Quegli attrezzi arrivati dalla Svizzera

Dal Altri Spazi dell’amico Alessandro un bell’articolo su Adolfo, Paolo e Camillo Kind (quando la storia dello sci s’intreccia con quella di una famiglia).
Articolo di Amedeo Macagno (già pubblicato su Rivista della Montagna, Dimensione sci, n. 219, dicembre 1998)

Dicembre 1914. Paolo Kind, al centro, sulla Punta Fraitéve.Come mai la storia dello sci italiano è così strettamente legata a un ingegnere svizzero emigrato in Italia per motivi di lavoro che compera, forse per caso, il libro di Nansen, Attraverso la Groenlandia con gli sci e decide così di provare questi «sconosciuti legni da neve»?

Fondatore nel 1901 del primo sodalizio sciistico italiano, lo Ski club Torino, Kind è ben conosciuto per l’affascinante racconto che un altro pioniere, Adolfo Hess, fa dell’arrivo al Villino Kind, nell’inverno del 1896, di «due di quei famosi pattini da neve, appena arrivati dalla Svizzera».
Ma chi era veramente “Papà Kind” e perché il legame con l’Italia, Torino e lo sci?

La capanna Mautino originaria nella foto riprodotta sulla tessera sociale dello Ski Club Torino. Foto: SCT (Ski Club Torino).

In lui veniva forse prima la montagna dell’ingegneria. Forse, se potessimo osservare la mappa genetica della famiglia Kind, avremmo la sorpresa di trovare cromosomi a forma di sci o dei più antichi attrezzi usati nell’antichità per scivolare sulla neve. La conferma ci viene dalla conoscenza con Camillo Kind, figlio di Paolo e nipote quindi del mitico Adolfo. Camillo ci racconta che il padre di suo nonno veniva da una famiglia protestante che aveva vissuto per molto tempo sulle montagne svizzere sopra Davos. La montagna, dunque, faceva parte del patrimonio genetico del nostro “ingegnere-sciatore”, oggi ricordato come una specie di patriarca della montagna. Camillo Kind vive oggi naturalmente tra le vette, a Maloja, nell’Alta Engadina. Con il suo attrezzatissimo pullmino è sempre in giro per l’Europa, con l’inseparabile moglie Margarita Kind-Schaad-Gritti, la quale non poteva non essere una eccezionale sciatrice. Campionessa mondiale di discesa agli universitari di Lillehammer nel 1937, fu seconda assoluta in slalom combinata dietro l’imbattibile Khristel Cranz ai campionati mondiali del 1939.

Adolfo Kind (1848-1907) immortalato tra le nevi del Piemonte. Foto: digilander.libero.it.

La passione dell’ingegnere
Soci da sempre dello Ski club Torino, i Kind sono tra gli organizzatori della maratona engadinese. Nell’aprile scorso (1998, NdR) in Val Sangone, sopra Torino, in occasione dei festeggiamenti per commemorare la diffusione dello sci a Prà Fieul, Camillo e Margarita hanno potuto rivisitare i luoghi dove i loro parenti venivano a trascorrere la villeggiatura estiva, mentre in inverno si divertivano a scivolare sulla neve con i lunghi legni importati dalla Svizzera. In quell’occasione ci hanno raccontato qualcosa in più della loro famiglia.
Adolfo Kind nasce nel 1848 a Coira, capoluogo dei Grigioni. Dopo la laurea in ingegneria a Basilea si trasferisce in Italia per dirigere a Mira un’industria di candele, in provincia di Venezia. Poco tempo dopo approda a Torino, dove nel 1890 fonda una fabbrica di lucignoli che esporta in tutto il mondo. L’azienda Kind, che sorgeva in corso Dante angolo via Marengo, ha presto un buon successo. Poco distante sorgeva il Villino Kind, dove l’ingegnere viveva con la moglie e cinque figli, due maschi e tre femmine.

Sciatori in collina a Torino, 31 gennaio 1937. ASCT, Archivio Gazzetta del Popolo, I 1441D_001. © Archivio Storico della Città di Torino. Foto: Silvio Ottolenghi.

La sera del 1898, pochi anni prima della tragica morte dell’ingegnere sul Piz Bernina, si festeggiava l’arrivo dei famosi sci marca Melchior-Jacober di Glarus che, come racconta Adolfo Hess nel 1912 sulla Rivista mensile del CAI, vennero calzati prima in salotto e poi sulle nevi al Parco del Valentino. Nasceva così lo sci in Italia.

Locandina per le celebrazioni del 15/16 febbraio 2020 per i 100 anni della capanna Mautino. Fonte SCT.

Ma presto arrivò la tragedia in casa Kind. Il 5 agosto 1907, durante un tentativo di ascensione al Piz Bernina, Adolfo Kind precipita e muore. Il figlio maggiore, Paolo, dopo aver frequentato le scuole medie a Torino, era nel frattempo stato mandato a Zurigo per proseguire gli studi al Politecnico federale. Durante questo periodo, il ventenne Kind si cimenta nell’alpinismo, compie ascensioni estive e invernali sulle Alpi Svizzere, ripetendone poi molte con gli sci, spesso accompagnato da amici norvegesi.

