Dal 18 aprile al 19 ottobre 2025 il Museomontagna di Torino dedica una nuova mostra a Guido Rey, dopo la monografica del 1986.
Il progetto nasce dal riordino del complesso di fondi Guido Rey ‒ conservato dal Centro Documentazione Museomontagna e catalogato nel 2024 ‒ e da nuove ricerche su questa figura fondamentale per la cultura della montagna.
Visitabile dal 18 aprile al 19 ottobre, la mostra del Museomontagna propone un ritratto “a tutto tondo” di Guido Rey, figura chiave al crocevia tra alpinismo, fotografia e letteratura, legata tanto alla cultura piemontese, quanto a quella del panorama internazionale, con cui entra in contatto grazie a numerosi viaggi di lavoro e svago.
Il titolo della mostra fa riferimento a Rey in quanto amateur, termine che ‒ privo dell’odierna accezione negativa ‒ indicava chi, tra XIX e XX secolo, si dedicava a un’attività per puro passatempo. L’essere dilettante consente a Rey di esprimersi in maniera più libera e disinvolta, tra scrittura, disegno e fotografia. Ciascuno di questi linguaggi diventa un filtro che gli permette di prendere le distanze da una realtà per lui limitata e di proiettarsi così in un “mondo altro”: agli obblighi e al tedio della vita cittadina trova conforto tanto nell’esperienza della montagna, quanto nell’intimità delle scene famigliari composte nelle fotografie pittoriche.
Guido Rey ha avuto un ruolo di primissimo piano nella storia dell’alpinismo e del Club Alpino Italiano ed è stato l’alpinista italiano più amato e tradotto prima di Walter Bonatti. La sua fama è legata soprattutto al Cervino – su cui sale più di cinque volte – e al libro che ad esso dedica nel 1904. Le sue opere letterarie, arricchite da fotografie proprie e di altri autori, tra cui quelle del cugino Vittorio Sella, hanno favorito la diffusione della cultura di montagna e della sua letteratura.
Al centro dell’esposizione, uno spazio dedicato alle sue vicende biografiche. Attorno si sviluppano quattro sezioni tematiche: Letteratura alpinistica, Fotografia di montagna, Fotografia tra montagna e pittorialismo, Fotografia pittorialista. Queste aree non configurano un itinerario obbligato, ma sono ambienti in continua connessione tra loro che consentono al visitatore di muoversi liberamente tra le imprese alpinistiche, la cultura fotografica e gli interessi letterari, accomunati dagli «occhi pieni di visioni» e dall’«animo ricco di ardimenti» di Guido Rey.
“La mostra ha l’obiettivo di riconsiderare la figura di Guido Rey, confinata in passato entro schemi fin troppo rigidi e che invece – spiegano i curatori Mattia Gargano e Veronica Lisino – merita di essere rivalutata nella molteplicità delle sue manifestazioni. Riprendendo le parole del suo amico e compagno di cordata Ugo De Amicis – figlio del celebre scrittore di Cuore – è un pregiudizio pensare che l’acuta sensibilità artistica sia incompatibile con quella dell’uomo d’azione, poiché quel dualismo interiore ed esteriore, cioè del sentire e dell’agire, significa integrazione e ricchezza, invece che contraddizione e debolezza. Questa visione si riflette nella varietà dei materiali in mostra, che spaziano dalle fotografie e dagli apparecchi fotografici a schizzi, disegni, volumi, riviste, diari e lettere, fino all’attrezzatura alpinistica, offrendo un ritratto sfaccettato del suo universo creativo”.
Accompagna la mostra un catalogo bilingue (italiano/inglese) che raccoglie i testi dei curatori e di altri specialisti, un ricco apparato iconografico, schede di catalogo con approfondimenti storicocritici, gli elenchi delle ascensioni alpinistiche, delle esposizioni fotografiche a cui Rey ha partecipato e che ha organizzato, delle riviste su cui le sue fotografie sono state pubblicate e una bibliografia ragionata.
La mostra è stata realizzata anche grazie alla collaborazione degli eredi di Rey e di diversi enti prestatori, tra i quali: Associazione per la Fotografia Storica, Biblioteca Nazionale del Club Alpino Italiano, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, Fondazione Sella di Biella, Società Fotografica Subalpina.
“Le attività in avvio nel mese di aprile sono una chiara fotografia delle diverse anime del museo e della sua strategia: la valorizzazione della documentazione storica, l’indagine sui temi della montagna e della società contemporanea tramite linguaggi diversi, l’incremento ponderato del patrimonio archivistico e collezionistico, la promozione dell’importanza della cura della memoria storica come strumento per la crescita di cittadini consapevoli e partecipi, l’intreccio di relazioni qualificate con altre realtà per potenziare il servizio culturale al territorio” commenta Daniela Berta, direttrice del Museo.