Scialpin.arte – Tributo d’artista ad artista

Come da titolo, la visione del nostro Artist in Residence Alessandro Vicario s’incarna in occasione dell’uscita all’Arp Vieille in un omaggio al grande Samivel. L’ispirazione, ha raccontato il Nostro alla Redazione, viene dal gracchio che ha vegliato sui nostri passi verso la vetta.
Il nostro Ale utilizza spesso, come avete avuto modo di apprezzare, la tecnica mista per le sue opere; in quella che ci ha omaggiato questa settimana vi invitiamo ad apprezzare l’inserimento di pennellate di caffè per dare forma alle barre rocciose che delineano e contengono i pendii che abbiamo risalito e sciato.

Chi poi si appassionasse a qualunque argomento nel quale si ritrovi a inciampare, soffrendo come la Redazione di una forma cronica di Fear Of Missing Out, non perda l’occasione di riguardarsi i ben noti acquerelli del sommo Samivel e di incuriosirsi sui paesaggi realizzati con la tecnica del Coffee painting dall’artista thailandese Pornchai Lerthammasiri.

Alessandro Vicario, Il gracchio vigila verso l’Arp Vieille, 2022, caffè, acquerello, inchiostro, tempera

Uscita 5, 06.03.2022: Arp Vieille

Alla conquista diagonale della nostra cima – foto Gianberto Picca Garino

Quando si ritrova a sfornare cappelli introduttivi random per le relazioni delle gite, alla Redazione sovviene ogni volta di quel novembre dell’ anno del Signore 2011. La politica italiana stagnava – incredibilmente – nelle consuete, ben note acque torbide dell’ennesima crisi di governo. Fastidiosa come un attacco di candida ad agosto. Tristanzuola come il riso avanzato, ormai scotto e smollato, che ti tocca finire dopo due giorni perché o sei no waste o sei una persona orribile. Il popolo tutto, al solito, ce ne aveva dueballecosí. Ma grazie al cielo esiste, resiste la satira e quel genio del male di Metilparaben si inventò il generatore automatico di governi tecnici. Bastava un allegro refresh alla pagina per cambiarne la composizione, in un loop inebriante. La compulsione a reiterare CTRL + F5 era incontrollabile. Se ne agevola di seguito il link:
http://metilparaben.blogspot.com/2011/11/generatore-automatico-di-governi.html?m=1
La Redazione non nasconde di sognare a occhi aperti che qualche Mr. Robot prestato allo scialpinismo aggeggi un generatore automatico di preamboli e relativo companatico di relazioni da attivare effortless il lunedì mattina per servire la narrazione delle imprese della Scuola bella croccante come un croissant di pasticceria. Ma tant’è.
Questa settimana l’Aggregato per Eccellenza ci soccorre nuovamente (ma tenga bene a mente che la saga di Batman ha tipo milacento film, quindi non si consideri ancora congedato) e leggiamo di seguito il suo provvidenziale contributo al mantenimento del necessario ordine cosmico gita/relazione/slideshow. Grazie, Ico. Ognuno ha l’angelo custode che merita (NdR: santo cielo!).
Se tale scansione saltasse, vedreste comparire nel cielo Quattro Cavalieri. E andrebbe molto, molto male.

Ecco perché qui potete agevolmente cliccare e godervi lo Slideshow con le foto della gita.

6 marzo 2072 (duemilasettantadue)

V° gita della Scuola di Sci Alpinismo CAI UGET – Mont Arp Vieille

Anche per questa quinta uscita la meta è la Val d’Aosta, l’unica destinazione dove contiamo di trovare neve a sufficienza.

Appuntamento sempre alle 06.00, in Corso Giulio Cesare. 

I contagi sono in significativo calo, ma meglio mantenere il distanziamento, la variante Sigma-Tau quater è insidiosa. Quindi niente aliscafo per Aosta, salpiamo dal molo dietro il McDonald’s con le nostre imbarcazioni.

Ormai quasi tutti gli equipaggi si sono abituati ad una breve sosta colazione; noi attracchiamo alla spettacolare la Pasticceria Dupon, alle palafitte di Villeneuve.

