Tutti gli anni a gennaio alla presentazione del corso di scialpinismo rimango piacevolmente colpita dall’incremento delle allieve iscritte al nostro corso. Ma a pensarci bene non c’è molto da stupirsi: questo sport è fatto di fatica, determinazione e passione sostantivi che noi donne sappiamo far nostri! La soddisfazione degli istruttori di vederle abbandonare le loro incertezze e illuminarsi in volto a ogni meta raggiunta non ha davvero prezzo. E allora perché non lasciare loro lo spazio di queste pagine per raccontarci come hanno vissuto quest’anno di scialpinismo?
«L’idea di iscrivermi ad un corso di sci d’alpinismo girava in testa già da un paio di anni. Mi era nata mentre ascoltavo i racconti di amici Valdostani di gite in valli bianche dove gli unici rumori erano quelli del vento e delle pelli che scivolano sulla neve. Ogni anno una scusa diversa per rimandare. Poi ti svegli una mattina e decidi che quei racconti vuoi viverli di persona e prendi il coraggio di iscriverti. Le tue amiche ti prendono per pazza, ti incoraggiano con frasi del tipo, ma alla tua età non sarebbe meglio iscriversi ad un corso di cucina oppure imparare a fare la maglia? Non ci riuscirai mai… Stiamo parlando di classe 1965. La montagna ti piace, ci vai d’estate. Perché non andarci anche d’inverno, con la seggiovia sono capaci tutti ad arrivarci, tu vuoi faticare ad arrivare lassù, sai che verrai ripagata dallo spettacolo della natura.
Ti iscrivi da sola, vai alla presentazione del corso, ti sembra di essere un’aliena in un mondo di personaggi mito che compiono delle imprese da capogiro. Poi frequentando il corso, capisci che sei in un ambiente di persone accoglienti e generose, che cercano di trasmetterti oltre alla passione per la montagna anche le nozioni sulla sicurezza ed rispetto dell’ambiente.
Arrivano le prime uscite, e cominci a domandarti se in fondo in fondo le tua amiche non avevano poi ragione. La fatica della salita sì, ma la parte più dura è la discesa, quando tutti dicono che arriva il bello, tu sei lì terrorizzata, il fuori pista e chi l’ha mai fatto… pure il bosco, la neve fresca ed evitare di finire contro un albero! Arrivi al pullman sfinita ma felice. La sera a casa ripensi a quello che hai fatto e ti stupisci, non ti capaciti di aver fatto tutto quel dislivello, di aver attraversato un bosco in neve fresca, ma eri proprio tu! Certo, ci sono ampi margini di miglioramento… lo stile era un po’ terrificante, ma hai vinto. Per me, oltre allo sport, lo sci d’alpinismo offre la possibilità di andare oltre i limiti imposti dalla mia mente, di superare le paure, così, anche le difficoltà del quotidiano mi sembrano più facili da affrontare.
Attendi con trepidazione la prossima gita, vuoi migliorare e superare quei limiti, vuoi riprovare l’adrenalina dell’avventura ed ammirare le nostre valli con i loro spettacoli mozzafiato. E poi, così per caso, trasportato dalla neve su cui sei caduta, la mano amica dell’istruttore o del tuo compagno di corso che ti aiuta a rialzarti sempre pronta, ti arriva un pensiero. Hai chiaro quale sarà il tuo obiettivo per festeggiare il compleanno del 2025… tu classe ’65… affrontare il Monte Rosa con gli sci d’alpinismo… qualche anno di duro lavoro… ma sai che soddisfazione!»
PATRIZIA
«Quando ho iniziato il corso di scialpinismo dell’Uget sono rimasta impressionata dal numero di ragazze, giovanissime e meno giovani, che come me avevano scelto di mettersi in gioco calzando scarponi e pelli e cimentandosi in una attività così faticosa e severa. Consultando il sito della scuola avevo sorriso nel vedere, tra le foto, una gallery dedicata alle ragazze del corso: pensavo fossero state menzionate in quella specifica sezione del portale, come si fa con le rarità che arrecano lustro e incuriosiscono. Oggi, dopo aver frequentato parte del corso e aver conosciuto molte compagne di gita, posso affermare che non c’è nulla di strano.
La montagna affrontata con sci e pelli è sempre sostantivo femminile, così come lo sono la tenacia, la pazienza, l’abnegazione e la volontà di oltrepassare i propri limiti. La costanza, il sacrificio e il calcolo insisti nell’indole dello scialpinista trovano parallelismo perfetto nelle caratteristiche storiche della donna, contemporaneamente impegnata a crescere i figli, badare alla famiglia, essere bella e primeggiare al lavoro. A questo si aggiungono le componenti più ludiche, ovvero il divertimento della discesa e la voglia di esplorazione tipici dello scialpinismo, che perfettamente si sposano con la curiosità “donna”.
… E poi si sa… “Girls just wanna have fun”!»
SILVIA
«Non è stato difficile riconoscere che essere figlia e nipote di scialpinisti ed aver partecipato in passato a qualche sporadica gita non faceva di me una scialpinista. Questo accenno di presunzione è svanito come neve al sole non appena, con il corso di scialpinismo del CAI UGET, ho rimesso scarponi ai piedi, sci e attacchi in modalità salita.
Ho compreso bene che lo scialpinismo è fatica e sudore, fiato corto e battiti veloci, almeno per chi come me non è allenato. Ma nonostante tutto, sono quasi indescrivibili le sensazioni che trasmette il procedere lento (nel mio caso) nella portentosa cornice alpina, immersi nella neve,candida, che ne imbianca le vette e gli aghi dei pini sempreverdi. Personalmente si alternano sensazioni di stupore, meraviglia e, una volta raggiunta la meta, sollievo.
