L’anello di Montestrutto: un’idea per l’autunno

Dislivello 350 m.
Tempo complessivo ore 4,00.
Difficoltà E

Si percorre l’autostrada A5 e, all’uscita di Quincinetto, ci si immette sulla Strada Statale della Val d’Aosta in direzione sud tornando verso Ivrea di 4,5 km: in un’oretta di viaggio da Torino si raggiunge Montestrutto 262 m. Si parcheggia su uno slargo della statale o sul piazzale del Frantoio Comunale. La nostra escursione inizia dal centro del paese, si imbocca via Nomaglio e si segue il sentiero con segnaletica CAI n. 881, il “Sentiero del Castagno”. La nostra prima meta è Nomaglio 571 m. ed il nostro cammino inizia da subito su una splendida mulattiera lastricata.

Un tratto della mulattiera

Poche decine di metri di cammino e di dislivello e raggiungiamo una deviazione a sinistra che ci conduce alla chiesa ai piedi del Castello di Montestrutto. Breve ed imperdibile deviazione: attraversiamo un uliveto tra affioramenti di rocce montonate e ci affacciamo sul panorama che ci accompagnerà per tutta l’escursione, un’alternanza di boschi e squarci panoramici verso il grande anfiteatro morenico della Serra di Ivrea.
Siamo nel solco principale della Val d’Aosta creato dal ghiacciaio Balteo: in basso la Dora ed un fondovalle molto antropizzato alternato a vigneti ed a gibbosità rocciose su cui si intravedono campanili e ruderi di fortificazioni e di castelli.
Dopo aver percorso solo pochi metri di cammino ci rendiamo conto dell’eccezionale microclima di questa zona al confine tra Piemonte e Valle d’Aosta. Anche i più distratti percorrendo in auto il fondovalle avranno notato i bellissimi vigneti con i tralicci in legno a pergolato retti da colonne in pietra; qui anche l’olivo è di casa e ci spieghiamo il perché del Frantoio Comunale dove abbiamo parcheggiato l’auto.
Tornati sul sentiero 881 incontriamo poco dopo il bivio con il sentiero 852 per Torre Daniele e Cesnola che coincide con la Via Francigena e dal quale rientreremo al termine del nostro anello.
La nostra mulattiera prosegue oltre che tra i Castagni tra una grande varietà di piante amanti della luce e del sole, robinie, frassini, ciliegi selvatici, pungitopo, bagolari, querce, un insieme di essenze definibile “bosco mesofilo”. Da notare la buddleia le cui bacche a grappolo erano utilizzate per la tintura dei tessuti.
Lungo il percorso incontriamo dei Piloni Votivi che giustificano il nome anche attribuito al sentiero di “Sentiero dei Salmi “. Fino agli anni 60’ del Novecento qui si svolgeva il rito delle “Rogazioni”, processioni devozionali, grande evento per la comunità, che si svolgevano tra canti e litanie invocando la benedizione e protezione dei santi raffigurati. Così al Pilone della Lisetta si pregava Santa Marta (protettrice delle casalinghe e delle cuoche) e San Pietro (protettore di fabbri, mietitori e muratori); al Pilone della Pota si pregava San Bartolomeo (protegge dalle malattie della pelle), Sant’ Antonio da Padova (protettore di fornai e contadini nonché protettore da ogni tipo di contagio), Santa Caterina (protettrice delle lavandaie, delle sarte, delle ragazze da marito, ecc.); al Pilone del Mulino di Sotto oltre la Madonna del Rosario e San Pietro si pregava Santa Margherita (protettrice delle partorienti e degli agricoltori).
Arrivati a Nomaglio 571 m dopo neanche un’ora di cammino, svoltiamo a sinistra sempre sul sentiero 881. Prima una breve deviazione a destra tra le case del paese per vedere “il burnel”, un monolito di pietra pesante varie tonnellate, oggi usato come vasca per una fontana ma probabilmente lavorato ed utilizzato come sepoltura in epoca Longobarda. Per una sosta gastronomica è anche consigliabile la vicina ed onesta trattoria.
Su asfalto, lungo la via Maestra, costeggiamo l’area pic-nic e, superata la chiesa di San Grato (protettore dei campi contro le tempeste) con il suo piccolo cimitero, imbocchiamo via San Giovanni seguendo la segnaletica rosso-arancio. Poche centinaia di metri ed ecco in una splendida radura la chiesa di San Giovanni della metà del 600’. Qui, adiacente alla parete laterale, una scala in pietra ci immette su un sentiero che inizia alle spalle del piccolo edificio.
Adesso la nostra escursione cambia radicalmente aspetto: il sentiero si sviluppa con continui saliscendi tra boscaglia e rocce montonate, raggiunge un pilone Votivo dedicato a San Giuseppe (raffigurato con gli strumenti del falegname) ed a Santa Teresa d’Avila (invocata contro le malattie di cuore). Imperdibile il panorama e le piccole marmitte glaciali sulle ultime roccette prima che il sentiero si immetta nella vegetazione raggiungendo la soprastante strada asfaltata che attraversiamo proseguendo lungo le poche ma evidenti tracce nel prato a monte.
Poche decine di metri e ci immettiamo in un bel sentiero delimitato da muretti a secco che scende verso Settimo Vittone. A causa della scarsa frequentazione di questo tratto potremmo incontrare rovi ed erbacce che ci potrebbe costringere ad aggirarlo per un breve tratto. Dopo poco incontriamo nuovamente la strada asfaltata che seguiamo per poche centinaia di metri, raggiungiamo un gruppo di abitazioni rurali e subito dopo aver superato il cartello stradale con il nome della località Gen giriamo repentinamente a sinistra. Alla prima casa imbocchiamo a destra il poco visibile sentiero sempre segnalato 881 che dopo pochi metri si trasforma in un’altra bellissima mulattiera lastricata che senza più deviazioni ci conduce fino al fondovalle nei pressi di Settimo Vittone.
Al termine della discesa incrociamo la Via Francigena e ritroviamo le indicazioni per Montestrutto lungo il sentiero 852 che percorreremo per chiudere il nostro anello.

Quest’ultima parte del percorso è bellissima. Praticamente pianeggiante si sviluppa tra massi erratici costeggiando i pergolati dei vigneti.

Giorgio Gnocchi