel punto si può raggiungere la vetta del Giasset in tre modi differenti:

  1. Poco prima del ponte detto “degli Alpini” si reperisce un sentiero che si sviluppa verso Nord sul fianco sinistro orografico. Si traversa sempre in direzione Nord fino a confluire nel sentiero principale per il Monte Giasset (vedi punto c) intorno ai 2000 m circa.
  2. In alternativa sopra al Ponte degli Alpini, si imbocca (quota 2000 m circa) il sentiero di sinistra e lo si risale fin verso i 2250 m. Quando questo sentiero vira marcatamente verso Ovest – Sud Ovest (in direzione del Terra Nera), lo si abbandona a destra per una traccia che attraversa in orizzontale un tratto molto dirupato, sconsigliabile con tempo umido e con poca esperienza personale. Il traverso prosegue e, in corrispondenza della Rocca Bianca 2183 m, confluisce nell’itinerario c). E’ l’alternativa più rapida, ma va intrapresa solo in condizioni ottimali.
  3. Dalle Grange Thuras si scendono i sottostanti tornanti fino alla testata del piano di Rhuilles, 1732 m. Si reperisce a sinistra un’evidente sterrata che conduce al Ponte Aberoud, 1747 m, e risale poi il versante, dapprima boscoso e poi prativo, fino in vetta al Giasset. Questo itinerario (200 m di dislivello aggiuntivi) è più lungo, ma più sicuro e tranquillo.
Il Lac du Fond, poco sotto al Bivacco Corradini (Dormillouse). Foto Arch. E. Barni

Dalla vetta del Giasset si prosegue in saliscendi lungo la cresta Sud – Sud Ovest (tracce) fino alla Cima Dorlier, 2757 m. Da qui, sempre per cresta (traccia non sempre evidente), si punta al Biv. Corradini poco sotto la Dormillouse.

L’arrivo al Bivacco Corradini ripreso attraverso la vetrata. Foto Arch. E. Barni

Quinta tappa: Bivacco Corradini-Capanna Mautino per i Colli Chabaud e Bourget

Partenza: Biv. Corradini, 2900 m

Arrivo: Capanna Mautino, 2125 m

Dislivello in salita: 100 m

Tempo di salita: 3-3,30 ore

Per chi è soddisfatto, dal Biv. Corradini è possibile scendere direttamente verso Bousson, transitando per la Grange Chabaud, Rhuilles e Thures oppure per Grange Chabaud e la strada del lago Nero, raggiunta con una sterrata che contorna a Est il Courbioun.

Appena iniziata la discesa dal Bivacco Corradini: la vista spazia fino alle vette del Delfinato (a sinistra) e dello Chaberton (a destra). Foto Arch. E. Barni

Se si dispone ancora di tempo e voglia è invece piacevole prospettare un pernottamento finale alla Mautino, che normalmente è gestita e offre quindi maggiori confort.

In vetta alla Dormillouse. Foto Arch. E. Barni

Dal Biv. Corradini, dopo una puntata in vetta alla Dormillouse, si scende lungo il sentiero che percorre l’evidente sottostante vallone (è l’itinerario scialpinistico). A quota 2300 m circa ci si dirige a sinistra verso il Col Chabaud, 2217 m. Si cala sul versante francese per 80-100 m e, senza percorso obbligato, si attraversa diagonalmente in direzione Nord Ovest puntando al Col Bourget, 2162 m. Si scende sul versante italiano con una traccia che rapidamente confluisce nel sentiero 622. Poco prima della quota 2125 m si prende la diramazione di sinistra che conduce in modo evidente alla Mautino. In alternativa, dal Col Chabaud si può anche salire alla Cima Fournier, 2404 m, proseguendo per cresta fino al Monte Begino, 2412 m, e poi all’omonimo colle, m 2301 m: si cala quindi verso il Lago Nero, m 2014 m, e si risale alla Mautino. Rispetto all’itinerario del Col Bourget, occorre contare circa 300 m aggiuntivi e 1,30 ore in più.

La Capanna Mautino d’estate. Foto Arch. Ski Club Torino

 Quinta tappa: Capanna Mautino-Bousson per la Cima Saurel

Partenza: Capanna Mautino, 2125 m

Arrivo: parcheggio di Bousson, 1420 m

Dislivello in salita: 325 m

Tempo di salita: 1 ora

Dalla Mautino si può scendere direttamente a Bousson lungo la sterrata del Lago Nero. Si può precedere la discesa con una rapida puntata alla Cima Saurel, 2451 m, che offre un bel panorama verso la Francia. Scesi a Bousson, si reperisce facilmente il parcheggio iniziale.

In Val Thuras. Foto Arch. C. Crovella

Dislivello totale in salita dell’intero trekking: circa 4.000 m (più altri 1.000 m per i tratti aggiuntivi).

L’Autore e, in secondo piano, il Bivacco Casalegno (Valle Argentera). Foto Arch. E. Barni

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