Gite nei dintorni di Torino consigliate da Lodovico Marchisio

Gite nei dintorni di Torino consigliate da Lodovico Marchisio.

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Vai a: MONTE CIUCRIN

Vai a: TRE CIME: “QUATTRO STAGIONI” AL COLLE DEL LYS:

Vai a: “3” TREMILA AL SOMMEILLER

Vai a: CIMA E MADONNINA DEL COTOLIVIER

Vai a: IL MONTE MOMELLO

Vai a: CHIANDUSSEGLIO

Vai a: TRE CIME TRA MEANA, IL COLLE DELLE FINESTRE E IL SESTRIERE

MONTE CIUCRIN

Dislivello totale: 130 m scarsi (dalla Baita del CAI di Lanzo) – Quota: 1520 m – Difficoltà: Facile E: “E” con minuscolo trattino finale “EE” se si segue integralmente la cresta. Ore salita: 1 h dalla Baita – 0,30 h (dal colletto dove si parcheggia) Ore Discesa: All’auto, 30 minuti scarsi Totale ore: 1,30 h

Accesso: Da Torino, uscita dopo Venaria (Valli di Lanzo) e proseguire fino a Lanzo, seguire la direzione verso Chiaves. Dalla piazza di Chiaves seguendo la ripida strada che porta a Fontana Sistina. Da qui s’imbocca la strada asfaltata che parte alla destra della fonte Sistina (fronte fontana) ignorando durante la salita, le deviazioni che si staccano dalla strada principale. Dopo circa 15 minuti si giunge al bivio per S. Giacomo (sbarra aperta solo quando c’è qualcuno in baita), proseguire dopo 2 Km a sinistra su strada sterrata superando un cancello e raggiungendo velocemente l’ampia insellatura del Colle San Giacomo, dove si parcheggia.

La Baita sociale Cai Lanzo
Descrizione itinerario: La cima del Monte Ciucrin (1520 m), si raggiunge dalla Baita in meno di un’ora, risalendo al colletto San Giacomo, che dà accesso a questa struttura sottostante il colle e da qui per l’ampia cresta che diventa più esile e rocciosa in prossimità della cima, si sale in vetta sormontata da un ripetitore.

Cenni generali: Facile escursione dalla baita sociale del CAI di Lanzo, in buona parte lungo una strada sterrata nel bosco e gli scorci panoramici assai gradevoli. A renderla ancora più interessante sono i facili passaggi finali su roccette. Poco lontano dal ripetitore (di poco più bassa) c’è una seconda cima con una torre squadrata (non raggiunta perché fuori percorso)

In vetta al Monte Ciucrin
Curiosità: cima che spicca sopra la Baita del CAI a sinistra di chi arriva in auto al colletto. Per chi sale dalla sottostante Baita la cima è alla nostra destra del colle San Giacomo. Molto evidente per il ripetitore che la sovrasta.

In vetta al Monte Ciucrin

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TRE CIME: “QUATTRO STAGIONI” AL COLLE DEL LYS

a cura di Lodovico Marchisio cartina di Franco Stuardi

Sembra ridicolo di primo acchito affermare che per osservare un micro mondo che ci sfugge sotto gli occhi inquieti da alpinista incallito mirante sino a poco tempo fa alle cime più prestigiose, e come tali lunghe e difficili il più delle volte da ascendere, occorra avere un incidente di percorso, per tornare alla montagna con più miti pretese.

Senza entrare troppe volte nel personale, con un’attività motoria più limitata, a parte i 76 anni compiuti, si scelgono così altre mete alternative e si scoprono piccole cime non blasonate, raggiungibili comodamente in giornata con pochissima camminata, fattibili salvo eccezionali nevicate, quasi tutto l’anno. Ovviamente le tre cime che ho scelto sono tutte e tre percorribili in una giornata scarsa, senza fare una toccata e fuga, ma godendosi anche molto lentamente le tre piccole ascese, perché situate a poca distanza l’una dell’altra e brevissime da salire, ma che hanno come denominatore comune una forma ardita o un bel simbolo in vetta, perché l’occhio vuole comunque e sempre la sua parte.

Ed ecco come concatenarle con fatica quasi nulla e la possibilità di condurre in cima anche un bambino per mano o un anziano a godere del panorama che si beneficia comunque da qualunque piccola cima isolata si scelga di raggiungere.

