Come i Nostri Padri

Da tempo covava nella cenere un’ideuzza abbastanza bizzarra e un po’ sui generis. Niente di apocalittico o straordinario, anzi si pensava ad una rivisitazione di itinerari classici rielaborati, reinterpretati: un qualcosa che potesse stimolare la fantasia dello scialpinista. E così è stato. Da diverso tempo, con alcuni amici si stava consolidando un’idea che avrebbe avuto un legame simbolico col passato. L’avevamo battezzata “come i nostri padri”, facendo riferimento ai tempi in cui non era così semplice organizzare le gite. Ci si avvaleva dei mezzi pubblici in quanto poche erano le auto e poche le vie di comunicazione che conducevano ai punti di partenza. I mezzi pubblici per l’appunto: il treno in primis o le autolinee, le cui fermate si collocavano nei centri principali, spesso non propriamente vicini a quello che sarebbe stato il vero punto di partenza e con orari non propriamente adattati alle esigenze degli scialpinisti. Con queste specifiche si doveva dunque studiare una meta appropriata, e già che si era in ballo con i mezzi pubblici, studiare una traversata che ci avrebbe portato da una valle ad un’altra.
Lo studio fu presto fatto da coloro che erano interessati a questa piccola avventura. Non rimaneva che attendere il periodo giusto, la neve giusta, la disponibilità e l’entusiasmo dei partecipanti giusti. Alfine si ritrovarono in tre. La meta si focalizzò sulla cima dell’Orsiera, che, con i suoi 2890 metri, è la cima più elevata dello spartiacque Susa-Chisone e del Parco Orsiera-Rocciavrè: montagna dunque di una certa importanza, che ci avrebbe richiesto un percorso piuttosto lungo; ma questo non sarebbe stato certo un ostacolo … anzi!

Fu così che a prendere l’autobus per la Val Chisone ci trovammo, in un caldo venerdì di marzo, bardati da scialpinisti, il sottoscritto, Paolo-Popi, che in quanto ad entusiasmo ne aveva da vendere, Guido-Guidin gran maestro delle serpentine a prescindere dal tipo di neve. Destinazione Usseaux o meglio il bivio per Usseaux, poiché il paese non è sulla strada principale, ma poco più in alto a 1300 metri. Dal bivio percorremmo un chilometro fino al villaggio dove ci attendeva un’accogliente sistemazione al posto tappa della GTA. Lasciati in stanza armi e bagagli gironzolammo per le antiche vie del paese caratterizzato da belle case, da pregevoli murales e da un palo segnaletico verso mete assai distanti, giusto per dare un senso di internazionalità e ricordare che il mondo è vasto.
E’ l’alba quando noi usciamo dal confortevole rifugio. Gli sci sono piazzati sullo zaino col solito dilemma se metterli a capannetta o di traverso. Abbiamo un buon tratto di percorso privo di neve, ma siamo sul versante sud. Imbocchiamo il sentiero della GTA e, dopo l’attraversamento del Rio Usseax, continuiamo, cercando il percorso migliore sino ai ruderi del Forte Serre Marie. Poco oltre raggiungiamo la strada che proviene da Pra Catinat e che seguiamo per un paio di chilometri, alternando boschetti ad ampie radure. Sostanzialmente abbiamo fatto un percorso verso oriente con lo scopo di arrivare al Vallone del Puy dove possiamo calzare gli sci. Il vallone è la nostra direttrice e ne seguiamo il suo sviluppo su ottima neve primaverile, stando sul fondovalle. Quando giungiamo alla conca sotto le cime dell’Orsiera e dell’omonimo colle non ci resta che volgere a destra e risalire il conoide prima e il canale, che si origina dal colletto tra le due cime, poi. Dove il canale si fa più ripido conviene procedere a piedi e di nuovo con gli sci in spalle. Ma il canale non è lungo e raggiungiamo il colletto tra le due punte. In breve superiamo le roccette che adducono alla Cima Nord, la più elevata. Nel circondario siamo solo noi tre a goderci il sole e il panorama, con la certezza di scendere su bella neve. Per non farci mancare nulla saliamo anche le roccette della Cima Sud. Tornati al colletto, calziamo gli sci. E qui inizia la parte ludica della discesa. Col manto nevoso in perfette condizioni scendiamo il canale sufficientemente largo da permetterci una bella serpentina. Allo sbocco del canale o poco più in basso facciamo un lungo traverso in direzione del Colle dell’Orsiera. Quando ci affacciamo sul versante valsusino abbiamo una bella sorpresa: i pendii del versante nord, si presentano con 15-20 centimetri di neve farinosa su neve primaverile e bene assestata. E’ l’inizio di una discesa meravigliosa, in un ambiente meraviglioso, in totale solitudine. Tratto dopo tratto siamo obbligati a fermarci per rimirare e fotografare le belle tracce che lasciamo, tre serpentine parallele. Più in basso sfruttiamo le ultime lingue di neve ben trasformata che ci consentono di scendere sino a 1300 metri, nei pressi della Madonna della Salette. Quando rimettiamo gli sci sugli zaini constatiamo di avere percorso 1600 metri su neve spettacolare. Non ci resta che trovare il sentiero per scendere alle frazioni di Mattie, da cui, su strada asfaltata raggiungiamo la stazione di Bussoleno. A dire il vero avremmo trovato un passaggio in auto da un gentile signore, ma, in questo caso, saremmo venuti meno ai nostri propositi, quelli di una gita con totale assenza delle auto.
Alla stazione di Bussoleno un treno stava giusto per partire per Torino, quasi ci aspettasse; lo prendiamo al volo. Cullati dal dondolio del treno e con la comodità di non dovere guidare, eccoci a commentare questa bella gita ed incominciare ad immaginarne altre … e potete scommettere che le idee non sono mancate: altre gite ci attendono!

Lorenzo Barbiè

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