… con annessa prima salita scialpinistica (o quasi)
Mi chiamo Grand Fond, Punta Sud e sono alta 3528 m. Ho una sorellina poco discosta, Punta Nord, che è anche un poco più bassa, 3474 m. Con queste altezze, se fossimo sorte in qualche altro punto della catena alpina, potremmo essere mete conosciute, ambite e anche invidiate. Invece eccoci qua, neglette e abbandonate, piantate su una cresta che divide due valloni, che già di loro vantano scarse presenze umane. Noi, di questa cresta, subiamo il fascino ed anche un po’ la prepotenza di quella signora montagna che sta al culmine, dominatrice incontrastata del gruppo di montagne, le Graie Meridionali, di cui si dice noi ne facciamo parte. Ne è addirittura la cima più alta. Signori miei qui sto parlando della Pointe de Charbonel, che con i suoi 3752 metri non ha rivali nel raggio di miglia e miglia. Come se non le bastasse l’altezza, riversa in ogni direzione i suoi fianchi impervi e possenti, offuscando noi miseri vassalli, che a lei sottostiamo. Sbirciando dalla mia immota posizione i fondovalle, constato che gli omini che van su e giù per i monti me li vedo normalmente percorrere, là in fondo, la Valle di Averole, e su quel monte posano sguardi perplessi e timorosi, soprattutto quelli che in tarda primavera desidererebbero calcare l’eccelsa vetta coi loro lunghi piedi. E già, perché lì il versante settentrionale si rivela in tutta la sua imponenza, lungo i quasi duemila metri che dal fondovalle raggiungono la cima. I sussurri del vento mi portano notizie di questi omini che arrancano sui suoi fianchi affrontando itinerari assai impegnativi. Occorre sapersi destreggiare nei suoi meandri, con passaggi spesso ripidi ed esposti. Alcune voci antiche narrano che questa montagna provenga da terre lontane, al di là della grande acqua; ma è solo una leggenda, credetemi.
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