Il tratto umano

Appena arrivati il 30 aprile all’hotel Sant’Agata nella penisola sorrentina, ammiriamo un panorama unico sui golfi di Napoli e Salerno. Il mattino dopo – aria frizzantina e sole splendido – ci avviamo per il sentiero di Athena fino a Punta Campanella: di fronte a noi Capri, sembra di poterla toccare; più lontano, sfocate da una bruma azzurrina, Ischia e Procida, poi il golfo di Napoli sempre più ampio. Il mito e la storia si incontrano in questo golfo. Qui i greci nel 770 a.C. fondarono Pitekousai, l’odierna Ischia. Secondo il mito nell’isolotto di Li Galli risiedevano le Sirene di Ulisse.

Punta Campanella era nota nell’antichità per il santuario prima greco e poi romano di Minerva. L’Area Marina Protetta di Punta Campanella dal 1997 tutela l’intero tratto di costa compreso tra Vico Equense e Positano. Ci informa Costantino, la nostra guida, che la torre e l’area circostante corsero il grave rischio di essere vendute dalla Marina Militare che ne era proprietaria, ma la vendita fu sventata e l’incantevole area fu successivamente vincolata. Arriviamo ai piedi della possente torre quadrata: il colpo d’occhio è amplissimo, intensi la luce e l’azzurro del mare, vediamo il Golfo di Salerno fino alla punta Licosa. Proseguiamo verso il monte San Costanzo con la bianca chiesetta omonima e la vista su Marina del Cantone e sul piccolo arcipelago di Li Galli.

il golfo di Napoli, visto dal Belvedere di Sant’Agata sui due golfi

Tutta la settimana sarà una continua scoperta di meravigliose fioriture, che identifichiamo grazie alla competenza botanica di Beppe. Saremo in mezzo ad una natura rigogliosa, sia per la vegetazione spontanea sia per la profusione di bellissimi e curatissimi orti, tra gli uliveti, sui terrazzamenti, ovunque sia possibile coltivare, in invidiabili posizioni panoramiche. Dalla cima del Pizzitiello la vista spazia fino ai Faraglioni di Capri e a Punta Licosa, all’estremità del Golfo di Salerno. All’Agriturismo “Terre Alte di Sorrento” facciamo conoscenza con uno dei personaggi della nostra settimana: don Vincenzo, titolare dell’agriturismo, colto e affascinante parlatore che cattura da subito l’attenzione delle signore del gruppo. Ci accompagna nella visita della proprietà (produzione orticola), fino al grande prato dove, tra gli asfodeli, troneggia un immenso biancospino. Per noi, abituati ai cespugli di biancospino lungo i bordi dei fossi, è incredibile la visione di un vero enorme albero completamente coperto di fiori. A uno degli alberi è appeso un riquadro che riporta un brano tratto dall’opera “Siren Land” (La terra delle Sirene), dello scrittore Norman Douglas che, all’inizio del Novecento, qui visse e forse proprio da questo prato e dal panorama intorno trasse ispirazione per il suo libro.

