Camminata alle pietre d’inciampo

27 gennaio … Giorno della Memoria 

Queste tre parole per la gente del CAI sono naturali come l’aria che respiriamo o l’acqua che beviamo specie se da una fonte limpida di montagna, il senso però è chiaramente una metafora, l’invito ad un viaggio virtuale in periodo di non-spostamenti, capovolgendo la prospettiva: è il luogo che muove i passi e i pensieri.

In montagna “inciampare” non va bene, qui sì! con lo sguardo rivolto alle pietre dell’artista Gunter Demnig di cui è ricca la nostra città perché purtroppo ogni quartiere ha visto e vissuto la deportazione di intere famiglie. Quelle lastre, quei nomi incisi non fermano solo i nostri piedi, stimolano i nostri sensi, evocano immagini, echi di suoni, storie lette, viste in un film o per qualcuno nella vita vera di parenti e amici ma anche se si tratta di persone mai conosciute ne sentiamo la forza, la dignità, la speranza fino all’ultimo istante di vita. In questo momento storico molti hanno paragonato la pandemia alla guerra che ci rende fragili, impotenti e privi di libertà.

“Quelle” pietre non sono inerti, non si esauriscono in formali cerimonie d’onore, ci aiutano a guardare fuori e dentro di noi per trovare forza e soprattutto condivisione degli eventi, delle paure, delle nuove solitudini. Persino le filosofie antiche, sia in Occidente che in Oriente, ammettevano che “nessun cammino è perfetto però … si può iniziare a vedere tramite i passi”.

Ivo Pollastri 

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