MIKAKADI

Aprire una nuova via
Testo e foto di Umberto Bado.

La Valle dell’Orco per noi torinesi può essere considerata quasi una valle di casa. Famosa per la sua storia legata al movimento del Nuovo Mattino e per le sue belle pareti, la nostra piccola Yosemite è stata esplorata in lungo ed in largo. Sassi, pareti, fessure e placche, tutto pare essere stato salito. Ciò che rimane sono solo gradi estremi, avvicinamenti impossibili e pareti sporche e brutte. O forse no? Da sempre propendo per il “no” e dopo l’apertura di Mikakadi con Daniele Gallarato ne sono ancora più convinto. A volte alcune pareti non sono state salite perché sono state viste ma non guardate con attenzione o forse perché, come è giusto, si è stati attratti da strutture più appariscenti. L’apertura delle vie non vuol dire solo “arrampicare” ma soprattutto avere voglia di avventura. Un’avventura a portata di mano senza dovere andare in altri continenti ma che richiede tempo e fatica. Individuare la parete, cercare l’avvicinamento migliore, salire e scendere dai tiri innumerevoli volte pulendo il più possibile la linea, mettere in conto di arrivare a metà parete per poi scoprire che non si può proseguire e bisogna incominciare tutto da capo. Questo ovviamente tutto con zaini ciclopici. L’apertura di Mikakadi è durata dieci giornate tra l’autunno del 2018 e del 2019. Ogni ora in parete è stato un piccolo passo avanti ma non sono mancati gli attimi con il morale a terra temendo di essere finiti in un vicolo cieco e durante l’impari lotta con i licheni e la terra a colpi di spazzola e piccozza. La nostra avventura è terminata nei primi giorni dell’ottobre 2019 quando con Daniele siamo riusciti a percorrere tutta la via, godendoci ogni singolo tiro dimenticando tutte le ore passate in parete o a camminare schiacciati dagli zaini. Abbiamo scalato come se fossimo i primi ripetitori e quando siamo giunti in cima alla decima lunghezza abbiamo capito di aver creato proprio una bella via. Divertente, mai banale e soprattutto molto più scalabile del previsto. Mikakadi ha uno sviluppo di 220 metri per 10 tiri di corda ed è stata gradata 7a/A0, 6b RS2+ obbligatorio. Una storia di roccia, di arrampicata e di fatica ma anche di amicizia perché dieci giornate in parete sono lunghe e se tutto fila liscio allora è perché sei con la persona giusta! Come disse Patrick Berhault: “una in più (fatta) e una in meno (da fare)”. Ora è tempo di altre pareti e altre linee.

