Dolomieu, geologo esploratore

Dal GognaBlog dell’amico Alessandro un bell’articolo di Carlo Crovella

Quelle montagne dalle caratteristiche molto particolari, incardinate fra Trentino, Veneto ed Alto Adige, si sono conquistate, nel tempo, diversi appellativi: Monti Pallidi, Giardino di Rose, “paracarri” (durante la polemica fra occidentalisti e orientalisti).

Il loro nome ufficiale è Dolomiti, in onore del geologo francese che identificò per primo la roccia che le compone.

Dolomieu è un classico figlio dell’Illuminismo, l’età del lumi, e si inserisce nella folta schiera di esploratori mossi da obiettivi scientifici. Questa schiera comprende nomi altisonanti come Horace-Bénédict De Saussure, Charles Darwin, Alexander von Humbold e mille altri. Si tratta di personaggi che, per il desiderio di soddisfare la loro curiosità scientifica, hanno contribuito all’esplorazione dei territori, non solo in montagna.

Dolomieu non è famoso per aver realizzato eclatanti ascensioni nelle Dolomiti, ma la sua vita avventurosa è interessante a prescindere dai monti Pallidi.

Jean Guibal, conservatore presso il Musée Dauphinois di Grenoble, con una copia dell’unico ritratto di Dolomieu, dipinto da Angelica Kauffmann nel 1789 quando il geologo francese era trentanovenne.

La conoscenza di questi esploratori induce a qualche riflessione di fondo. Vi sono infatti due grandi filoni di approccio all’esplorazione e quindi anche all’esplorazione delle montagne: quello di testa e quello di pancia (o col cuore, se il concetto viene espresso in una versione più nobile). Si tratta di una dicotomia che affonda le radici nella notte dei tempi, molto prima che gli uomini iniziassero a frequentare le montagne. Ben lo sapevano anche gli antichi greci che infatti avevano identificato due dee diverse, di importanza comparabile, ma dalle marcate caratteristiche spesso in aspro conflitto.

Atena (Minerva per i latini), o Pallade, è la figlia prediletta di Zeus: nata direttamente dal cervello di quest’ultimo, è la dea della sapienza, delle arti e della letteratura, dell’industria e anche (inevitabilmente) della guerra. Insegnò agli uomini come arare i campi, aggiogare i buoi, cavalcare e combattere. Dea vergine (parthenos), fu raffigurata sempre armata di tutto punto: era una dea che puniva severamente chi osava contraddirla e competere con lei.

Una leggenda racconta che, un giorno, Tiresia si imbatté nella dea mentre questa faceva il bagno e così riuscì a vederla nuda. Atena si infuriò e lo punì accecandolo. Successivamente pentita del gesto, Atena gli fece dono della facoltà di profetizzare e così Tiresia diventò il più famoso fra gli indovini dell’antichità. In questa leggenda io scorgo i prerequisiti del destino “infame” di intellettuali, scienziati e anche scrittori, che scorgono la nudità della vita e per questo vengono puniti, ma poi possono raccontare le cose diventando i punti di riferimento dell’evoluzione ideologica dell’umanità.

Con caratteristiche completamente diverse si contrappone invece Afrodite (Venere per i latini), la dea della bellezza, dell’amore, della generazione e della primavera (intesa in particolare come rinascita della natura dopo il letargo invernale). Afrodite è nata direttamente dalle acque del mare perché fin dalla notte dei tempi la convinzione umana era che, affinché tutto venga all’essere, c’è bisogno di movimento e di umidità, fattori entrambi presenti in abbondanza nei mari.

Afrodite è quindi l’incarnazione della passione travolgente, istintuale e irrazionale: la massimizzazione della sua potenza divinasi esprime nell’eros. Qualunque attività umana può assumere una dimensione sacrale: l’eros è sacro in quanto vi si manifesta “la forza” della vita, che si concretizza appunto in Afrodite.

Due dei rari volumi scritti dal geologo francese e da lui dedicati alle isole italiane esplorate nel corso dei suoi viaggi.

Amore razionale per la sapienza e amore viscerale per i corpi. Due approcci diversi, a volte complementari, a volte molto conflittuali. Non c’è dubbio che l’esplorazione, in particolare delle montagne, prese le mosse dallo spirito illuminista, che è figlio di Atena. A questo si è però affiancato, nel corso del tempo, l’approccio istintuale, proveniente da Afrodite, spesso caratterizzato da situazioni stile “genio e sregolatezza”. Infatti solo chi viene travolto da forze irrazionali riesce davvero a violare i confini acquisiti fino a quel momento.

Beato quell’uomo che sa mantenere un piede in ciascun filone. In genere nel singolo individuo prevale maggiormente uno dei due approcci, senza arrivare a dire che l’altro approccio è del tutto assente. Nessuno può dire quale sia più foriero di soddisfazioni e di felicità: mancherà sempre la controprova di come sarebbe stata la vita del singolo con l’impostazione antitetica.

Nelle nostre spicciole esistenze, frequentare la montagna può fornire un piccolo esempio di convivenza fra le due forze: Massimo Mila scriveva che l’alpinismo (che io preferisco intendere, per estensione, come l’ “andar in montagna”) è una delle poche attività umane capaci di fondere davvero insieme pensiero e azione.

Gli esploratori del periodo compreso fra Settecento e Ottocento furono però particolarmente fortunati: mossi da Atena, nei loro viaggi vennero ben presto travolti da Afrodite, perché l’immensità degli spazi sconosciuti apriva le porte alla vera “avventura”. Conoscere i dettagli delle loro vite è un modo per ringraziarli di aver dato inizio a un’attività che, ai giorni nostri, invade la nostra esistenza, anche solo attraverso le gite domenicali.

Già pubblicato su GognaBlog il 21 marzo 2021

Lascia un commento