Descrizione tecnica delle tre cime:

Monte Arpon – Quota: 1236 m

Difficoltà: Facile (Escursionistica) – Dislivello totale: Dal primo parcheggio 200 m circa, dal secondo 150 m circa – Ore salita: 1 h dal primo parcheggio, 40 minuti dal secondo parcheggio come indicato sul tabellone. Ore Discesa: 30 minuti /40 minuti al parcheggio più basso. Totale (AR) ore: 1,40 (parcheggio basso) – ore 1,10 h (parcheggio alto)

Cenni generali: cima quasi sconosciuta della bassa Val di Susa, sita sulla sinistra orografica della più conosciuta Roccasella, da non confonderla con il Monte Arpone (1602 m) che si ascende partendo dal piazzale del Colle del Lys (lato destro per chi arriva dalla Val di Susa)

Accesso: imboccare l’autostrada del Fréjus da qualunque località si provenga uscendo ad Avigliana Ovest o prendere in alternativa la Strada Statale 24 e seguirla fino al bivio per Almese. Da qui proseguire per la provinciale del Colle del Lys, superando l’abitato di Rubiana. Dopo 3 Km circa prestare attenzione a un bivio per Favella. Salire in direzione del Monte Arpon facendo attenzione che i cartelli in legno indicano “Monte Arpone” (errore di trascrizione). Se non avete una 4×4 parcheggiare subito dopo il bivio indicato, con un’auto a trazione integrale potete proseguire fino all’ampio parcheggio che vanta sulla destra la cartellonistica delle cime e itinerari da qui raggiungibili.

Descrizione itinerario: seguire la stradina sterrata a fondo accidentato che supera il parcheggio alto proseguendo fino ad un immenso quanto inconfondibile pianoro prativo dal quale sulla sinistra (ometti in pietra) si snoda un sentiero sulla prima parte degradante nel bosco, più ripido e roccioso verso la cima ma che non presenta alcun tipo di difficoltà.
Segno di vetta: Bella Madonnina con lapide che cita la Maria Immacolata

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Bec del Colletto o Monte Crusat – Quota: 1218 m

Difficoltà: Facile (Escursionistica) – Dislivello totale: 100 m circa
Ore salita: 20 minuti scarsi – Ore Discesa: 15 minuti -Totale (AR) ore: 35 minuti

Cenni generali: Questa singolare guglia staccata e isolata che si affaccia sul paesino di Richiaglio è facilmente visibile sulla destra di chi arriva dalla Val di Susa e a sinistra per chi arriva da Viù.

Accesso: Con l’itinerario precedente sino a Rubiana, se si desidera concatenare le 3 cime, tornare alla deviazione per Favella e proseguire per il Colle del Lys. Superato il valico scendere verso Viù per circa 4 Km (per chi sale da Viù calcolare in auto circa 20 min – 10,3 km,
dirigendosi verso la Strada Provinciale 197 del Colle del Lys). Superare l’abitato di Bertesseno per chi arriva dalla Val di Susa, arrestarsi invece dopo il Colle San Giovanni per chi arriva da Viù. Scomodo il parcheggio proprio sotto la cima in entrambi i casi, a lato della provinciale.

Descrizione itinerario: Imboccare una mulattiera prativa evitando la stradina sulla destra (sbarra) che indica terreno privato e portarsi sempre a sinistra sotto un’evidente zona rocciosa. Imboccare un’esile traccia che sale molto rapidamente nel bosco sino a giungere ad un intaglio tra l’anticima a destra e la cima principale a sinistra (verso sempre di chi sale). Da qui senza traccia obbligata e con pendio più moderato in breve all’isolata cima.
Segno di vetta: un piolo in ferro piantato tra le rocce nel punto culminante.

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La Ponta dla Cros o Punta Calvario-Quota: 1230 m

Difficoltà: Facile (escursionistica) fino al piloncino. Per toccare la croce di vetta, posta 2 metri sopra nel punto culminante, si consiglia di legare i bimbi con un cordino perché vi è un passaggio leggermente esposto. Dislivello totale: 60 m circa – Ore salita: 15 minuti – Ore Discesa: 10 minuti – Totale (AR): mezz’ora scarsa.

