A Fenestrelle con la TAM

Da quando ho iniziato a frequentare la montagna da escursionista , mi sono spesso imbattuto nelle testimonianze di secoli di rivalità e scontri tra il regno sabaudo e la Francia: strade militari, ridotte, caserme sopravvissute agli ultimi decenni di abbandono, e gli immortali giganti, prima visti sempre solo di sfuggita, i Forti: un richiamo irresistibile, per uno che si scoprì Bogia Nen alla scuola elementare, visitando le gallerie della cittadella e il Museo Pietro Micca!

E allora, dopo la scarpinata fino allo Chaberton, per superare la prima volta a piedi i 3000 metri, e il giro intorno al forte di Exilles, per la prima esperienza da capogita con la TAM, non poteva mancare la visita completa della Grande Muraglia Piemontese, il Forte di Fenestrelle.

Lo scorso anno prenotai una visita guidata con l’amico e compagno di escursioni Andrea Guagliardo, per verificare se si potesse proporre come gita sociale nel 2017: la guida, una volontaria dell’Associazione Progetto San Carlo Forte di Fenestrelle, riuscì a renderla così interessante che subito decidemmo di concordare con lei una personalizzazione agli standard TAM, allungando il percorso di discesa verso la meravigliosa Usseaux.

Ecco com’è andata la gita dello scorso primo ottobre, nella descrizione di Eugenio Masuelli e Massimo Aluffi…

Fenestrelle, la scala reale (ph Eugenio Masuelli)

Tra scalini e sentieri

Sono capaci tutti di esplorare, dal fondo alla cima, la Fortezza di Fenestrelle godendo del progressivo allargarsi del panorama. Noi invece abbiamo scelto la nebbia, che trasforma le ridotte, le casematte, le garitte, le chiese, i palazzi, le gallerie in fantasmatiche viste da romanzo gotico. E poi, se il panorama oggi non è quello che toglie il respiro, a togliercelo sono sufficienti qualche migliaio di scalini.
Questa è la Grande Muraglia di noi altri, infinitamente più breve di “quella là” (i piemontesi non esagerano mai) ma comunque, dopo quella là, la seconda nel mondo, così ci racconta la nostra giovane guida Y.
E’ una ragazza entusiasta e non le difetta di certo il fascino; il suo carattere solare accoglie il dialogo: lei spiega, ma sa anche ascoltare. Y. si rattrista improvvisamente nel citare che le visite alla Fortezza sono calate del quaranta per cento rispetto all’anno scorso e che i fondi della Città Metropolitana si sono praticamente azzerati.
C’è da esserne colpiti, quando si pensa che la Città Metropolitana fino a poco tempo fa si chiamava Provincia e che Fenestrelle è, come ricordano anche i cartelli ufficiali, Monumento Simbolo della Provincia stessa. Cose italiche?
Ci si chiede, senza nulla togliere ai grandi (quasi miracolosi) progressi finora fatti per il recupero e la fruizione del luogo, che cosa sarebbe diventato – che rinomanza mondiale avrebbe oggi – un patrimonio storico di questo valore se posto in mani turisticamente più abili, per esempio, quelle francesi
Oddio, il paragone coi francesi un po’ addolora, perché la fortezza nacque negli anni trenta del settecento proprio per difendere il neonato Regno di Sardegna dai nostri cugini transalpini, nei secoli spesso amati, spesso nemici – in questo secondo caso per merito esclusivo di chi, di volta in volta, regnava.
Né Fenestrelle, né il corrispondente forte di Exilles nell’adiacente vallata, spararono mai un solo colpo in quelle epoche: ma servirono e come! Con la loro sola massiccia presenza costituirono uno spauracchio – oggi si direbbe un deterrente – tale da costringere quella volta, nel luglio 1747, il nemico a tentare la battaglia in troppo alta quota: e la battaglia dell’Assietta, si sa, fu vinta dai Bogia Nen.
Vabbé, sì: c’erano anche un po’ di Austriaci e di Svizzeri, a combattere insieme con noi… Ma i veri protagonisti – io sono di parte? – furono i B. G. che, coerentemente con l’appellativo che da quel momento si meritarono, non arretrarono di un solo passo.
L’ascensione delle fortificazioni è terminata. Il Forte posto più in alto, quello delle Tre Valli, è forse il più affascinante, per l’isolamento in quota del suo surreale paesaggio da Fortezza dei Tartari – a Fenestrelle, naturalmente, Buzzati è molto citato.
Se ne esce, come al termine di un faticoso percorso liberatorio, attraverso il cancello di ferro che è del tutto simmetrico a quello di ingresso, seicento metri più in basso, due ore prima.
Il successivo cammino di dodici chilometri in lieve saliscendi verso Usseaux si svolge attraverso un sereno quadro autunnale, che finalmente può filtrare i suoi veri, caldi colori attraverso le depotenziate brume.
Y. ci saluta. Ci sentiamo tutti – anche per merito dei suoi occhi? – volontari della Fortezza di Fenestrelle.