Ieri abbiamo fatto una gita scialpinistica ai Monti della Luna. Chiamarla gita è eccessivo: una piccola escursione con le pelli, adattissima ad una corta giornata invernale.
La montagna era intonsa: nella notte era nevicato abbondantemente e in giornata il tempo era ancora incerto, qualche sprazzo di azzurro si alternava a foschi nuvoloni neri.
Qualcuno era salito con le pelli di mattina presto e così abbiamo sfruttato la sua traccia. È l’unico segnale di vita in un mondo che pare cristallizzato, fra la neve fresca e il freddo pungente.
I Monti della Luna divennero famosi agli albori dell’epopea sciistica, praticamente 100 anni fa. Credo di non sbagliare ad affermare che le dolci dorsali ammantate per la neve abbiano ispirato questo toponimo. Terreno ideale per lo sci, anzi per lo ski come si diceva allora. Si trovano in alta Val Susa, incardinati fra Clavière, Bousson e Cesana Torinese.
Da Clavière a porta d’ingresso per i Monti della Luna è la Val Gimont, che si insinua fra questi dolci dorsali, generando, nella sua sezione superiore, una serie continua di plateaux ottimi per lo sci.
Negli anni ‘20 e ‘30 del Novecento a Clavière si sviluppò un importante polo di diffusione dello ski. Anche nei decenni successici l’epicentro di questo movimento era costituito dall’Albergo Santi, gestito dai tre fratelli Santi, veri pionieri dell’arte sciatoria. In particolare Ettore Santi pubblicò alcuni testi fra cui un importante manuale di tecnica sciistica.