Prua verso la Val Grisanche, fino a Bonne. Qui ormeggiare non è facile; c’è anche un’altra Scuola (neve poca, si è detto, quindi tutti qui stiamo). Tra barche e pedalò, con un po’ di fatica, troviamo un buchino.

Calziamo le infradito e partiamo di gran carriera. Pure troppo. Prima bisognerebbe fare i gruppi, ma qualcuno è già andato avanti: un equivoco, Enzo ha detto: “Aspettate tutti ai nidi di gabbiani”, qualcuno ha capito “pellicani”, ed è andato su.

Avanziamo tra prati di girasoli, sotto un bel sole. Dopo qualche tornante, a circa 2.200 mt., superiamo l’alpeggio dell’Arp Vieille, e poi – totalizzando circa 1.200 di dislivello – raggiungiamo la punta,  a quota 2.963. Panorama spettacolare, il Ruitor svetta dinanzi a noi.

L’ostensione della neve è prevista per mezzogiorno, e noi siamo puntualissimi: gli addetti della Regione Valle d’Aosta scostano i teloni, e davanti a noi appare un bel pendio di neve, candida, bianca bianca. Proprio come me la ricordavo! Saranno ben 50 metri! Ci godiamo proprio le tre, quattro serpentine. I soliti scalmanati vorrebbero ripellare, ma gli addetti sono intransigenti: una discesa a testa.

Che bella giornata! Se al ritorno vediamo le balene all’altezza di Ivrea posso veramente dire di essere felice!

Note tecniche (per non essere pensionato anzitempo dal Direttivo) 

Alla partenza il termometro segna –9, ma la salita è su pendii assolati, assolutamente gradevole, fa quasi caldo.

Discesa su neve tendenzialmente dura, ma insidiosamente mutevole.

Sosta ricerca Arva. Dai gruppetti sparpagliati nell’ampio vallone provengono urla “Non respira, non respira!”. Ormai si è presa confidenza con Artva, sonda e pala, e l’obiettivo degli istruttori è alzare il livello di stress..

Un gruppo scava una truna: doppio ingresso, due camere, cucina. Peccato non dormire qui.

Avvisi

Giovedì prossimo, parrocchia dei Santi Angeli, il Direttivo della Scuola organizza una  veglia di preghiera per la neve. Intervenite numerosi.

Cavùr

Quinta gita: ci siamo

Gentilissimi tutti,
conducendo una rapida ricerca per individuare qualche ispirazione legata al significato del numero cinque, la Redazione ha appreso che questo si lascia ricondurre all’evoluzione verticale, al movimento progressivo e ascendente. E con questo stiamo, pare proprio adatto ai nostri scopi.

Per la quinta gita ci condurremo tutti nuovamente in Valle d’Aosta, del resto non sfugge nemmeno ai più distratti che le precipitazioni nevose continuano a farsi desiderare sulle restanti porzioni di arco alpino a noi vicine. Domenica 6 marzo appuntamento alle consuete 6:00 – un orario che ormai non ci fa più alcun effetto – nel solito punto di incontro delle altre gite da quelle parti.

Ci vedremo quindi, rigorosamente super on time, nel parcheggio sul retro di McDonald’s alla confluenza di Corso Giulio Cesare con Corso Vercelli, con ingressi sia da Corso Vercelli che da Corso Giulio Cesare.

Once more, with feelings, ecco il caro link ai nostri punti di ritrovo: Ritrovi.

A domenica.

Gli istruttori della SSA

Scialpin.arte – l’opera della settimana

Il nostro ormai celeberrimo Alessandro anche in occasione dell’ultima uscita ha ingentilito con tratti sapienti le linee che leggiamo delle montagne, modellando con la trasparente nitidezza dell’acquerello un’asprezza materica che è tale solo per chi non la guarda con gli occhi un po’ a cuore dello scialpinista. Vi proponiamo la più recente acquisizione della nostra galleria Scialpin.arte alla soglia del weekend tra una gita e l’altra del nostro corso SA1, perché ci pensiate un pochino così come noi volgiamo immaginarvi nel bianco e nel blu.

