Robert Peroni e “La Casa Rossa”

Stasera, venerdì 14 maggio, abbiamo avuto il piacere di incontrare Robert Peroni  nella diretta streaming  …

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Allora, in attesa di sentire dalla sua voce questa splendida ed avventurosa esperienza di vita, ve lo presentiamo:

Peroni alpinista
Fino ai quarant’anni ha fatto l’alpinista “classico”: arrampicata, alta montagna, sci estremo. Ha scalato pareti dell’alpinismo storico (nord del Cervino, nord dell’Eiger e così via…), uscite ( avventure) che lui stesso considera “normali” per una guida alpina, ha effettuato discese con gli sci in versanti in Italia mai praticati,  ha partecipato a innumerevoli spedizioni in Hindokush (Pakistan), Arabia Saudita, Sahara, Svalbard, Afghanistan. Infine, l’attività esplorativa in Groenlandia tra cui le attraversate con slitte trainate a piedi dell’intera regione ( la più famosa quella del 1983, la “prima”) e la salita di moltissime cime inesplorate.

Ha fatto tutto questo ma ne parla con modestia e semplicità…

Prima della Groenlandia
Le vette alpine, il Sahara, i deserti del Dasht-e Naomid in Afghanistan e del Dasht-e Kavir in Iran. In quello del Rub Al Khali, in Arabia Saudita, fu l’unica volta che percepì uno stipendio: «Due mesi. Ero laggiù per un’azienda. Per il resto, mai avuto datori di lavoro».
Peroni ha frequentato per nove anni Medicina e Psicologia nelle università di Innsbruck, Verona e Padova, senza mai laurearsi. «Non m’interessava. Studiavo solo per imparare che cosa succede nel corpo umano. Sono stato anche guida alpina e maestro di sci senza brevetti. E ho approfondito la filosofia e l’antropologia: sono le forme della mia vita».

Spedizione in Groenlandia
Poi, nel 1980, l’incontro con gli ìnuit: della spedizione che ha fatto innamorare Robert della Groenlandia: con due compagni ha deciso di sfidare l’altopiano groenlandese, ancora in gran parte inesplorato e del tutto deserto, attraversandolo da parte a parte, su slitte senza cani. Un’impresa durata tre mesi, ai limiti della follia eppure indimenticabile, che ci spinge a riflettere su una domanda tanto semplice quanto essenziale: qual è il luogo a cui ci sentiamo di appartenere e quale il momento di cui serbiamo il ricordo e la nostalgia per tutta la vita?

“La casa rossa”: che cos’è?
Mi sono costruito una casa. E quella casa è poi diventata un albergo (www.the-red-house.com). Accogliamo turisti, ma non tanti: parliamo di circa 700 ospiti all’anno. Non vogliamo alterare l’ambiente, che è così delicato. Intorno a questa attività lavorano 70 collaboratori Inuit. Ognuno mantiene in questo modo la sua famiglia: significano 700 persone, un quarto della popolazione di Tasiilaq. Per me è una grande responsabilità.

Importante sarà la partecipazione di Francesco Catarinolo il regista che con il suo documentario, appena presentato al Film Festival di Trento con grande successo, ha ben rappresentato la vita ed il lavoro, ma soprattutto la sua importanza sociale.

La Casa Rossa – Trailer – Documentary from Francesco Catarinolo on Vimeo.

Importante è l’iniziativa di crowdfunding per sostenere questa iniziativa  … visita il sito di GoFundMe perchè …

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