Relazioni Armoniche

Origine e dialettica del canto popolare

Gli appassionati del canto di Montagna o popolare sono in grado di percepire differenti armonizzazioni oppure sanno distinguere sulla bontà delle esecuzioni, ma non è detto che abbiano tutti gli elementi per andare all’origine del canto medesimo. Così il corista o l’ascoltatore per passione conosce a memoria i testi, ma magari non la motivazione o la genesi che li hanno condotti fino a noi.
Questo piccolo esercizio letterale si pone come stimolo a tutti gli appassionati affinché possano approfondire o scoprire quello che sta dietro a un brano famoso.
Mito e leggenda si mescolano trasformando il noto in reale e spostando il limite del possibile, fedeli al fatto che una leggenda poggia sempre su una verità e che quest’ultima ha confini molto ampi.

Monti Scarpazi

Esiste una guerra dimenticata, per volontà o per distrazione. Una guerra combattuta da italiani che l’Italia non riconosceva e che l’Austria non considerava nemmeno sudditi degni di tale nome. Soldati dalla lingua italica e dalla divisa asburgica che vennero spediti sul fronte orientale a combattere per difendere confini e culture così lontani da casa loro.
L’esercito russo non aveva molti nemici in grado di contrastarlo eppure il coraggio e l’eroismo di quella miscellanea di culture riuscì nell’intento di frenarne l’avanzata.
Più del 75% dei primi contingenti morì sul campo, altri tornarono con il cuore gonfio di dolore per quanto avevano visto e lasciato sui Carpazi, più di 10.000 vennero fatti prigionieri e deportati dietro le linee nemiche.
Gli ordini dell’Imperatore d’Austria, all’epoca potenza europea primeggiante, non erano in discussione e la partenza per un fronte così poco sentito avrebbe portato solo dolore e rammarico nelle parole delle spose in patria.

Chi era rimasto ad aspettare, il volto rigato di lacrime per un’assenza insensata, avrebbe voluto volare fin laggiù a ricercare le tracce di quell’amore perduto tra le rocce ostili
di una tragedia umana non voluta.
Decine di migliaia di uomini partirono dalla stazione di Trieste, sbocco sul mare dell’impero austriaco, arrivando in Galizia (oggi territorio compreso tra Polonia e Ucraina) nella primavera del 1914, molti mesi prima che l’Italia entrasse in guerra. Pochi vengono ricordati, così come quasi nessuno ricorda il fronte orientale, spazzato via da quello occidentale come se i morti avessero diversa importanza e caratura nello scrivere la storia.

Quando fui sui monti “Scarpazi”
“Miserere” sentivo cantar.
T’ho cercato fra il vento e i crepazi
Ma una croce soltanto ho trovà.

O mio sposo eri andato soldato
per difendere l’imperator,
ma la morte quassù hai trovato
e mai più non potrai ritornar.

Maledetta la sia questa guerra
Che m’ha dato sì tanto dolore.
Il tuo sangue hai donato alla terra,
hai distrutto la tua gioventù.

Io vorrei scavarmi una fossa,
seppellirmi vorrei da me
per poter collocar le mie ossa
solo un palmo distante da te.

Pietro Bastianelli

APPROFONDIMENTO:
Paolo RUMIZ, Come Cavalli che dormono in piedi, Feltrinelli, 2015
Marina ROSSI, 1914 Il suicidio d’Europa. Italiani al fronte Russo, una storia
rimossa, Ed Storica Treviso 2014

 Relazioni Armoniche 2

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