Cenni generali: acuminata piramide rocciosa alta una sessantina di metri con edicola religiosa e un’alta croce in legno che caratterizzano il suo toponimo. Curiosa la scritta posta alla sua base che vi riassumo in breve: ”Si narra che un pastorello mentre era al pascolo con le sue mucche notò nel prato un avvallamento del terreno che sembrava fatto apposta per riposare e qui si mise a dormire. Venne però svegliato dal rumore di un grosso masso che precipitò passando miracolosamente sopra la sua testa. Se non si fosse trovato in quel provvidenziale incavo, sarebbe stato investito da quell’enorme macigno. Il pastorello corse a casa raccontando l’accaduto ai genitori che per ringraziare la Madonna della grazia ricevuta, fecero edificare il piloncino tuttora presente pochi metri sotto la cima”.

Accesso: Dal parcheggio dell’itinerario precedente dista 500 m dal precedente, da qualunque parte si provenga, raggiungere Bertesseno e imboccare la stradina asfaltata per Molar, parcheggiando a lato della strada (non sui prati mi raccomando), a 300 m sotto la provinciale, proprio in prossimità della punta in oggetto, ben visibile dalla strada principale.

Descrizione itinerario: Imboccare un sentierino che zigzaga verso sinistra (lato di salita) sino ad un tratto con gradini in pietra che facilitano la breve ascesa fino al pilone votivo. Qui finisce il sentiero. Per raggiungere la croce, senza più traccia alcuna, aggirarla verso sinistra (lato più facile) immettendosi in un intaglio invaso dai rami, che confluisce su un aereo terrazzino dal quale con un metro d’arrampicata (I° grado) si raggiunge il punto culminante sul quale è eretta la croce in legno.
Segno di vetta: Pilone votivo con all’’interno, statua della Madonna e sull’apice: croce in legno.

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“3” tremila al Sommeiller

UNA CROCE TRE VALORI: RELIGIOSO, SEGNO DI VETTA E PUNTO DI RIFERIMENTO

A cura di Lodovico Marchisio

Una gita sempre attuale è quella al Pian dei Morti (2580 m), situata sulla strada sterrata che da Bardonecchia sale al Colle del Sommeiller (è meglio però sincerarsi della sua apertura annuale estiva), effettuata anni fa in solitaria per salire tre cime sopra i tremila metri. Merita spendere due parole su questo valico che si può tuttora raggiungere con auto fuoristrada (o almeno 4×4) dal versante italiano di Bardonecchia con strada asfaltata fino a Rochemolles e sterrata fino al colle.

Questa strada raggiunge la maggior altitudine dell’intera catena delle Alpi a una quota di 3009 m. In realtà quella era l’altitudine raggiungibile fino a qualche anno fa; ora invece è stato posto uno sbarramento al termine del parcheggio per cui la massima altitudine raggiungibile in auto è di 2990 m.

Sopra il Rifugio Scarfiotti vi sono curve a gomito con evidenti precipizi, che obbligano a manovre non sempre facili (da evitare per chi non è sicuro al volante). La strada in oggetto era stata inaugurata nel 1962 e negli anni successivi erano stati aperti degli impianti di risalita per lo sci estivo sul ghiacciaio del Sommeiller. Tali impianti erano stati chiusi nel 1985 a causa dell’arretramento evidente del ghiacciaio stesso oggi ridotto a un lembo ghiacciato che si ritira visibilmente ogni anno.

Tornando alla nostra meta, dal palo segnaletico di Pian dei Morti (2580 m), posto su una curva a “U” (prima dell’ultima rampa di curve che conducono al colle), seguire il sentiero che indica 1,30 h per salire dal “Vallon du Fond” al Passo dei Fourneaux che si raggiunge attraversando il ruscello e sale in direzione della prima balza erbosa.

Dopo circa 40 minuti si raggiunge un minuscolo laghetto, si continua poi a seguire il sentiero su fondo detritico, che supera nuovamente una seconda balza, per portarsi su un pianoro al di sotto del Passo dei Fourneaux che si raggiunge per tracce di sentiero puntando al Passo dei Fourneaux Settentrionale (3159 m) e dopo averlo raggiunto si segue la traccia di sentiero, non evitando una digressione a sinistra al primo evidente torrione (Cima dei Fourneaux 3207 m) che si raggiunge in 20 minuti dal colle con una breve digressione sulla sinistra per roccette elementari (evidente salto roccioso sul versante opposto – ometto di pietre in cima).

Cima dei Fourneaux 3207m

Senza perdere terreno scendere di pochi metri sul versante a valle per riprendere il sentiero ben marcato che in circa un’ora, seguendo il pendio detritico del versante sud, permette di raggiungere la Punta Sommeiller (2,40 h dal parcheggio) a quota 3333 m evidenziata da un cippo essendo la sommità più elevata di questo spartiacque.

