Lorenzo Barbiè in … Lamentazioni di un Monte

… con annessa prima salita scialpinistica (o quasi) 

Mi chiamo Grand Fond, Punta Sud e sono alta 3528 m. Ho una sorellina poco discosta, Punta Nord, che è anche un poco più bassa, 3474 m. Con queste altezze, se fossimo sorte in qualche altro punto della catena alpina, potremmo essere mete conosciute, ambite e anche invidiate. Invece eccoci qua, neglette e abbandonate, piantate su una cresta che divide due valloni, che già di loro vantano scarse presenze umane. Noi, di questa cresta, subiamo il fascino ed anche un po’ la prepotenza di quella signora montagna che sta al culmine, dominatrice incontrastata del gruppo di montagne, le Graie Meridionali, di cui si dice noi ne facciamo parte. Ne è addirittura la cima più alta. Signori miei qui sto parlando della Pointe de Charbonel, che con i suoi 3752 metri non ha rivali nel raggio di miglia e miglia. Come se non le bastasse l’altezza, riversa in ogni direzione i suoi fianchi impervi e possenti, offuscando noi miseri vassalli, che a lei sottostiamo. Sbirciando dalla mia immota posizione i fondovalle, constato che gli omini che van su e giù per i monti me li vedo normalmente percorrere, là in fondo, la Valle di Averole, e su quel monte posano sguardi perplessi e timorosi, soprattutto quelli che in tarda primavera desidererebbero calcare l’eccelsa vetta coi loro lunghi piedi. E già, perché lì il versante settentrionale si rivela in tutta la sua imponenza, lungo i quasi duemila metri che dal fondovalle raggiungono la cima. I sussurri del vento mi portano notizie di questi omini che arrancano sui suoi fianchi affrontando itinerari assai impegnativi. Occorre sapersi destreggiare nei suoi meandri, con passaggi spesso ripidi ed esposti. Alcune voci antiche narrano che questa montagna provenga da terre lontane, al di là della grande acqua; ma è solo una leggenda, credetemi.

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Benvenuto 2021

Carissime Socie, carissimi Soci,

abbiamo lasciato dietro di noi il 2020, un anno difficile che con questa emergenza sanitaria ci ha privato della nostra vita sociale, della nostra libertà di movimento limitando tra l’altro la possibilità di andare in montagna.

Se dobbiamo essere “positivi” (ops!) questa privazione forse è servita a farci apprezzare meglio ciò a cui abbiamo rinunciato: la bellezza delle nostre cime e delle nostre valli che non vediamo l’ora di poter godere nuovamente.

Purtroppo dobbiamo stare con i piedi per terra consapevoli che all’inizio di questo anno nuovo 2021 sarà ancora limitata la nostra possibilità di programmare le tante attività e soprattutto limitata sarà la possibilità di condividere insieme le nostre passioni. Ancora oggi guardare le montagne piene di neve mette nostalgia, però aumenta la voglia di salire e risentire il profumo dell’aria, dei boschi, di vedere i colori e gli incredibili paesaggi.

Per questo vi invito a visitare spesso il nostro sito e a leggere le nostre newsletter. Ci manca il nostro tempo normale, la sede aperta, ritrovarsi, ridere e scherzare con gli amici … ma abbiamo fiducia che presto tutto questo tornerà.

Intanto rinnoviamo il ringraziamento all’ importante vostro sostegno, anche economico, che avviene tramite il rinnovo della tessera o grazie ad una nuova iscrizione.

Auguri a Tutti da parte mia e di tutto il Consiglio Direttivo per un Migliore Anno Nuovo 2021 che ci riporti la socialità e la libertà di movimento … un anno che sia pieno della gioia e delle grandi emozioni che le nostre montagne sanno darci.

AUGURI e Buona Montagna a Tutti
Roberto

Sotto le ali del Grifone

Ecco un bel regalo per queste Feste del amico ugetino Lorenzo Barbiè

Può apparire pretestuoso fare notare ciò che generalmente si trova sotto gli occhi di tutti, tanto più quando si parla di montagne per così dire “di casa”. Montagne di primo piano, non proprio altissime, ma non per questo trascurabili, anzi … Montagne di pianura, quelle che vedi non appena la foschia abbandona i tetti della città. Sono lì pronte per essere osservate, ma l’occhio irrequieto si spinge oltre a cercare la fama, il prestigio, l’altezza, l’assoluto; e allora giunge l’oblio, pochi affezionati a parte. Eppure la tradizione vuole che ogni città di pianura, a ridosso dei monti abbia la sua montagna, che spesso diventa simbolo. Allora le cittadine friulane hanno il Piancavallo, i veneti si dilettano con il Monte Grappa o il Baldo, Milano si stabilizza tra le Grigne e i dentelli del Resegone, e così via. Qui in Piemonte poi vediamo che i cuneesi della Bisalta ne fanno una bandiera. Il Mombarone e la Quinzeina si contendono gli affetti canavesani ed i saluzzesi si vorrebbero accaparrare il Monviso, tutto per loro, ma si sa, quello è protetto dall’ Unesco, patrimonio mondiale. E noi qui a Torino che diavolo abbiamo? Superga, la Maddalena, ma siamo seri lasciamo stare le colline e i montarozzi, che se andiamo di questo passo pure Copenaghen o Amsterdam hanno la loro montagna. Per carità anche loro sono degnissime alture che hanno avuto grande successo in periodi di pandemia. Continua la lettura di Sotto le ali del Grifone

I cento anni della FISI

La FISI ha spento 100 candeline di Carlo Crovella

E così, anche la cara “vecchia” FISI ha tagliato il traguardo dei 100 anni.

La nascita ufficiale della FISI (Federazione Italiana Sport Invernali) risale al 1920. In realtà il processo di nascita della Federazione è più articolato. Per comprenderlo appieno occorre risalire a Paolo Kind figlio del notissimo Adolfo, colui che è considerato l’ìnventore dello sci italiano.

Il Villino Kind a Torino, scenario dei primissimi passi con gli ski.

Adolfo Kind, svizzero di origine ma residente a Torino, verso la fine dell’Ottocento si fece recapitare dalla Norvegia degli ski in legno di frassino . La narrazione ricorda che i primi passi con gli sci ai piedi si tennero nei salotti della borghesia subalpino, in particolare in quello del Villino Kind e nell’antistante giardino proprio a ridosso del Valentino: i primi “esperimenti” sono datati novembre 1896.

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Bollicine e panettone (… virtuali)

Purtroppo questa emergenza sanitaria, dopo che ci ha impedito di svolgere la nostra bella attività 2020, non ci consente neppure di scambiarci i tradizionali di persona gli auguri di buone feste.

Ed allora, dopo la DAD (didattica a distanza) e le video conferenze, la tecnologia ci viene incontro con la diretta streaming attraverso i canali social.

Quindi Vi diamo appuntamento a mercoledì 23/12/20 dalle ore 21 per trovarci nel tradizionale appuntamento UGET di
Bollicine e panettone” quest’anno in veste online.

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