Non ci è difficile immaginare quanta materia abbia ispirato nei secoli gli artisti quando facciamo, il giorno successivo, l’escursione che da Amalfi raggiunge la Valle delle Ferriere, riserva naturale nella quale sopravvivono rari vegetali come la felce gigante (woodwardia radicans). La repubblica marinara di Amalfi, al culmine della sua potenza nel secolo XI, era al centro dei commerci dal Mediterraneo verso l’Oriente, aveva filiali come Costantinopoli, Beirut, Giaffa e di questo passato multiculturale conserva testimonianza nei monumenti: la decorazione ad archi intrecciati di ascendenza araba caratterizza il possente campanile del Duomo e si ripete, elegante, nel piccolo chiostro. La “Ruga nova mercatorum” era la Via Roma dell’epoca, la via porticata dei mercanti e delle botteghe, che si affacciava sul torrente, oggi coperto dalla via principale; la attraversiamo per guadagnare la scalinata che, con oltre 900 scalini, ci porterà al borgo di Pontone, da cui prenderemo il sentiero per la Valle delle Ferriere. Saliamo fiancheggiando la parete di roccia con stalattiti sopra le nostre teste, a sinistra i terrazzamenti dei limoneti. La valle di Amalfi è quasi completamente terrazzata e coltivata; fra i limoneti, ancora piccoli orti, profumo di limone, di rose; minuscoli giardini con enormi cespi di margherite. Più a monte la valle è chiusa tra alte pareti calcaree, traforate da grotte e anfratti. È proprio l’acqua l’elemento predominante nella valle: in passato veniva utilizzata per muovere i macchinari delle ferriere e delle cartiere di Amalfi. Il sentiero scende fino al torrente, in un ambiente naturale fresco e ricco di alberi, reso ancora più suggestivo dai resti delle antiche cartiere e condotte per l’acqua, i più antichi risalenti al XIII secolo. Attraversiamo il torrente e risaliamo sulla sponda opposta, per raggiungere la Riserva Naturale Speciale. Mancano soltanto le ninfe e il suono del flauto di Pan in questa forra di morbida vegetazione dalle alte pareti stillanti. Il torrente riceve acqua da numerose sorgenti e da una cascata altissima di acqua nebulizzata. Tornati ad Amalfi in serata siamo invitati ad un evento speciale: Costantino festeggia i venticinque anni di matrimonio, con la cerimonia del rinnovo dei voti matrimoniali. Messa cantata, i fiori, la foto di gruppo con gli sposi, e poi fuori, sul sagrato, mescolati al folto gruppo degli amici, facciamo la nostra parte a gettare il riso, applausi, palloncini bianchi e argento, e poi in corteo fino al ristorante per il brindisi di auguri.
Il giovedì ci aspettiamo vedute spettacolari dalla salita al monte Vico Alvano (642 m) e al Monte Comune (875 m); purtroppo le nuvole non vogliono saperne di diradarsi. Mentre scendiamo a Positano arriva il sole, così che ci rilasseremo in spiaggia, insieme a visitatori da tutto il mondo. Inglesi, tedeschi, australiani, francesi, indiani, giapponesi: ecco che cosa significa essere una meta di turismo internazionale. Nonostante l’eccesso di costruzioni da speculazione edilizia, Positano conserva il fascino dell’agglomerato di case bianche o vivacemente colorate, abbarbicate le une sulle altre. Pur considerando la fama e il turismo, non è facile vivere in questa terra affascinante ed estrema; sono state necessarie nei secoli pazienza, adattabilità e tenacia per strappare la terra, metro per metro, alla roccia; per fare la spola, con scale e sentieri intagliati in alte pareti di pietra, tra il mare e le abitazioni in alto, così come vediamo nel fiordo di Furore.

Foto di GruppoL’ultimo giorno di escursioni, venerdì 5 maggio, è dedicato alla magnifica e solitaria Cala di Ieranto, riserva naturale del F.A.I., che si apre sulla costa meridionale della penisola sorrentina.
Partiamo a piedi dall’hotel alla volta di Termini per raggiungere Nerano e imboccare il sentiero che tra bellissimi scorci panoramici scende alla cala. Tra panorami mozzafiato il sentiero scende alla baia, dove l’acqua trasparente invita i più coraggiosi/e al primo bagno di stagione.
Per finire in bellezza, la sera grazie ai buoni uffici di Costantino, Michela da buona organizzatrice ci prenota per un aperitivo nel ristorante “stellato” – due stelle Michelin – Don Alfonso di Sant’Agata sui Due Golfi. Visitiamo la cantina, con 25.000 preziose bottiglie, che si sviluppa in tre ambienti, il primo settecentesco, il secondo risalente al XV secolo per arrivare alla galleria del VI secolo a.C.! Dopo la visita Don Alfonso, la cui famiglia gestisce il ristorante dal 1890, ci intrattiene amabilmente, un vero signore semplice e cordiale. “Ingresso degli artisti” è scritto sulla targhetta di fianco alla porta della cucina, che si apre sul giardino. Gli “artisti”, ovvero uno stuolo di giovanissimi e altissimi chef, dai candidi cappelli inamidati, ci accolgono per una rapida visita della cucina di lucente acciaio.

Il giorno della partenza, dato che il nostro treno parte nel pomeriggio, Michela, che per l’organizzazione è una “macchina da guerra”, concorda con l’autista dell’autobus una lunga sosta a Sorrento. La visita della città, situata su un’ampia terrazza tufacea a picco sul mare, luogo natale di Torquato Tasso – cui è dedicata una statua nella piazza omonima – dai punti di belvedere ci offre ancora l’occasione di magnifici panorami sul golfo.
Non possiamo non dedicare un ricordo finale alla nostra guida Costantino. Attivissimo nella Pro Loco, nella Protezione Civile, competente e innamorato del suo territorio, che ci presenta e ci fa conoscere con passione, affabile e disponibile a farsi carico delle nostre esigenze, più che guidati ci ha accolti con spontanea amabilità nella sua terra di pura meraviglia.

Ripensando ai personaggi di questa settimana torna alla mente una famosa battuta: «Signori si nasce…». Il tratto umano è quel qualcosa in più che questa terra meravigliosa trasmette da secoli ai tanti visitatori che hanno voglia di ascoltare.

 

Liliana Cerutti

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