Speciale MERIDIANI MONTAGNE: “RICCARDO CASSIN E LA GRIGNETTA”

Il 10 dicembre  uscirà in edicola il terzo SPECIALE di MERIDIANI MONTAGNE sui GRANDI ALPINISTI ITALIANI:

CASSIN, IL GESTO E IL PENSIERO
(L’editoriale)

Le mani sono il vero cervello di uno scalatore. Esplorano la roccia, la capiscono, vi si fondono in un’azione che non ha bisogno di pensiero razionale per trasformarsi in gesto perfetto.
Riccardo Cassin, arrampicatore istintivo, tenace, di incredibile efficacia, pensava con le mani. Quelle sue mani da boxeur, da fabbro, furono il miglior cervello alpinistico degli anni Trenta.
E giustamente a lui dedichiamo il terzo volume della collana “I grandi alpinisti italiani”: dopo Gervasutti sul Monte Bianco, dopo Comici nelle Giulie e nelle Dolomiti, ecco un alpinista capace di fondere le due scuole, orientale e occidentale, e compiere imprese che portano l’arte dell’arrampicata a un livello superiore. Cassin, unico e inimitabile. Non per nulla capostipite di una triade (Cassin-Bonatti-Messner) nella cui continuità si distilla il più grande alpinismo del Novecento. Nelle pagine che seguono lo vediamo in azione sul suo terreno di formazione, la Grignetta e le rocce del Lecchese, sulle quali Riccardo negli anni Trenta traccia vie che in nulla cedono ai grandi itinerari dolomitici. Poi lo rincontriamo sulla Ovest di Lavaredo, sul Badile, sulla Walker alle Grandes Jorasses, teatro delle sue “rappresentazioni” più celebrate; e ancora, capospedizione insieme ai “giovani” di allora, dall’Himalaya all’Alaska. Fino alla sua commovente ripetizione della Nordest del Badile nel 1987, per celebrare i 50 anni della via. Ma la figura del grande lecchese non si ferma alla narrazione alpinistica: e la sua epoca, in realtà, dura un secolo. Cent’anni ricchi di eventi storici, successi professionali, umanità. Anche quel Riccardo abbiamo voluto raccontare: un ragazzino apprendista nelle officine del ferro, che diventa dirigente, capo partigiano, imprenditore. E marito, e padre.
L’intervista ai suoi figli Tono e Guido, raccolta dal nostro Umberto
Isman, ce lo restituisce in una luce inedita e profonda.
Paolo Paci

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