Da qui per compiere un terzo tremila, non evidente da questo versante come i primi due saliti, occorre continuare sulla dorsale detritica in direzione nord-est percorsa da una labile traccia di sentiero che dopo aver aggirato delle roccette sulla destra, diventa più lineare, anche se mai troppo evidente, per questo motivo in caso di scarsa visibilità conviene sempre mantenersi sul filo della comoda dorsale.

La traccia di sentiero torna a essere più evidente alla quota 3299 m (non cima ma rialzo detritico dal quale ha inizio una discesa più marcata in direzione est), mantenendoci preferibilmente sul bordo sinistro di una conca detritica. Raggiunto un ampio colletto (si sono persi circa 70 m di dislivello) appare da qui evidente il Monte Ambin 3264 m sormontato da una piccola ma ben visibile croce metallica.

Monte Ambin 3264 m

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CIMA E MADONNINA DEL COTOLIVIER

A cura di Lodovico Marchisio e Roberta Maffiodo

Il Monte e Madonna del Cotolivier è la cima ideale per tutti coloro che amano la montagna in tutte le sue vesti sia dal punto paesaggistico che di riposo psicofisico. Questa montagna infatti, grazie ai suoi boschi meravigliosi anche in inverno può essere salita senza incorrere nel pericolo di valanghe e slavine. Inoltre si possono condurre anche persone con disabilità, in quanto una strada sterrata, percorribile anche con auto normali un po’ alte da terra, può arrivare alla sbarra, posta a pochi minuti dalla vetta. La strada è chiusa solo in presenza di neve e un giorno alla settimana anche in estate, stabilita dagli enti competenti annata per annata (chiedere informazioni all’ufficio del turismo locale).

Percorsi di salita dal basso: Partendo dalla piazza del Municipio di Oulx attraversare il ponte sulla Dora e proseguire dritto tra alcune case. In breve si incontra un cartello che segnala l’ inizio dell’OVK (“Oulx Vertical Km”). Tutto il tragitto è ben segnalato con macchie di vernice blu. Interseca la strada in alcuni punti ma per la maggior parte del percorso si cammina su sentiero ben tracciato. Ore 3 – Dislivello 1035 m.
Altro itinerario: dalla Borgata Vazon, nel comune di Oulx si sale in auto nei pressi del Rifugio Alpino “La Chardousë” (ottimo per pranzare). Da qui occorre percorrere una strada di montagna lunga circa 6 km (o per i ripidi sentieri che la tagliano). Ore 1,40 – Dislivello 382 m dal rifugio. In alternativa è possibile raggiungere Vazon anche a piedi, attraverso il sentiero che parte da Oulx, da Amazas o da Chateau Beaulard.
In inverno con le ciaspole o gli sci, si sale preferibilmente da Chateau Beaulard o da Oulx con indicazioni Cotolivier, dove nei pressi di un vasto complesso residenziale si lascia l’auto. Con tali mezzi (sci o ciaspole) occorrono circa 2 h per arrivare in cima.

SCHEDA TECNICA: Nome Montagna: Monte e Madonna del Cotolivier Quota: 2107 m

Cenni generali: Il monte Cotolivier, dai pendii lievi e ricoperti da boschi e pascoli, conclude la breve costiera che separa il solco vallivo della Dora Riparia da quello della Dora di Bardonecchia e domina da sud-ovest l’abitato di Oulx.

Sulla cima si trova la cappelletta dedicata alla Madonna di Cotolivier (nome completo: Notre Dame de Lumiere ovvero Nostra Signora di Luce – Nella foto) da dove si può godere di un bel panorama sulla alta val Susa.
L’edificio della cappella è stato eretto a fine dell’Ottocento per celebrare un evento miracoloso accaduto nel 1650 a due viandanti valsusini i quali, smarritisi mentre imperversava una tormenta, invocarono l’aiuto della Beata Vergine Maria e l’ottennero sotto forma di improvviso raggio di luce (da cui il nome Nostra Signora di Luce) che li guidò verso la cima del monte Cotolivier salvando loro la vita. La vetta, raggiungibile con una strada carrozzabile, è classica meta di escursioni in mountain bike d’estate, mentre d’inverno viene spesso raggiunta con le ciaspole o gli sci.