Il Villino Kind al Valentino: nel salotto del piano terra furono presentati gli ski per la prima volta ai torinesi. Foto: wwwe.torinoinsolita.it

Paolo, leader degli Sci Club
Dopo gli studi, Paolo Kind entra nella ditta svizzera Sulzer di Winterthur, con l’incarico di sviluppare i primi motori diesel per navi. Alla morte del padre, si precipita a Torino per occuparsi della fabbrica di lucignoli, ma l’amore per la montagna non viene mai meno. Paolo Kind prende il posto di Adolfo alla presidenza dello Ski club Torino e nel 1908 costituisce l’unione degli ski club italiani, che abbandonerà con non poche polemiche nel 1914. Ottimo saltatore, progetta il primo trampolino italiano a Bardonecchia. Qui nel 1909 vince i campionati di salto speciale, davanti a Mario e Filippo Corti. Intanto Paolo decide di fondare sempre a Torino una ditta per la fabbricazione dei motori diesel. Nel 1915 si sposa con Adelaide Mando (Dina) che, oltre a essere stata una delle prime sciatrici italiane, fu per diversi anni campionessa di pattinaggio artistico a coppie, vincendo a Saint-Moritz diverse gare a livello internazionale. La Prima Guerra Mondiale e la crisi delle esportazioni negli anni che seguirono mise in seria difficoltà la fabbrica di motori, che dovette essere liquidata. Ma l’infaticabile Kind non si diede per vinto e, accanto alla pur sempre esistente produzione di lucignoli, aprì una ditta per la fabbricazione di bruciatori a olio pesante.

Sciatori alle pendici del Monte dei Cappuccini. Fotografia di Ghidoni-Cappelli, 21 febbraio 1956. ASCT, Fondo Gazzetta del popolo, I 1441D/012. © Archivio Storico della Città di Torino.

Durante il periodo fra le due guerre mondiali la sua azienda ottenne numerosi successi e persino le grandi navi costruite nei cantieri di Trieste e Genova montavano, specie nelle cucine di bordo, bruciatori marca Kind. Ma venne la Seconda Guerra Mondiale e, durante i primi bombardamenti inglesi su Torino, la fabbrica di bruciatori venne completamente distrutta.

Rimase in piedi solo una parte di quella di lucignoli. Con un ultimo sforzo, alcune macchine vennero trasferite a Luino, dove un amico svizzero gli mise a disposizione alcuni locali. Dopo la guerra, furono tempi duri per i Kind: esaurite tutte le riserve finanziarie, Paolo riuscì tuttavia a riprendere la produzione di lucignoli. Nel 1952, all’età di 72 anni, morì in seguito a una polmonite mal curata.

Primi sciatori a Bardonecchia. Foto: La Valsusa.

«Nella mia stanza di soggiorno si trova una fotografia di Ettore Santi, un proselito dello sci: un puro. Si vedono pendii innevati, una natura statica, ma che attira. La neve è solcata da tracce, tracce di sci. Queste non sono monotone: c’è dentro di esse una vita, la gioia di vivere, ma anche sperimentazione e coraggio. Si nota bene una traccia diritta sulla verticale, uno schuss, come si diceva tanti anni fa, poi una, due, tre o più fatte con lo spazzaneve, a telemark, a cristiania e più in basso tracce di pattinaggio con gli sci. Su questa fotografia c’è gran parte della storia dello sci. Ci si può immaginare come Santi si sia soffermato ogni volta a contemplare i suoi disegni sulla neve. Egli non era un “fissato” su una sola tecnica, si compiaceva di ogni modo di sciare che poteva godere di vantaggi. Unico punto non toccato era per lui la salita con le pelli. Mi ricordo bene che anche mio padre, apertissimo a tutte le innovazioni, in principio si rifiutava di mettere le pelli, perché solo così si poteva dimostrare di essere capaci di fare una bella traccia salendo regolarmente su una linea costante che doveva piacere anche all’occhio. Ma tornando alla fotografia appesa nel mio soggiorno, in essa non c’è solamente la storia passata, siamo anche nel presente. Penso al telemark. ritornato oggi in chiave moderna, penso anche al passo di pattinaggio, che per un periodo sulle piste da fondo ha riscontrato una diffusa opposizione e poi all’antica “raspa ” usata dai pionieri e oggi reinventata per affermarsi al meglio nei rally di alta montagna. Come vediamo, anche nello sci tutto arriva, sparisce e ritorna. Ritorna principalmente lo spirito d’impresa, il cercare i nostri limiti, provando anche a superarli. Peccato che sulla Luna o su Venere non ci sia neve! (Camillo Kind)».

Il commento di Carlo Crovella
“Per noi torinesi lo sci è nato a casa nostra. Quanto meno lo sci italiano, ma siamo portati a pensarlo per l’intero fenomeno dello sci (o dello “ski”, come si disse per lungo tempo). In effetti gli attrezzi arrivati dalla Svizzera apparirono nel salotto di un villino torinese affacciato sul Parco del Valentino, lungo il Po. In quel salotto Adolfo Kind, imprenditore elvetico stabilitosi a Torino, mostrò per la prima volta gli “assi”, si narra tentando degli acrobatici volteggi fra divani e poltrone, col rischio di rovinare la cristalleria di famiglia. E da lì, da quel salotto subalpino, gli assi decollarono verso l’infinito mondo bianco, generando la branca italica di una globalizzazione ante litteram che ha coinvolto l’intero pianeta. Anche a livello individuale gli assi non sono un elemento irrilevante: la mia vita sarebbe stata molto diversa senza la passione dello sci. E’ quindi interessante ripercorrere le principali tappe della famiglia Kind, attraverso tre generazioni, tenendo sempre conto che l’articolo è datato 1998 e quindi da allora sono intervenute alcuni fatti. Non va infine dimenticato che la creatura dei Kind, cioè lo Ski Club Torino (SCT), non ha mai interrotto l’attività, che è molto viva e invitante ancora oggi”.

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