Sabato 3 marzo, il Coro CAI Uget e la corale SINGTONìA hanno cantato insieme al Coro PentaGAHmma, formato in buona parte da ragazzi e ragazze dis-abili.
Il gioco di parole viene facile, ma lo spirito non è quello della sopravvivenza, bensì quello della gioia di vivere, della capacità di trasformare una difficoltà, una diversa abilità come si suole dire oggi per nascondere quella parola che infastidisce. Leggo sul vocabolario: dis-: prefisso che si trova, con significato peggiorativo, in molti termini, soprattutto del linguaggio medico, nei quali indica alterazione, malformazione, difettoso funzionamento, anomalia. (fonte: Treccani). Ma la realtà non cambia anche se edulcorata da parole meno dirette. Ci sono famiglie che gestiscono i loro figli nati con problemi più o meno grossi di disabilità.
C’era Lorenzo, che ti sa dire istantaneamente a quale giorno della settimana corrisponde qualunque giorno dell’anno; conosco persone “abili” che nemmeno sanno il giorno in cui vivono. C’era Gabriel, che conosce moltissime canzoni popolari (e non solo) e le altre le impara con estrema facilità; conosco persone abili che non ricordano nemmeno l’inno nazionale. C’era Davide con un timbro cosi brillante da sovrastare tutti noi. C’erano anche Cesare, Nadia e tutti gli altri che avevano un sorriso cosi contagioso e spontaneo che era difficile non lasciarsi trascinare.
La dis-abilità scompariva, guardando da un altro punto di vista. Da anni l’associazione VIVERE mette in contatto i nuclei familiari del chierese, prima tra loro e poi con il tessuto del territorio per trasformare un problema in una soluzione. Quando non in una risorsa. L’isolamento viene annientato dalla costruzione di una rete fatta di incontri, iniziative, progetti, sorta di approccio integrato tra istituzioni e famiglie.
Lo spettacolo è stato aperto dal bellissimo progetto del coro PentaGAHmma che da tempo riesce a cancellare le diverse disabilità con il linguaggio universale della musica, in grado di riuscire dove spesso fallisce quello troppo legato ai protocolli che separa invece di unire. Un’emozionante Ave Maria a tre cori rimane per diversi minuti a risuonare tra le colonne, a sancire il definitivo crollo di ogni differenza e il passaggio dello spettacolo nella mani dei due cori ospiti. Il coro Singtonia, diretto dalla M° Caterina Capello e il Coro CaiUget diretto dal giovanissimo, ma talentuoso M° Andrea Giovando, si sono alternati sotto le volte armoniche del duomo di Chieri: gli spettatori hanno potuto ascoltare la musica popolare nella sua accezione più varia con contaminazioni Jazz, Gospel, Soul, Traditional.
Lo spettacolo si chiude con un simbolico Adios, di tradizione Argentina, eseguito a cori uniti che strappa più di un applauso. Un ringraziamento sentito ai ragazzi, e tutta l’associazione onlus VIVERE, dalla presidentessa Luigina Gilardi, ai genitori (esempio di determinazione e dignità) a tutti i volontari che hanno capito come gestire il loro tempo libero. Non abbiamo bisogno di alzare gli occhi al cielo per vedere azioni straordinarie, le possiamo VIVERE ogni giorno insieme a questi ragazzi e alle loro famiglie.
Testo di Pietro Bastianelli – Foto di Federico Capolongo