Oltre che da Oulx si può comodamente salire dagli abitati di Désèrtes e di Beaulard, entrambi un tempo sedi comunali e oggi compresi, rispettivamente, nella municipalità di Cesana e di Oulx. Difficoltà: Elementare (salita) e anello facile (discesa)
Accesso: Essa si raggiunge, provenendo dall’autostrada Torino – Bardonecchia, uscendo a Oulx Est e proseguendo a destra (bivio per Chateau Beulard) fino ad imboccare a quota 1130 m la strada del Cotolivier. Si raggiunge dapprima Pierremenaud, poi bivio per Soubras fino alla borgata Vazon, dove inizia la strada sterrata che sale fino a 2048 m dove si parcheggia l’auto prima della sbarra e cartello “Madonna del Cotolivier”.
Dislivello totale: circa 60 m in totale Consigliabile: sì, per l’importanza che riveste questa cima sovrastata da una Cappella con Madonnina e un panorama veramente da sogno. Ore andata: 0,20 h (per disabili) Ore ritorno: 0,40 h anello per un sentierino che corre sulla boscosa cresta di vetta. Totale ore: 1 h

Descrizione itinerario (per i disabili): Dall’esiguo spiazzo di parcheggio, posto a lato della stradina (slargo) seguire a destra una traccia sterrata che oltre la sbarra prosegue sino alla Cappella posta sulla vetta. Discesa: dalla cima andare alla vicina “Rosa dei Venti”, superarla e proseguire per il meraviglioso sentierino che va verso il “Pourachet” per la cresta erbosa della cima del Cotolivier. Abbandonarlo in prossimità della stradina sterrata del Pourachet (raggiungendola per un ripido prato fuori sentiero), ove volgendo a sinistra ci riporta al punto dove abbiamo parcheggiato l’auto.

Segno di vetta: una Cappella con Madonnina, croce in marmo, tavola “Rosa dei Venti” con nomi delle cime e libro per le firme.

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IL MONTE MOMELLO

A cura di Lodovico Marchisio e Roberta Maffiodo

Poche sono le cime specialmente di bassa quota ad avere una croce, una Madonnina e specialmente un piccolo bivacco costruito dagli Alpini con tanto di dedica e libro per le firme. La quota della cima è di 774 m e per raggiungerla vi è un sentiero che s’inerpica nel bosco da Margaula fino alla Cima. Ci troviamo in Val di Lanzo tra il comune omonimo e Bricherasio. Anche se la quota è modesta la cima è molto arieggiata e le panchine davanti al bivacco invitano a una sosta. Il monte Momello è molto suggestivo e panoramico e anche con questo caldo la meta ripaga delle fatiche fatte perché il percorso si completa in meno di un ora.

SCHEDA TECNICA: Accesso in auto: Uscita a Borgaro per le Valli di Lanzo, prendendo la superstrada che evita di transitare attraversando tutta Venaria Reale. Si accede così direttamente sulla statale che fiancheggia il Parco della Mandria, proseguendo per Cafasse e Lanzo Torinese. Prendere la galleria che porta verso Bricherasio, girando a destra per una stretta stradina che conduce a Margaula (606 m) ove si parcheggia a lato di alcune abitazioni private, dove ha termine la strada e inizia il sentiero contrassegnato da un cartello bianco e rosso che segnala 25 minuti alla cima del Monte Momello. Il tempo è molto tirato.

In vetta

Con calma calcolare 50 minuti/1 ora. Dislivello: 168 m Quota cima: 774 m Descrizione salita: Arrivati alla borgata, la si attraversa tutta e dopo il primo tratto in piano, superate le ultime case, si sale su un sentiero che si inoltra nei pini, poi sale a zig-zag fino a prendere quota, dove inizia un lungo traverso verso sinistra e aggira tutta la montagna fino ad un cartello indicatore. Prendere a destra seguendo la freccia marrone con la scritta “Madonna degli Alpini”.Ci si trova così sul fianco opposto della montagna e una breve ma ripida salita conduce a una serie di cartelli. Seguire un’altra freccia marrone indicante di nuovo a destra su un tratto in piano, la scritta “Madonna degli Alpini” che porta in breve e in piano alla grande croce di vetta sulla quale si trovano anche la Madonnina e il bivacco degli Alpini, ottimo punto panoramico sul fondovalle. Curiosità: Tutti gli anni, la prima settimana di Giugno gli Alpini di Germagnano festeggiano la festa della Madonnina degli Alpini che si trova sul Monte Momello.
Il Monte Momello è un piccolo rilievo di circa 774 m che si erge sopra il centro abitato di Germagnano nella Valle di Lanzo ed è una tappa importante del “Trofeo Monte Momello” una corsa in montagna che si sviluppa su un anello di circa 10 km e che viene disputato ogni anno solitamente nel mese di Maggio. Il sentiero che parte da Margaula è stato marcato con segni differenti che si sono accumulati nel tempo: i colori rosso, bianco e giallo ormai sbiaditi e consumati dagli anni si intravedono sulle pietre coperte dal muschio o nascoste dai rovi. Strisce di nastro bianco/rosso legate ai rami degli alberi, probabili superstiti dei passati eventi sportivi di corsa in salita, oscillano tristi donando al sentiero un’aria malinconica. Una bacheca in legno riporta il percorso su un pannello informativo e un cartello in legno indica la destinazione: Madonna degli Alpini.
Il percorso si inoltra all’interno di un bosco incantevole e, dopo un paio di tornanti, una targa in legno accanto all’ingresso ci riporta subito il pensiero agli Alpini caduti per la Patria (o che come si dice in gergo sono “andati avanti”), poco più in basso la statua della Vergine degli Alpini veglia sulla valle sottostante e la croce di ferro, sostituzione di quella in legno posta dagli abitanti come voto a protezione dalla grandine nel lontano 1765, ci accoglie scintillando con i raggi del sole. Dallo spiazzo antistante il rifugio il paesaggio è molto carino.

