Un libro non solo per speleologi
Testo di Marziano Di Maio
Esplorare nel mondo e dentro di sé Attilio Eusebio, Terre di Confine. Storie di speleologia e speleosubacquea, Torino 2019, 136 pag. con 113 fotocolor, 12 €.
Una vecchia volpe della strana razza speleologica e speleosubacquea
ha raccolto in un libro una ventina abbondante di episodi salienti della sua attività, ad alto livello e ultra quarantennale (che mica è finita, eh). Ha dedicato la storia ai suoi figli perché conoscano meglio un genitore che,
come in genere i padri moderni, è sempre più una figura legata unicamente al ménage familiare, senza che la figliolanza ne colga i sentimenti, le aspirazioni, l’impegno a realizzarsi con la sua sacrosanta necessità di avventura e di ricerca del nuovo. Si tratta di una rassegna di episodi dai toni sempre sostenuti che non solo coinvolge coloro che li hanno condivisi (in speleologia è essenziale il lavoro di squadra), ma contiene senz’altro gli elementi per sollevare l’interesse di quei lettori estranei che siano sensibili al fascino dell’esplorazione avventurosa, della scoperta dell’ignoto, dell’andare e poi vediamo cosa capita.

Pur essendo del genere autobiografico, la narrazione privilegia le tappe essenziali. Partendo da un accenno ai disagi giovanili, decolla quando viene ad aprirsi l’esperienza speleo. In quel crogiolo coinvolgente di iniziative che era il GSP CAI-UGET non c’era certo da annoiarsi. Importanti episodi formativi si susseguono, per evolvere la personalità e per esplorare anche dentro di sé. Dall’emozione delle prime scoperte si passa a eventi più pregnanti che fanno parte della storia stessa del GSP, con le grandi esplorazioni anche in altre regioni e in Europa e nel mondo. Storia che inevitabilmente, come nell’alpinismo, è fatta anche di tragedie. Oltre che andare in grotta, l’autore si era caricato di responsabilità istituzionali non da poco, perché a 23 anni era già Presidente del Gruppo e lo è stato per 11 anni, per quasi un trentennio ha presieduto l’Associazione dei Gruppi Speleologici Piemontesi, per svariato tempo è stato responsabile del Soccorso speleo ligure-piemontese-valdostano e vicepresidente di quello nazionale, per un triennio anche Presidente della nostra UGET e tra l’atro è stato Direttore della Scuola di formazione per tecnici speleosub del CNSAS. Ma di ciò si accenna qua e là.
Poi il nostro è stato fulminato dal richiamo subacqueo. Qui non bastano il coraggio e la determinazione, ma ci vuole una capacità di concentrarsi sull’immersione che è quasi sovraumana, non puoi permetterti di sbagliare la minima mossa. Il nuovo amore in breve l’ha portato, lui che ha imparato a nuotare abbastanza tardi, che qualche acciacco l’ha sofferto e che tiene famiglia a diventare istruttore di questa disciplina che presenta già i suoi problemi all’aria libera, figuriamoci in grotta con le sue strettoie e con le acque torbide. Tra grotta e fuori, Attilio ha totalizzato sinora oltre 2000 immersioni. Nel libro non mancano a beneficio dei sub note tecniche specialistiche. Chapeau, il recensore non può esimersi dall’esternare tutta la sua ammirazione, ricordando i patemi da lui sofferti in grotta quando, portatore di bombole altrui di appoggio ai sub, dopo averli visti sparire sott’acqua, troppo tardi per i suoi gusti li vedeva finalmente riemergere.