Hanno prosciugato il lago!

Sotto il lago… (B: Soave)

Tranquilli, l’acqua è ritornata ma la scorsa primavera la notizia aveva acceso la nostra curiosità spingendoci ad organizzare una passeggiata sul fondo. Sappiamo infatti che l’evento è piuttosto raro, avviene ogni 10 anni circa per consentire la manutenzione delle parti sommerse della diga e delle opere connesse.

Un po’ di geografia

Il valico, situato nelle Alpi Cozie a 2083 m, unisce il Piemonte (Val Cenischia, Val Susa) alla Savoia (Valle dell’Arc). Il versante meridionale del colle è caratterizzato da vastissimi pascoli che si estendono per chilometri prima di scendere verso Novalesa. Il piccolo lago naturale posto al centro è ora trasformato in un enorme bacino artificiale.

Un po’ di storia

Il colle del Moncenisio è noto e frequentato da migliaia d’anni. Vi è passato Napoleone, Carlo Magno, Giulio Cesare e, qualcuno dice, Annibale; ha visto transitare mercanti, soldati, pellegrini e persino i saraceni. La casa Savoia lo ha controllato per otto secoli poi, nel 1860 alla cessione della Savoia alla Francia, è diventato confine di stato fra il neonato Regno d’Italia e la Francia. Con il trattato di pace del 1947 però il confine è stato spostato di molti chilometri verso Novalesa, lasciando ai francesi tutta la parte più alta ed ampia del territorio.

Poco dopo il 1920 uno sbarramento ha ampliato il laghetto per alimentare la nuova centrale idroelettrica  di Venaus.  Dopo il 1960 sono stati i francesi dell’EDF a realizzare un nuovo e colossale sbarramento che ha ampliato enormemente il lago (perimetro oltre 17 km) e che alimenta una centrale in Francia oltre alla precedente di Venaus: l’acqua viene divisa fra ENEL e EDF.

E’ così che, in una bella mattina primaverile, parcheggiamo sotto alla strada che porta al Piccolo Moncenisio e iniziamo la discesa verso il fondo del lago, spostandoci verso la grande diga.

Camminiamo in un paesaggio strano, su sabbia ondulata e via via scopriamo tante cose curiose. Strade asfaltate sommerse per decenni, con muretti e spallette ancora in buono stato, opere militari demolite con l’esplosivo ma ancora riconoscibili, ponti che scavalcano rii inesistenti. Imponenti ma di difficile comprensione le opere di convogliamento del torrente Roncia verso il primo invaso.

La diga (B: Soave)

Ed ecco la diga del 1921 che presto raggiungiamo: ne attraversiamo entrambi i tratti, che sono ancora in buono stato. Fin qui è stato frequente l’incontro con altri turisti, soprattutto francesi.

A questo punto rinunciamo a proseguire verso la grande diga. Il livello dell’acqua è ormai risalito, non riusciremmo a vedere i resti dell’ospizio. Iniziamo il ritorno sul versante opposto dove troviamo un terreno più faticoso, spessi strati di sabbia talvolta fangosa per la neve che più in alto sta sciogliendo. Notiamo qui la presenza di vaste estensioni di arbusti secchi: quasi certo trattarsi dei rododendri cresciuti prima dell’immissione dell’acqua, oltre 50 anni fa. Foglie e rametti piccoli sono spariti ma le parti più legnose hanno resistito.

Aggirando le infinite anse del versante raggiungiamo finalmente il torrente del Piccolo Moncenisio,  lo attraversiamo su di un vecchio ponte riemerso per l’occasione e risaliamo alla carrozzabile che ci riporta al parcheggio.

Insignificante il dislivello, stimati quasi 14 km.

Guarda la galleria foto di questo numero per vedere altre foto della gita.

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