Nonostante l’altitudine ridotta il panorama ci permette di osservare il centro abitato di Germagnano sotto di noi, il Monte Turu con i suoi 1355 m e le Grange di Germagnano. A fondo valle la Stura di Lanzo scivola sinuosa per poi passare sotto il Ponte del Diavolo facilmente individuabile sulla sinistra.

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UN LUOGO DIVINO IN TUTTI I SENSI A CHIANDUSSEGLIO

di Lodovico Marchisio

Ci sono spazi incontaminati che racchiudono varie peculiarità, come questo di Chiandusseglio – nel comune di Lemie che si trova nelle Valli di Lanzo (più precisamente tra la Valle di Viù e la Vallorsera), sulla sinistra idrografica del torrente Stura di Viù, a nord-ovest del capoluogo piemontese – a circa 1000 metri di quota, che è un luogo di fede, una distesa prativa ombreggiante dal primo pomeriggio, ideale alle famiglie per combattere la calura estiva, favorito anche dall’adiacente fiume Stura di Viù che da un senso di reale frescura e ora è anche un nuovo sito per arrampicare. Come predetto, dal punto di vista religioso la chiesetta della Madonna di Lourdes sorge isolata a 10 minuti dal parcheggio ed è circondata da zone a prato e da aree boscate.

Statua della Vergine Immacolata di Chiandusseglio

Nello spazio antistante l’edificio è collocata una statua della Vergine Immacolata, posta su di un piedistallo in pietra, e circondata da recinzione metallica. L’edificio ha pianta a base rettangolare, con abside semicircolare sul retro ed è presente un campaniletto, che si eleva dalla falda di copertura, posto in corrispondenza dello spigolo nord del fabbricato.
Per le famiglie che desiderano un po’ di ristoro, il mistico luogo, oltre che offrire refrigerio alla calura, si presta anche a brevi passeggiate nel bosco di tutto riposo. Ma l’area in oggetto ha oggi un motivo in più per essere visitata perché nei pressi della chiesetta sorge una caratteristica roccia alta circa 25 metri sino a poco tempo fa invasa dalla vegetazione.
Note tecniche:
Difficoltà: dal 5a / al 6c (monotiri)
Esposizione arrampicata: Est
Quota falesia: 980 m
Sviluppo minimo itinerari: 15 m
Sviluppo massimo itinerari: 25 m
Località partenza: Chiandusseglio (frazione di Lemie)
Accesso da Torino, direzione Lanzo e Germagnano, si prende a sinistra la strada provinciale per la Valle di Viù, fino a Lemie. Poco oltre, si attraversa la frazione di Chiandusseglio. Superato l’abitato, si può parcheggiare comodamente a lato della strada (quasi a bordo fiume). Al termine delle abitazioni, si reperisce una stradina sterrata che attraversa il ponte sul torrente Stura e conduce in breve al Santuario sulla sponda opposta (10 minuti). Il ponte si può raggiungere più direttamente su un largo muretto divisorio.
Annotazioni: La parete è situata su un terreno privato, in un contesto di particolare bellezza, i cui proprietari danno libero accesso ai visitatori se educati e rispettosi del luogo in cui si trovano. La roccia è una prasinite compatta, con gran varietà di appigli, da netti a svasati. Oltre alla normale dotazione personale sono sufficienti 10 rinvii e una corda singola da 60 metri. Indicazioni tratte anche da: “Gulliver.it”.

