Il monte Pietraborga

Il nostro monte domina i paesi di Sangano e Trana e, insieme al Monte San Giorgio ( 837 m ), che a sua volta sovrasta Piossasco, fa parte di un piccolo gruppo montuoso affacciato alla pianura, a poco più di 20 km da Torino.

Monte PietraBorga (ph. Emilio Garbellini)

L’escursionista curioso non deve trascurare questa meta anche se si tratta di una ben modesta elevazione ( 926 m ), facilmente raggiungibile da più parti ma non priva di aspetti interessanti. La natura rocciosa di questa montagna appare evidente osservandola dal lato che sovrasta Trana, il fianco lacerato da una vasta cava di pietrisco ormai abbandonata. Anche la parte sommitale è un cupolone roccioso,  parzialmente coperto di vegetazione,  di facile accesso.

L’itinerario più lungo parte da Piossasco, staccandosi dal percorso che sale al Monte San Giorgio con una facile camminata nei boschi. Alla ricerca di alternative, in una fredda mattina del gennaio 2017, con tanta brina in pianura, raggiungiamo in auto la frazione di Trana “Le Betulle” ( 446 m ) e, seguendo evidenti indicazioni, ci incamminiamo lungo la carrareccia che porta alla frazione Pratovigero, sul versante sud del Pietraborga. Incontriamo numerosi ruderi di vecchie abitazioni ma la frazione, di poco inferiore ai 700 m di quota, è in ordine: la chiesa, alcune case, il forno. Una breve disgressione ( 15 min ) ci porta ad un punto panoramico dove l’Associazione Alpini ha eretto una croce commemorativa. Il paesaggio verso la conca di Avigliana è molto bello ma purtroppo enormi antenne delle telecomunicazioni sovrastano la croce e tolgono ogni poesia. La strada prosegue e, al colletto Damone (758 m), imbocchiamo a sinistra un sentiero che porta sul crinale dove incontriamo la traccia che arriva da Piossasco. Numerose pietre di confine, “i termini”, informano da che parte stanno Sangano e Trana. Addirittura i segnali di confine sono stati incisi su di un grosso masso dritto in cui gli esperti riconoscono un  “menhir”. Poco oltre, stiamo dirigendoci verso la cima, attraversiamo una zona dall’aspetto insolito e sorprendente. L’ampio crinale è costellato di enormi pietroni dalle forme più diverse, accatastati o infissi nel terreno in un vero groviglio. Un cartello informa che siamo in un sito celtico. Teniamo per buona l’informazione e proseguiamo ma resta la curiosità: sono opera umana o sono massi erratici, o resti di precedenti strutture rocciose crollate ? Non sono però esaurite le attrattive del nostro monte. Con un breve tratto di sentiero molto ripido raggiungiamo infine la cima, sovrastata da una croce. L’ampio paesaggio è aperto verso Rivoli, Torino ed il Pinerolese. Raggiungiamo facilmente anche l’altro versante del cupolone sommitale, il lato ovest, da cui si ammira il panorama verso la conca dei laghi di Avigliana: a sinistra si distingue bene l’abitato di Giaveno, più lontano Coazze e, alle loro spalle, il gruppo dell’Orsiera. Più a destra gli altri monti della Val Susa, Rocciamelone, Rocca Sella, Civrari e, a destra in basso, il modesto Moncuni. Molto interessante osservare il percorso del fiume che scende da Giaveno, il Sangone: invece di dirigersi verso i Laghi di Avigliana, apparentemente la via più facile, si tiene sulla sua destra, passa alle pendici del Pietraborga, costeggia l’abitato di Trana e si dirige verso Torino e il Po. Immaginiamo che sia stata la morena frontale dell’antico ghiacciaio della Val Susa  a condizionarne il percorso.

Morale della giornata: anche i posti apparentemente più modesti riservano sorprese.