Il finale sul terrazzo
Testo di Mario Piva (classe 1928).
Una escursione in montagna, facile nelle intenzioni, a causa di imprevisti, può divenire impossibile. Così fu, nei primi anni ‘60, il finale del nostro programma in Val d’Aosta a Gressoney la Trinitè. Con Laura eravamo passati a salutare la famiglia Merlino, a Gressoney Saint Jean, prima di raggiungere Gressoney la Trinitè dove avevamo previsto il pernottamento. Da qui parte infatti il sentiero che ci avrebbe portati al bivacco Gastaldi 2630 m nella Valle di Netscio.

Ma il mattino seguente quando ci apprestavamo a iniziare la salita, le condizioni atmosferiche, non si presentavano molto favorevoli. Essendo il sentiero molto ben segnato, abbiamo deciso di continuare almeno sino alle prossime baite, avevamo infatti previsto di raggiungere il bivacco nel primo pomeriggio. Ma un improvviso e brutto temporale, con lampi e tuoni, ci aggredì a circa una ora dal rifugio. Fortunatamente abbiamo incontrato un giovane pastore che, con un mulo, stava scendendo a valle. Lui ci disse che era impossibile raggiungere il bivacco, e ci offrì, gentilmente, di trascorrere la notte nel pagliaio della sua baita, nella cui stalla aveva raccolto il bestiame.
Fu molto preciso nello spiegare, che a fianco della porta della stalla, ormai vicina e quindi raggiungibile, dietro alla grossa pietra, a sinistra, era nascosta la chiave della porta. Eravamo bagnati fradici, nonostante le giacche a vento, ma riuscimmo ad entrare, al caldo grazie alla numerosa mandria che stava riposando. Naturalmente in una stalla al chiuso, c’è solo odore di mucche, di paglia e di letame. Dimenticavo di dire che per non essere colpiti dai violenti fulmini, avevo lasciato la piccozza nascosta sotto ad un grosso masso, saremo passati a riprenderla all’indomani. Trascorsa la notte, eravamo un po’ preoccupati per le condizioni atmosferiche, così decidemmo di abbreviare la nostra escursione, e il largo giro programmato ai piedi del Monte Rosa fu rimandato.
Il giorno seguente, recuperata la piccozza, approfittando di alcune schiarite abbiamo comunque raggiunto il Lago Gabiet, pranzato al Rif. del Lys, e poi nel pomeriggio discesa rapida sino all’Hotel di la Trinitè, dove avremmo trascorsa la prossima notte, per un dovuto riposo. Ma appena entrati all’albergo, la gentile proprietaria, ci invitò a non salire in camera, ma effettuare prima un cambio di vestiario fuori, sul terrazzo, perché avevamo addosso un intenso profumo di sterco di mucca e di letame. Il nostro particolare profumo (odore) si sentiva a due metri di distanza Ma tutto è bene, quando finisce bene. Siamo tornati a Torino, dopo avere risalutato la famiglia Merlino a St Jean, portando con noi il ricordo di tre giorni in montagna dove abbiamo imparato a conoscere il brutto tempo e a superare con prudenza le difficoltà.
Un saluto di cuore e un grazie a tutti voi che continuate a lavorare per il CAI-UGET .