Non c’è niente di meglio quando la storia s’intreccia con un ambiente naturale superbo.
L’idea a Luciano arriva dalla famiglia: perché non fare una gita sociale sui sentieri della Grande Guerra? Detto, fatto: andiamo sul Pasubio, nelle prealpi vicentine, dove si è consumato uno degli episodi più tragicamente importanti dell’intera storia dell’umanità: la Grande Guerra.
Partiamo in 35 da Torino e dopo aver viaggiato tutta la mattina arriviamo a Bocchetta Campiglia (1219 m.), partenza della nostra camminata. Percorriamo la “strada delle 52 gallerie”, un sentiero escursionistico che ci porta fino al Rifugio Generale Papa a Porte del Pasubio (1928 m.). La strada è un’opera ingegneristica che costeggia la montagna, in una zona totalmente rocciosa, lungo quello che un tempo era un camminamento di guerra realizzato dal nostro esercito per portare armi e rifornimenti verso la cima del Pasubio senza essere esposti al fuoco nemico. All’imbocco del sentiero troviamo dei pannelli esplicativi che raccontano la storia di questo territorio. In breve arriviamo alla prima galleria, realizzata dal marzo al dicembre 1917.
La lunghezza complessiva della strada è di circa 6.300 metri, di cui circa 2.300 in gallerie di larghezza minima 2 metri e 20 e pendenza media del 12%. Le gallerie furono scavate seguendo la naturale conformazione della montagna: alcune lunghe una decina di metri, altre oltre 300. Non servivano solo a salire in quota ma diventavano depositi di munizioni e punti di controllo e di attacco.
Mentre le percorriamo ci sembra di entrare sempre di più nel cuore della montagna. Usciti dall’ultima galleria ci troviamo di fronte al Rifugio Generale Achille Papa (1935 m.), la nostra meta per il pernottamento, giusto in tempo per evitare un bell’acquazzone. Renato, il gestore, ci sorprende con la cena in cui spiccano i bigoli al ragù d’anatra e la torta di nocciole: davvero un rifugio a cinque stelle! La mattina ci raggiunge Piero, della sezione Cai di Schio; sarà la nostra guida storica per visitare la “Zona Sacra”, un museo all’aria aperta di trincee, cunicoli, gallerie, ricoveri e opere commemorative.
Il primo monumento che incontriamo è l’Arco Romano, edificato però in epoca fascista, con il cimitero della Brigata Liguria, il reparto comandato dal Generale Achille Papa, il cui motto era “Di qui non si passa”, frase riportata in ferro battuto su di un artistico supporto metallico all’entrata a monito imperituro.
Osservati da alcuni camosci, proseguiamo verso la “Selletta del Comando” dove gli austriaci quasi riuscirono a sfondare la nostra “prima linea”. Seguendo una trincea arriviamo alla località “Sette Croci” che ricorda una faida del XV secolo tra pastori finita nel sangue. Ora il sentiero inizia a salire deciso verso il Dente Austriaco (2203 m.) dove era il fronte degli imperiali. Piero ci racconta della guerra di mine e contro mine, della galleria Ellison che partendo da qui e passando sotto la selletta tra i due Denti, arriva sotto quello italiano dove fu fatta brillare la carica di 50 tonnellate che lo sconvolse.
Purtroppo non è una bella giornata, ma il vento gelido apre ampie schiarite su un panorama bellissimo. Questo freddo pungente ci può solo fare immaginare le condizioni ostili che i soldati di entrambe le fazioni hanno sofferto per tutto il conflitto. La vita sul Pasubio superò ogni umana sopportazione: “il vivere fu ben più duro che morire”.
Percorriamo la selletta che lo separa di pochi metri dal Dente Italiano (2220 m.) salendo in silenzio e commozione.
Sul Palon, la massima elevazione del Pasubio (2236 m.) nei giorni più limpidi lo sguardo arriva fino alla laguna di Venezia: oggi non è uno di quei giorni, ma la nostra vista arriva comunque fino alle Pale di San Martino nelle Dolomiti.
Dopo la foto di gruppo rientriamo verso il rifugio, dove ci congediamo da Piero e iniziamo la nostra discesa verso l’appuntamento con il pullman, percorrendo la strada degli Eroi. La sua denominazione trae origine dalle targhe commemorative dedicate ai quindici decorati con Medaglia d’Oro al Valore, fissate sulla parete rocciosa lungo i due chilometri che collegano il Rifugio Papa alla Galleria d’Havet.
E’ stata una gita bellissima in compagnia di tanti amici che hanno condiviso forti emozioni nel ricordo dei nostri nonni e di tutti quelli che hanno combattuto e sono morti per la nostra libertà e per il nostro futuro.
di Roberto Gagna
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