Con la TAM da Bologna a Firenze – Trekking: la Via degli Dei

Quando scendo dal pullman, davanti allo stadio di Bologna, insieme ad altri venti compagni d’avventura, mentre ci infiliamo gli zaini ed i bastoncini vengono allungati in attesa del ”pronti via”, la mia perplessità è massima. Davvero questa camminata di 130 chilometri in sette giorni, in un susseguirsi di saliscendi tra gli Appennini è quello che cerco?

E’ stata questa altisonante denominazione, “la Via degli Dei”, ad attrarmi, evocando le figure mitologiche che danno il nome a molte delle montagne di questo tratto di Appennino? Sono digiuno di esperienze di questo tipo, certo cammino volentieri, ho un discreto allenamento, ma sarò all’altezza? Cerco di non pensarci, mentre il lungo porticato in salita ci porta a San Luca, santuario edificato nel XVIII secolo che si eleva sopra Bologna. In un paio d’ore, costeggiando il fiume Reno, meno famoso dell’omonimo nel nord Europa, attraverso l’elegante borgo dominato dal palazzo dei Rossi arriviamo a Sasso Marconi, dove si passa la notte in un bel complesso alberghiero.

Ma è il giorno successivo a preoccupare: il ”tappone” sino a Monzuno, 24 chilometri, con oltre mille metri di dislivello totali. Fortuna che il cielo è coperto e la temperatura ottimale. La nostra guida, Francesco, un simpatico romano trapiantato a Firenze, conduce il gruppo ad un passo cadenzato condiviso da tutti, Michela al fondo del gruppo, da abile coordinatrice, “raccoglie” gli eventuali ritardatari. Così quando dopo quattro ore di cammino, l’ultima delle quali decisamente più impegnativa, giungiamo sul Monte Adone che, nonostante l’altezza di soli 613 metri, domina la valle, non mi godo solo il panorama e la mezz’ora di sostaspuntino, ma pure il piacere di questa piccola avventura. Ora non resta che scendere, proseguire per altre quattro ore tra campi colorati di giallo abbagliante, chiacchierare allegramente con questi sconosciuti che stanno diventando amici e sistemarci a Monzuno per la notte. D’accordo la camera è certo meno elegante di quella ieri, la cena è abbondante e se questa era la giornata più impegnativa… il più è ormai passato! C’è quindi tanta serenità nel risvegliarsi sotto un bel sole il mattino dopo, nel riprendere il cammino, stavolta davvero breve, in un nuovo susseguirsi di colline, nell’individuare lontanissimo il profilo di San Luca (“Ma eravamo laggiù?”), nell’accettare il cielo che diventa grigio e tempestoso nel pomeriggio.

Un nuovo giorno lo spendiamo tra Madonna dei Fornelli, (microscopica località senza attrattive eccetto una eccellente schiacciatina di patate e rosmarino rinvenuta nell’unico alimentare aperto), il passo della Futa (dove mi sorprende un maestoso, fin troppo imponente, cimitero di guerra dei soldati germanici morti durante la seconda guerra mondiale, realizzato negli anni Sessanta) ed una discesa, sotto una pioggerellina, per sistemarci, spartanamente, in un campeggio con bungalow e casette. E che cena! Compensa abbondantemente la pioggia che picchia senza pietà spingendoci a controllare il meteo tra porzioni abbondanti di agnolotti, un delicato roast beaf ed un impeccabile tiramisù.

Ma siamo fortunati: il mattino successivo, anche se il sole latita, il cielo grigio non dispensa acqua, così la nuova lunga tappa nel Mugello verso San Piero a Sieve, 23 chilometri, gli ultimi pianeggianti, diventa accettabile. Un piacevole immergersi nei boschi, ascoltare nuovi dettagli botanici offertici dalla guida, intrecciare discorsi con l’allegra brigata di camminatori.
Ormai è quasi fatta: cosa sono ormai i neppure venti chilometri sino alla frazione Olmo di Fiesole salendo dapprima alla badia Buonsollazzo, denominazione evidentemente ben augurante per i viandanti e quindi, meraviglia!, persino concederci un’ora di relax ed un gelato visitando il bel complesso del convento del monte Senario?

Ahimè l’acqua dal cielo stavolta arriva, abbondante, ma solo nell’ultima mezz’ora. Tanto poi c’è modo di asciugare zaini e pantaloni zuppi nella camera d’albergo guardando Fiesole ad un passo e, subito dietro un ultimo baluardo di colline, Firenze. L’ultima cena è festosa e allegra, il gruppo non è solo compatto, ma pure affiatato; l’ultima fatica è davvero poca cosa: Fiesole è a sole tre ore di cammino, in piacevole saliscendi, e la eccellente veduta sul capoluogo toscano è il giusto premio per il nostro traguardo.
Non resta che goderci un paio d’ore in questa ridente località, concederci un’ultima salita, non avendone avute abbastanza!, sino alla suggestiva chiesa di San Francesco e risalire in pullman, sonnecchiare mentre si corre verso casa, continuando a chiederci: ”la prossima volta dove andiamo?”, forse il miglior modo per ringraziare Michela di averci condotto in questa piccola gradevolissima avventura.

Testo e foto di Guido Ottolenghi