Alessandro Vicario, Verso la Costa Serena, 2022, acquerello su carta

Uscita 4, 20.02.2022. Costa Serena da Planaval

Ristoro e descanso all’Alpe Rantin (foto @Stefano Bertolotto)

Chi si ritrovi un filino ansiato, come schiacciato dalla percezione di un’ineludibile aspettativa sociale a essere sempre sul pezzo e senza tentennamenti provi a figurarsi che vitaccia deve essersi smazzato per tutta la carriera Giorgio Forattini. Una vignetta al giorno, sulla prima pagina di un quotidiano a tiratura nazionale, contrattualmente vincolato a riuscire sempre graffiante, brillante, sagace. Sempre.
Any given uscita la Redazione individua l’autore della relazione del giorno nel mucchietto stropicciato dei gitanti appena rigurgitati dalle auto, inermi, cacciando un cipiglietto da decimazione e salda nella convinzione di somministrare al fortunato prescelto una pillolina di stress dalla caratura pari a mezzo Tic Tac. Mica il poderoso pallet di nevrosi che la quotidiana produzione di contenuti arguti deve avere ingenerato nel noto vignettista. Che poi magari è sempre stato un uomo in armonia con se stesso e col cosmo, ma grazie al cielo nel presente testo contraddittorio non datur.
Questa settimana abbiamo messo all’opera niente meno che un collettivo, quasi una gemmazione nella Valle di Planaval del Luther Blisset Project, i cui membri in questa circostanza, con grande magnificenza, rinunciano alll’anonimato: Claudia Canuto, Matteo Gallo, Francesco Tasca. Grazie cari!

Intanto, tra intro e testo, vi trovate anche lo Slideshow con le foto della gita.

DIALOGO FRA TRE SCIALPINISTI SMEMORATI

Sono ricordi di pietra le borgate,
intarsi nella montagna.
Matteo Meloni

SCENA PRIMA

Tramonto, terrazza della Jolie Bergere (loc. Planaval)

Di fronte a una birra, tre scialpinisti ricordano i momenti migliori della giornata.

Gli ultimi raggi di sole, la stanchezza della gita: i ricordi affiorano e si mischiano ai sogni…

FRANCESCO: Che bella gita! 

CLAUDIA: Davvero… hanno scelto una meta vicino a casa!

MATTEO: E poi per una volta ci siamo svegliati con calma!

FRANCESCO: Già… finalmente!

CLAUDIA: Il ritrovo alle 8:00

FRANCESCO: e la pausa caffè in autogrill

CLAUDIA: e poi sul pullman puoi ancora farti una dormita 

MATTEO: Che bello non doversi preoccupare della guida e della strada!

CLAUDIA: Almeno in autostrada non c’era la nebbia

FRANCESCO: ottima visibilità

MATTEO: se dici che sei della UGET al casello ti fanno lo sconto

FRANCESCO: In ogni caso avevamo il navigatore

MATTEO: e la strada era semplice

CLAUDIA: forse ho visto auto salire per prati, ma non sono sicura!

FRANCESCO:  Però non abbiamo dovuto mettere i coltelli!

MATTEO: Rimasti in fondo allo zaino

CLAUDIA: Che meraviglia il pranzetto sulla cima… 

FRANCESCO: mangiare senza guanti, in un posto riparato

MATTEO: Il panorama dalla cima? 
FRANCESCO: Impagabile

CLAUDIA: Cima o cime?

MATTEO: Ma che cima abbiamo raggiunto? 

FRANCESCO: Punta Serena?

CLAUDIA: Colle Serena?

MATTEO: Cresta Serena?

FRANCESCO: ma almeno la neve…farina pura!

MATTEO: che sciata, che curve!

CLAUDIA: ma tanto non le sai fare le curve belle

FRANCESCO: Dopo pranzo un riposino, scaldati dal sole tiepido

CLAUDIA: Figurati se a qualcuno viene in mente di ripellare

FRANCESCO: però oggi abbiamo imparato a usare la barella!

CLAUDIA: finalmente!

MATTEO: Era la barella o la bussola?

CLAUDIA: meno male che nessun gruppo ha sciato sul prato per tagliare i tornanti al ritorno!

FRANCESCO: o sulle pietre

MATTEO:  E che salvezza le acciughe al verde all’arrivo

CLAUDIA: e un bicchiere di vino rosso

FRANCESCO: alla fine però queste giornate sono belle

CLAUDIA: si davvero, bella gita, posti stupendi e istruttori fantastici

MATTEO: talmente belle che alla fine dimentichi tutte le fatiche

[finisce la birra ed è ora di tornare a casa]

CLAUDIA: ciao ragazzi! ci vediamo fra due settimane!

