Due corsie automobilistiche parallele non si separano mai a meno che fra esse vada rispettata l’orma del genio.
Così avviene in Valle dell’Orco, dove un sasso, fregiato da una spaccatura verticale al centro, ha imposto un insolito rispetto ai costruttori di strade che normalmente non guardano in faccia niente e nessuno. E’ il masso Kosterlitz, e costituisce la lezione di fisica superiore che Mike Kosterlitz, scalatore scozzese a Torino per studio, diede nell’alba del Nuovo Mattino ai suoi amici torinesi senza macchia, né paura.
Fu Roberto Bonelli il primo a capire la formula di quella fessura e tradurla in gesti latini. Doloroso e stupefacente è il fatto che lui ci abbia lasciato su una doppia di merda proprio negli stessi giorni in cui Mike vedeva riconoscere la grandezza delle sue ricerche in fisica con l’attribuzione del premio Nobel.
I grandi fisici, al pari dei rocciatori visionari, hanno da sempre combattuto la forza di gravità, troppo generale, banale e dominante per poter affascinare dei cuori ribelli. Archimede la sconfisse nella vasca da bagno, dando via libera all’arte dell’immersione subacquea , altri ricercatori pur restando affascinati dalla dimostrazione di forza che solo una parete verticale può dare, hanno cercato di domarla ricorrendo all’infinitamente piccolo per trovare sconosciute forze interattive, equilibri ed appigli ancora inediti.
Altra sicura caratteristica del genio è il “passo di fianco” che permette di vedere un problema da un altro punto di vista da cui, anziché orrido e repulsivo, esso si presenta risolvibile. Mike Kosterlitz ne diede la dimostrazione a Motti e Grassi nel celebre traverso de La via del Sole Nascente, dove scoprì un modo di star su ancor sconosciuto al resto del mondo. Fu un passo di fianco per tutta la storia dell’arrampicata destinata a cambiare drasticamente come conseguenza di tali risultati e riproporre altre frontiere tra il possibile e l’impossibile. Ma la canzone da cui è stato tratto il nome di tale via esorta i giovani a non entrare nella casa del sole nascente, gran rovina dell’umanità e invece per quella via ci passò addirittura la storia dell’arrampicata destinandosi a perdere l’anima e la mente per rimanere sola coi suoi muscoli di fronte alla forza di gravità.
Effetti collaterali che non sempre l’inventore può prevedere, lezioni in cui uno ha creduto di spiegare una cosa e l’altro di capirne un’altra.
Mike Kosterlitz ha continuato ad arrampicarsi nel lato sconosciuto della fisica anche quando il corpo non riusciva più a sostenerlo nell’arrampicata estrema; sulla via che l’ha portato al Nobel ha incontrato problemi davvero difficili e li ha risolti con soluzioni inaspettate come quelle tipiche dell’arrampicata libera d’un tempo, quando il cervello veniva ancora invitato dai signori muscoli a sgranchirsi fra appigli ed appoggi.
Le orme di Kosterlitz fortunatamente non sono leggere come quelle d’uccello nel cielo, al pari di quelle del Budda, provare a ripestarle sarebbe un’ottima idea per un giovane che voglia imparare a far volare il cervello.
Andrea Gobetti