In arrampicata sulla falesia

Chi volesse salire in cima alla rocca per pura curiosità, (lato di arrivo e fronte parete) sulla sinistra della prima via di arrampicata (Samba 5a) un’esile traccia contorna a monte il caratteristico scoglio roccioso e s’inerpica fino alla cima su roccette ancora cosparse di muschio. Tale digressione è da evitare per chi non ha dimestichezza con i terreni impervi e poco battuti.

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TRE CIME BREVISSIME TRA MEANA, IL COLLE DELLE FINESTRE E IL SESTRIERE

di Lodovico e Walter Marchisio – Foto di Roberta Maffiodo

Oltre ad aver la fortuna di scrivere per “Aosta Cronaca” questo graditissimo impegno voluto e non dovuto, mi porta anche a cercare insistentemente altre piccole cime alla portata di tutti perché mi aiutano a lottare contro le avversità della vita, in quanto impegnarsi per raggiungere una vetta lunga o corta che sia è una scoperta sempre nuova e avvincente e il panorama che si gode da “lassù” mi ripaga delle piccole fatiche che ancora sono in grado di sopportare, come queste tre cime sospese tra la terra e il cielo, che una strada pazzesca di cui vi parlerò ci aiuta ad avvicinarle. Infatti, con uno sviluppo di oltre 60 km, la Strada Provinciale 173 dell’Assietta e la vicina Provinciale 172 del Colle delle Finestre costituiscono lo scheletro portante di una dorsale viaria che collega le valli di Susa e Chisone, scorrendo quasi interamente sterrata e in gran parte oltre i 2000 metri di quota.
Quella che in una guida turistica degli anni ‘60 veniva già magnificata come la “Cavalcata dei Duemila” è percorsa ogni anno da giugno ad ottobre da migliaia di ciclisti, bikers, escursionisti a piedi o a cavallo, oltre che (nei giorni consentiti) dall’utenza motorizzata. La valorizzazione ambientale, turistica, forestale ed agricola delle strade dell’Assietta e del Colle delle Finestre è stata negli ultimi 20 anni oggetto di accordi di programma tra la Regione Piemonte, la Provincia e dal 2015 la Città Metropolitana di Torino, i Comuni e le Unioni Montane dell’Alta Valsusa, dei Comuni Olimpici Via Lattea e delle Valli Chisone e Germanasca.
Una consolidata e sperimentata regolamentazione del transito consente ogni anno la fruizione contemporanea da parte di utenze diverse. La Strada dell’Assietta attraversa i territori dei Comuni di Sestriere, Usseaux, Salbertrand, Pragelato, Fenestrelle ed Exilles, ha una lunghezza di circa 36 km e corrisponde alla Provinciale 173 del Colle dell’Assietta, passata ufficialmente nel 2021 dal demanio militare a quello della Città Metropolitana, che però ne cura la manutenzione dagli anni ‘60 del XX secolo. Ed ecco, le tre cime che vi propongo, consigliandovi di salire dal Sestriere e scendere a Meana (a pochi km da Susa).

La prima cima importante che s’incontra in questo senso è: MONTE GENEVRIS (2545 m)

La montagna domina l’abitato di Sauze d’Oulx. La vetta si trova sulla cresta che separa la valle di Susa dalla val Chisone, all’interno del parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand. Verso sud il Colle Costapiana (2.313 m) la separa dalla Punta di Moncrons, mentre a nord-est il crinale continua con il Colle Blegier (2.381 m) e l’omonima montagna. Sulla sua anticima occidentale si trovano una tavola di orientamento ed il Faro degli Alpini (donato dalla Marina militare italiana), mentre il punto culminante è situato poco più a nord-est, a 2.545 metri di quota, ed è segnalato da una croce di vetta metallica. In estate la vetta si può raggiungere dalla strada dell’Assietta, che collega il colle del Sestriere al colle delle Finestre, la quale transita pochi metri al di sotto della cima che si risale per un’ampia traccia che conduce in meno di 20 minuti al suo punto culminante.