MATTEO E FRANCESCO: se non ci sospenderanno per questa relazione del c***o

Note tecniche (per non farci sospendere dagli istruttori!) 

20/02/2022 – 4° uscita SA1: Costa di Serena (2785 m) da Planaval (AO)

Dal parcheggio di Planaval – (1762 m) situato dietro al ristorante- prendiamo la strada poderale che sale in direzione NE alla base della Testa dei Frà. In queste condizioni di innevamento, non vi è stata alcuna possibilità di tagliare i diversi tornanti nè in salita nè in discesa (qualche istruttore ha tagliato un paio di curve con il suo gruppo!). Attualmente sulla strada poderale sono presenti alcuni conoidi di neve ghiacciata che ostacolano il passaggio, infatti possono essere utili i rampant.

Seguendo la strada poderale, superata quota 2200, si può individuare Col Serena in cima al canalone che si sviluppa a NE. Ma non è la nostra meta, quindi si punta in direzione N verso il visibile Alpe Rantin (2345 m). Raggiunti gli edifici, risaliamo direttamente sopra l’alpeggio verso il colletto che permette l’ingresso al pianoro superiore. Si prosegue in direzione N per i dolci pendii del vallone che termina con il colle della Costa di Serena (2675 m). Saliamo sulla punta a sinistra del colle (2785 m) per poi scendere, ripellare e giungere in cima ad una seconda punta a SE (2736 m).

Scendiamo sullo stesso itinerario di salita che, esposto a sud, offre una morbida neve trasformata.

Francesco Tasca, Matteo Gallo e Claudia Canuto

Quarta gita: vamos (info)

Hi guys (cit.),
con la quarta gita siamo ormai in pieno tunnel, el, el, el del divertimento, altro che fuori, dove si ritrovava chissà perchè il capellone di Molfetta nel 2003 (forse non è scialpinista?).

Ce ne andremo belli allegri in Valle d’Aosta, quindi stessa spiaggia, stesso mare: domenica 20 febbraio appuntamento alle 6:00 (l-e s-e-i) nel solito punto di incontro delle altre gite da quelle parti.

Siateci, puntuali e organizzati, a Torino, nel parcheggio sul retro di McDonald’s alla confluenza di Corso Giulio Cesare con Corso Vercelli, con ingressi sia da Corso Vercelli che da Corso Giulio Cesare.
Vi vogliamo piccola truppa di orologi svizzeri.

Vi riproponiamo anche questa volta il link ai nostri consueti punti di ritrovo: Ritrovi. Sarà già stato servito, ma è sempre valido, come la pasta al forno riscaldata.

A domenica.

Gli istruttori della SSA

Scialpin.arte cresce

La collezione della galleria d’arte montana e scialpinistica della SSA Cai UGET si consolida questa settimana con una nuova acquisizione.
Il nostro Alessandro Vicario, promosso a furor di popolo a una residenza d’artista stabile (lo apprende in questo momento), ci propone questa settimana un’opera che evoca l’arrivo alla luce della comitiva di scialpinisti nel momento in cui questa giunge a ingentilire i pendii. E’ l’artista stesso a spiegare che il riferimento al giorno che scende nel titolo del dipinto rimanda a “quel montanaro di Ferretti Giovanni Lindo, che dice che sulle terre alte la notte non scende, ma sale“.
Per assonanza proprio con l’immenso GLF, che definiva Ginevra Di Marco come “una voce d’angelo, a contenermi e a graziarmi“, anche noi ci ritroviamo riscattati, attraverso i tratti di Alessandro, dalla bruta materialità scialpinistica del sudore e del fiatone. Mica niente.

Se, guardando il disegno, volete farvi del bene, ascoltate qui https://www.youtube.com/watch?v=3h2b-h4Nz3Q
La bellezza, in qualunque manifestazione si incarni, non ha controindicazioni.