Non solo, sto imparando che è un’avventura imprescindibile dalla scrupolosa analisi degli itinerari, attenta a bollettino valanghe e condizioni metereologiche, presenti e passate; e poi una volta sul campo, o farei meglio a dire sulle montagne, dall’osservazione di pendii, esposizioni, accumuli e coesioni…
Ringrazio pertanto la famiglia e soprattutto la sorella per avermi avvicinato a quest’intrigante esperienza e gli istruttori e gli allievi del corso con i quali la sto condividendo.»
CHIARA
«Finalmente mi sono decisa e mi sono iscritta! Quale occasione migliore per iniziare a praticare lo scialpinismo se non frequentando un corso Cai? Quantomeno, pensavo al momento dell’iscrizione, avrò più occasioni per andare in montagna, potrò tenermi in forma facendo sport all’aperto, respirando aria pulita. Sarò motivata a frequentare le lezioni, anche quelle teoriche, e finalmente potrò anche io elevarmi a scialpinista, snobbando gli impianti di risalita e quelle stupide e inutili ovovie riscaldate che vanno tanto di moda.
In pratica, nella mia mente ero già un’alpinista professionista, che Messner al confronto non era che un semplice avventore di ovovie riscaldate. Dopo quattro gite, le prime della mia vita, ho trovato parecchie motivazioni che confermano la bontà della scelta di questo corso: ad esempio, la sensazione di perdere i polmoni arrancando in salita, unita all’impressione di trascinare due massi ai piedi, due pesanti corde alle mani ed un macigno sulla schiena, è qualcosa di unico. Provare per credere.
La discesa, poi, non ve la racconto nemmeno: se potesse, la neve si ribellerebbe alla vista delle tracce lasciate da un passaggio incerto e sgraziato di un corpo molle e senza più forze, che
spreme le sue ultime riserve nel tentare di reggersi in piedi ed evitare l’albero che si sta pericolosamente avvicinando. E poi, la montagna d’inverno, ah che spettacolo! Tutto quel bianco
che si perde a vista d’occhio… e il riflesso del sole che ti brucia la retina… e se non c’è il sole quel senso di nausea che affiora quando non distingui il grigio del cielo dal grigio della terra… una favola!
Non venite al corso, no, dormite la domenica, andate a fare le vasche in centro. Andate a fare le vasche in centro, così avrò meno persone con cui dover dividere le attenzioni e le cure che ci riservano quegli scialpinisti che ogni due domeniche, anziché divertirsi e godersi la montagna per conto loro, scelgono (di loro spontanea volontà!) di affiancare me e più di altri cinquanta allievi, riservandoci consigli preziosi, spronandoci nei momenti di difficoltà, riuscendo con un gesto o una parola a sollevare morali e corpi a terra. Ci coinvolgono nel loro entusiasmo, ci trasmettono il loro sapere, dimostrando una pazienza infinita. Sono il vero valore aggiunto.”
IRENE
«Una premessa è necessaria: adoro stare all’aria aperta in montagna. Il mio è un bisogno fisico: avere la possibilità di respirare aria pura e di perdermi nei ampi panorami facendo scorrere lo sguardo tra cime e valli mi riempie di energia. D’estate o d’inverno, appesa a una corda o a passeggio sui sentieri mi piace percorrere i versanti in lungo e in largo. Lo scialpinismo lo scoprii ormai una decina di anni fa e fu un amore a prima vista. Con totale incoscienza, mi aggregai a un gruppo di amici che organizzavano la traversata Valle Stretta Modane in primaverile. Che fatica…una delle più grosse mai fatte in vita mia, ma una gita stupenda che mi conquistò! Mi piacque tutto dalla fatica della salita, all’attraversare i paesaggi ammantati di neve, alla sensazione di lasciarsi tutto alle spalle, mentre si avanzava un “passo” dopo l’altro. Persino la discesa che qualche problema in più lo generava (e lo genera tuttora), mi entusiasmava.
Ci volle tempo, però, prima che riuscissi a impegnarmi in modo più continuativo. Dopo tanto girare per lavoro a partire dal 2015 iniziai ad andare con costanza in montagna adottando un nuovo approccio: non volevo più essere il pacchetto portato in quota da amici generosi. Volevo acquisire io stessa le competenze per sapermi orientare. Fu così che tra le tante esperienze arrivai all’Uget e questo è il mio secondo anno. Essere in compagnia di istruttori allegri e “chiacchierini” che hanno voglia di raccontare la montagna e di spiegare la scelta dei percorsi è per me uno dei principali valori aggiunti. Così come trovarti in un piccolo gruppetto di tre o quattro allievi (più istruttori) e vedere che nell’arco di una giornata si può passare da perfettisconosciuti a compagni di avventura. Sono sensazioni belle.
Dopo due inverni di salite e discese, in cui ogni domenica mattina al calduccio nel tuo letto senti suonare la sveglia a ore non umane e ti chiedi come cavolo ti è venuto in mente di dedicarti a un simile sport, hai anche maturato la consapevolezza che tutto ciò fa per te e hai la certezza che a fine giornata quando rientrerai avrai la tua risposta. Sai che non sarà tutto rose e fiori. Sai che ti mancherà il fiato e che arriverà ad un certo punto il calo di zuccheri, sai anche che scendendo mentre starai lottando per mantenere il peso in avanti arriverà un momento in cui le gambe ti abbandoneranno e ti prenderai male (a volte anche assai male), ma sei conscia anche della bella sensazione che proverai arrivata in cima e della soddisfazione che ti porterai a casa terminata la giornata. Questo per me è partecipare al corso di scialpinismo».
GAIA
Testo a cura a cura di Federica Lo Bianco della Scuola di Scialpinismo del CAI – Uget Torino