La targa posta in cima al Genevris

Tornati alla strada sterrata si prosegue in auto fino ad arrivare alla base della seconda cima proposta: TESTA DELL’ASSIETTA (2.566 m )

questa montagna delle Alpi del Monginevro, nelle Alpi Cozie, è posta tra la Val Chisone e la Val Susa con la sommità e tutto il versante settentrionale compresi nel territorio del Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand. È particolarmente famosa perché sulla sua vetta e nei suoi dintorni si è combattuta nel luglio del 1747 la vittoriosa battaglia dell’Assietta, che causò una carneficina con oltre 5.000 morti sul campo. Sulla vetta della montagna è presente dal 1882 un grande obelisco in pietra sormontato da un’aquila in bronzo (simbolo del Club Alpino Italiano) a ricordo della battaglia. Una strada sterrata, la strada dell’Assietta, conduce fin sotto la cima; di lì la vetta è raggiungibile in pochi minuti attraverso un corto sentiero a zig-zag che in meno di 15 minuti porta sulla sua sommità.

Tornati all’auto si prosegue fino al Colle delle Finestre e dopo aver lasciato questo percorso unico nel suo genere, scendendo verso Meana (Val di Susa) raggiunto l’asfalto, s’incontra la terza cima che vi proponiamo, con accesso dal basso per chi volesse limitarsi a salire quest’ultima cima. CIMA SACRO CUORE DI GESÙ

In cima al Sacro Cuore o Monte Fassolino

SCHEDA TECNICA: Quota: 1455 m
Cenni generali: Caratteristica cima isolata visibile dalla sottostante strada che da Meana conduce al Colle delle Finestre. Appicco roccioso su cui nel 1948 venne inaugurata una grande statua al Sacro Cuore di Gesù, issata su 7 grandi colonne in pietra ed un grande basamento tronco-conico
Difficoltà: Facile sentiero molto attrezzato per i turisti con corrimano.
Accesso: dal basso essa si raggiunge dalla Val di Susa, provenendo dalla statale 25, deviando a sinistra per Meana – Colle delle Finestre (prima di Susa) e proseguendo per il Colle delle Finestre fino al Km. 10 (parcheggio nei pressi della partenza del sentiero con cartello in legno).
Dislivello totale: circa 100 m in totale
Storia della Statua: Sul Colletto di Meana, un esile sentiero di crinale conduce a quest’appicco roccioso. L’idea di costruirci sopra un monumento fu dell’allora Vescovo di Susa Umberto Ugliengo. Già nel 1932 aveva già pensato di “erigere una grande statua del Sacro Cuore sulla vetta di uno dei monti dominanti questa valle». La località più adatta venne individuata nella vetta del Monte Fasolino o Fassolino (nome originale) nel Comune di Meana di Susa. Un punto panoramico con lo sguardo sulla conca di Susa dall’Ambin al Monte Musiné. Il Comune di Meana erogò all’epoca ben 80 mila lire che con altre offerte concorsero alle spese per la costruzione. La realizzazione dell’imponente statua, è alta 3,80 metri e fu affidata allo scultore Guido Capra. La fusione avvenne utilizzando circa undici quintali di materiale offerto dal Ministero della Difesa. Il carbone lo offrirono le Ferrovie dello Stato e la cera i parroci della diocesi. La statua è stata trasportata da Torino a Susa a cura di un gruppo di operai dell’ASSA. Lungo il bordo una scritta in capitale romano a lettere di bronzo recita: “VENITE AD ME OMNES A. D. MCMXLVIII”. Con il concorso di migliaia di pellegrini giunti da ogni parrocchia della valle e di autorità, la solenne inaugurazione avvenne il 6 giugno 1948.
Ore salita: 0,25 h (15 minuti un po’ tirati sono quelli indicati dal cartello posto alla partenza). Ore ritorno: 0,20 h (a passo lento). Totale ore: 0.45 h
Descrizione itinerario: Dallo spiazzo di parcheggio, posto a 50 metri più in alto rispetto al sentiero iniziale, posto a lato della stradina (slargo) prendere il sentiero super segnalato con corrimano (corda) e scalini molto agevoli. Segue un tratto in salita nel bosco che porta a un pianoro, Si prosegue, prima in leggera salita, poi in piano per un lungo tratto fino all’impennata finale di nuovo servita da corda come corrimano per i turisti meno avvezzi alle salite, fino ad arrivare all’ampio quanto panoramico slargo prativo della vetta su cui si erge la statua del Cristo Redentore.

Per affacciarsi con sicurezza sulla pianura sono state poste delle ringhiere protettive.
Discesa: dalla cima per l’identica e unica via di salita.
Data fatta: 15 agosto 2023

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