Alessandro Vicario, Il giorno scende all’alpe Tsa de Flassin, 2022, acquerello e penna gel

Uscita 3, 06.02.2022: anticima del Flassin

“La progressione verso la cima”, scatto d(ell)’autore

“Il vento fa il suo giro” è il titolo di un eccezionale film di Giorgio Diritti del 2005, un condensato di poesia, ambiente, sentimenti forti nelle viscere, doloroso e inebriante. Quasi come il sommesso, rassegnato rimuginio interiore ingenerato nei gitanti dall’arietta che soffiava cattivella domenica mattina nella parte bassa del vallone del Flassin, noto freezer. Il giro è arrivato e, guadagnati nuovi pendii solatii alla Tza de Flassin (le baite, insomma), l’aria mossa non sarebbe stata sufficiente nemmeno a gonfiare il favoloso abito di Marylin Monroe sulla grata della metro di NYC, come nella celeberrima scena di “The seven year itch” (per rimanere in campo cinematografico). Vamos a godercela, allora, la fine di questa salita, con sorrisoni che ricompongono mascelle non più irrigidite dal freddo.
Questa settimana la Redazione ha graziosamente accolto l’accorata richiesta di Elisa Gilli di poter essere nominata penna della scuola dalla conca del Flassin. Ecco il suo testo: con grande fair play l’autrice denuncia l’irrinunciabile collaborazione di Riccardo Foresto nella stesura, nonché nella scelta dell’immagine che hanno individuato per accompagnarla.
Enjoy!

E come in un cocktail mangia e bevi, vi serviamo anche lo Slideshow con le foto della gita. Gli scatti di questa settimana sono di Bertolotto, De Nicola, Francone, Garolini, Quaranta e Vecchio: grazie agli autori per averle condivise!

“Non c’è due senza tre”.

Così il nostro corso procede con la terza gita e, ahinoi, l’ora della sveglia viene anticipata. 

Al ritrovo tante espressioni assonnate ma accomunate dalla stessa voglia di metter gli sci ai piedi dopo una settimana di break. Quale la destinazione? 

Quest’anno la scelta della gita è un arduo compito per gli istruttori. La neve al suolo è poca e chi ama la powder dovrà chetare il proprio animo ancora per un po’. Inoltre questa settimana il Föhn ha soffiato forte scaldando ancor più questo già insolitamente mite gennaio. Tenendo conto di tutte le variabili che cercan di trasmetter a noi allievi, i nostri istruttori hanno fatto ricadere la scelta su un grande classico della Val d’Aosta: Monte Flassin, Valle del Gran san Bernardo.

Sopraggiungendo a destinazione, ci guardiamo fuori dai finestrini un po’ perplessi: i pendii che ci circondano sembrano completamente pelati. Ci aspetteranno forse ore di portage (ndr. pratica masochista diffusa nello scialpinismo)? 

Arriviamo nella frazione di Saint Oyen, a quota 1.370m, dove parcheggiamo e veniamo accolti da un freddo pungente. La presenza di un bar ci fa sperare in un caffè caldo prima di iniziare, ma, poiché è chiuso, non abbiamo altro modo di scaldarci se non incominciare a muover le gambe, ovviamente dopo aver diligentemente completato il check ARTVA. Sci ai piedi e direzione Nord, verso un vallone incredibilmente tutto imbiancato.

L’itinerario di salita presenta inizialmente ampi pendii lievi e prosegue regolare serpeggiando all’interno di un bosco solcato da un torrente. Al termine della radura veniamo accolti da un vento gelido che non riesce però a distoglierci dallo splendido paesaggio: si intravedono alcuni alpeggi e, più in lontananza, Mont Flassin e la Tete Cordellaz.

Finalmente lontani dalle piste!

Durante la salita le nostre orecchie sono pronte a captare gli insegnamenti degli istruttori e i nostri occhi notano attenti tutti i particolari: le cornici sulle creste che segnalano la direzione del vento degli ultimi giorni, l’altezza degli alberi nei canaloni circostanti che ricorda l’origine delle valanghe staccate negli anni precedenti. Ci si rilassa ma, cito la prima frase che ci ha detto il diretùr: “Quando si fa sci alpinismo si pensa allo sci alpinismo. I pensieri per il lavoro, la famiglia, la lavatrice, etc etc rimangono a casa”.  Il bello è anche questo!

