Report India : I vincitori del Premio Paolo Consiglio

Testo e foto di Davide Limongi

Tra il 20 agosto e il 20 settembre un gruppo di sei persone composto da Daniele Castellani, Federico Martinelli, Enrico Mosetti, Federico Secchi, Luca Vallata e da Davide Limongi ha esplorato la Rangtik Valley, una laterale della Zanskar Valley nella regione del Kashmir, in India.

Federico Martinelli lungo la cresta, verso la cima principale

Ciò che ha suscitato il nostro interesse è stato il report di Matija Jost (pubblicato sull’american Alpine Journal) che prima di noi aveva visitato questa valle e dal quale emergeva che una cima della valle non era mai stata salita. La forma stupenda di questa cima ha fatto il resto. Giunti al campo base, durante i primi giorni di acclimatamento, abbiamo discusso sulle possibili vie di salita, scegliendo di percorrere l’evidente spigolo sinistro della parete nord-est. Il primo giorno di salita si è svolto inizialmente lungo un canale di ghiaccio con pendenze massime di 70 gradi e, nella seconda parte, su roccia ottima con difficoltà fino al V+, concludendosi a quota 5685 m.s.l.m. dove abbiamo bivaccato.
Il secondo giorno di salita, con difficoltà su roccia analoghe al primo, abbiamo dapprima raggiunto l’anticima nord (5959 m.s.l.m.) e poi proseguito lungo l’affilata cresta verso sud, in direzione della cima principale. Con il sopraggiungere del buio abbiamo però dovuto ritirarci, scendendo dal versante nordovest e, con una serie di 12 doppie, siamo arrivati sul ghiacciaio a notte inoltrata.
I successivi dieci giorni, caratterizzati dal mal tempo, non ci hanno concesso altri tentativi su questa montagna, la cui cima resta inviolata. Il bel tempo, tornato il giorno prima della nostra ripartenza, non è stato sufficiente per un tentativo alla vetta principale, ma ci ha concesso la possibilità di ripetere la via “Rolling Stones” sul Shawa Kangri (5728 m.s.l.m.). Questa via, molto vicina al campo base, è stata aperta da Luc Pelissa e Sergi Ricart. Il nome della via, salita il 30 e 31 agosto è “Julley Temù” che significa “ciao orso” ed è dedicata alla famiglia di orsi che,
anche durante la nostra permanenza, si aggirava in valle. La cima, identificata da un progetto cartografico giapponese H2, è stata ribattezzata, seguendo il prezioso consiglio dei nostri cuochi Lobsang e Sonam, Chareze Ri. Il Chareze è una tipologia di stupa (i capitelli buddisti) e la montagna ne ricorda la forma.
Dettagli:
• Julley Temù- Chareze Ri North (5950m.s.l.m.)
• Davide Limongi, Federico Martinelli, Enrico Mosetti, Federico Secchi, Luca Vallata
• 30 e 31 agosto 2018
• 1000 m, ghiaccio 70°, roccia V+
• Un bivacco in parete a quota 5685 metri


Testo e disegni di Alberto Cotti