Relazione MIKAKADI

MIKAKADI alla Parete di Fornolosa Umberto Bado – Daniele Gallarato 2018/2019
Difficoltà: 7a/Ao – 6b obbl – RS2+ Sviluppo: 220 m Dislivello: 160 m
Periodo migliore: tarda estate/autunno. In primavera il Gigatetto è solitamente bagnato.
Materiale: due serie complete dallo 0,3 al 3 BD e triple misure dallo 0,5 al 2 BD. Per fare tutto il Gigatetto in un tiro unico triplicare anche le misure più piccole.
Difficoltà massima: 7a/A0 – 6b obbl Soste: tutte le soste attrezzate con 2 spit da 10 uniti da cordone con maillon per la calata.
Avvicinamento stradale: Risalire la Valle dell’Orco lungo la SP 460 fino al paese di Fornolosa. Entrare nel paese e parcheggiare subito sulla destra nel parcheggio del cimitero. La parete è visibile dal lato opposto della valle.
Avvicinamento: Tornare indietro lungo la SP 460 fino ad un ponte a destra che consente di attraversare il torrente. Seguire la strada sterrata di destra superando una casa diroccata e giungendo all’argine artificiale del greto di un torrente. Risalire il letto del torrente, spesso secco, fino dove viene interrotto da una piccola cascata. Seguire quindi le placche rocciose a destra (ometto) ed entrando nel bosco raggiungere la base della parete. Costeggiare tutta la parete, ometti, seguendo una vaga traccia di animali nel fitto sottobosco fino ad arrivare nell’unica zona in cui la parete si presenta scalabile su belle placche appoggiate. Ometto a base parete. Visibili i primi spit e secondo spit con cordone. 40 minuti dall’auto.
La via:
L1: Si sale lungo la bella placca con un passaggio più duro in partenza e poi via via più facile fino alla sosta su comodo terrazzo erboso sulla sinistra. 7 spit – 28 metri – 6b
L2: Placca solcata da fini fessure orizzontali, obbliga a spalmi tra una buona lista e l’altra. Roccia con super grip. 5 spit – 15 metri – 6b+ Dalla seconda sosta seguire il “mancorrente” che conduce nel bosco della cengia mediana. Salire nel bosco fino contro la parete successiva. Per comoda cengia erbosa ascendente verso destra, raggiungere l’attacco del terzo tiro. 5 minuti a piedi. Scarpe d’avvicinamento consigliabili.
L3: Salire lo spigolo e con un passo delicato ribaltarsi sulla placca di sinistra. Proseguire con chiodatura distanziata fino allo spit successivo che protegge un altro passo delicato. Ancora una sezione con chiodatura distanziata conduce ad un muro con spit più vicini. Superarlo con bei movimenti su liste e buchetti. Dall’ultimo spit raggiungere la cengia erbosa a destra e la sosta. 10 spit – 6b+ – 40 metri Possibilità di integrare giungendo in sosta
L4: Risalire il diedro e il muretto soprastante fino ad una cengia erbosa da seguire verso destra. Poi, per blocchi, raggiungere la sosta alla base del diedro alla sinistra di un larice. 2 spit – 5c – 22 metri Possibilità di integrare.
L5: Salire il bellissimo diedro fino contro il Gigatetto (5b). Scaldare i motori e partire per il lungo traverso sotto il tetto con dulfer rovescia. Prima in orizzontale e poi in leggera salita. La fessura è sempre buona anche se a tratti può essere umida. Giungere all’unico spit del tiro in corrispondenza di due buone tacche per i piedi che consentono uno scomodo riposo totale. È possibile sostare integrando lo spit con un buon friend. 1 spit – 6c – 22 metri. Un tiro fantastico!
L6: Continuare sotto il tetto seguendo la fessura decisamente più piccola del tiro precedente ma breve. Ora la fessura rovescia diventa molto larga e con decisione si continua a traversare fino al termine del tetto dove inizia una sezione protetta a spit ravvicinati. La fessura diventa verticale e in dulfer (blocco da tirare con prudenza, spit vicini) si raggiunge una sequenza di tacche che consente di attraversare a sinistra fino al terrazzo di sosta sopra cui ci si ribalta. 5 spit – 6c+ – 18 metri L5 ed L6 posso essere unite per superare tutto il Gigatetto in un unico stupendo tiro. Attenzione però agli attriti. 40 metri.
L7: Attraversare con buone prese verso sinistra e alzarsi fino ad un buon terrazzo di sosta. 2 spit – 6a – 15 metri.
L8: Con passo difficile raggiungere a sinistra una bella fessura non visibile dalla sosta. Seguirla con arrampicata aerea ed atletica verso destra e dal suo punto più alto raggiungere il tetto a campana. Per progredire in traverso sotto il tetto a campana, protetto a spit, bisogna fare degli incastri di dita, mano, pugno nel punto più profondo del tetto e allo stesso tempo incastrare il corpo come meglio si riesce per non essere sputati fuori. Un incastro totale. Dalla fine del tetto una più facile dulfer porta in sosta. 8 spit – 7a/A0 – 25 metri. Consigliabile una staffa o longe da artif per la parte di A0 Libera: siamo riusciti ad arrivare in libera fino al terzo spit del tetto a campana. Abbiamo fatto gli altri movimenti ma spezzandoli con dei resting. In libera nuovamente dal penultimo spit fino in sosta.
L9: Superare il tetto e seguire il bel diedro ad arco fino alla sosta. 6A – 15 metri
L10: Sulla destra superare una pancia con buone prese e guadagnare la bella placca superiore che, con arrampicata tecnica, conduce nel bosco sommitale e alla sosta di fine via. 6A+ – 20 metri
Discesa: Dalla sosta di fine via traversare 10 metri a sinistra (faccia
a monte) fino alla sosta di calata su un grande blocco di roccia.
Doppia 1: scendere dritti fino a S8 pendolando e mettendo un friend nella fessura. Senza friend (misura 1 o 2 BD) non si tocca la parete o bisogna pendolare veramente tanto. 20 metri
Doppia 2: 50 metri nel vuoto fino a toccare la placca nei pressi della sosta fuori via su un piccolo terrazzo, leggermente a sinistra della linea di calata e in prossimità di un cespuglio.
Doppia 3: arrivare alla cengia mediana. 50 metri Ridiscendere la cengia fino al mancorrente e quindi a S2.
Doppia 4: da S2 a terra con 40 metri.

Il tracciato della via, in rosso le soste fuori via per le doppie.