Una volta raggiunti gli alpeggi veniamo finalmente baciati dal sole e facciamo una sosta veloce prima di ripartire. Qui l’ambiente inizia a diventare più impegnativo, i pendii si fanno più ripidi e richiedono qualche gucia (o gruccia?) …insomma, qualche inversione, ma la meta ormai è vicina e la voglia di arrivare compensa la fatica.

Giungiamo al colle del Monte Flassin, quota 2620m, appena sotto l’anticima e restiamo senza fiato: non tanto per i 1300 m circa di dislivello, quanto per lo stupore della vista che ha riempito i nostri sguardi. Sua maestà il Monte Bianco proprio di fronte a noi e all’orizzonte la cornice delle Alpi che si staglia su un cielo così limpido da permetterci di vedere anche il Cervino e il Monte Rosa. Esiste un posto migliore dove prenotare per il brunch della domenica?

Con gli sci ai piedi percorriamo il primo ripido pendio di discesa e assistiamo ad una simulazione di soccorso valanga preparata dai nostri istruttori. Bravi e temerari!

Proseguiamo la nostra discesa verso il bosco. La neve, anche se cambia e richiede gambe pronte ad accogliere le sue diverse forme e consistenze, a tratti è incredibilmente bella e invernale. Raggiungiamo infine il parcheggio e incrociamo gli sguardi stanchi ma soddisfatti dei nostri compagni di salita: complimenti a tutti!

Ahimè ancora costretti a rinunciare al lauto banchetto di fine gita, alcuni di noi trovano consolazione in una birra ghiacciata al bar del parcheggio. Non c’è fatica senza premio… dico bene?

A presto!

Elisa e Riccardo

Appuntamento per la terza gita

Non c’è due senza… terza gita. Ci siamo quasi!

Non vi sarà sfuggito che stiamo rosicchiando senza pietà scampoli del vostro sonno e, per non smentire la tendenza, domenica 6 febbraio ci incontreremo alle 6:00 (legitur sei e zero zero) nel tradizionale punto di incontro per la Valle d’Aosta, come per la prima gita.

Siateci, decisi e precisi, a Torino, nel parcheggio sul retro di McDonald’s alla confluenza di Corso Giulio Cesare con Corso Vercelli, con ingressi sia da Corso Vercelli che da Corso Giulio Cesare. As usual, puntuali e veloci nel compattare le auto e abbreviare tale rituale necessario, ma – diciamocelo pure – c’è ben di meglio.

Qui comunque vi riproponiamo il link ai nostri consueti punti di ritrovo: Ritrovi

A domenica.

Gli istruttori della SSA

Habemus INSA

Habemus papam da mo, Presidente della Repubblica da poco, ma non ci basta mai e da ieri la nostra Scuola ha tre nuovi Istruttori Nazionali di SciAlpinismo.
Complimenti a Raffaele Francone, Giuseppe Geninatti e Gianberto Picca Garino per avere brillantemente (ça va sans dire) concluso le impegnative prove dell’ anno di corso. Siamo da sempre orgogliosi di loro, abbiamo tifato con passione in questi mesi, in cuor nostro ben certi del risultato finale: chi già li conosce, sa bene di che razza di fuoriclasse stiamo parlando.
Nella prossima uscita faremo loro i complimenti di persona e il consiglio spassionato è quello di approfittarne in sede didattica, anche perché le celeberrime gambe leste dei nostri eroi li rendono virtualmente irraggiungibili in natura, qualora li incrociaste nella loro attività scialpinistica personale.

Qui sopra i nostri gloriosi Raf, Giuse e Gian se la sorridono alla grande con Flavio e Marco della Sucai ed Eugenio della Scuola intersezionale Valli Pinerolesi: congratulazioni anche a loro da parte di tutti noi! Il Cai è un Sodalizio che trascende Sezione o Scuola di appartenenza e i ragazzi ce lo stanno dimostrando con semplicità e spontaneità. Il lieto finale di questo corso INSA, per citare il grande Lino Banfi, “E’ una vittoria di tutto il bar“.

NdR (per i cicapui): nel titolo l’acronimo è trattato come indeclinabile, non si dica che andava utilizzato un accusativo plurale.

Gli istruttori della SSA