Coro Bajolese: un comizio sindacale in musica:

…così Amerigo Vigliermo ha definito uno dei brani eseguiti dal suo Coro Bajolese, complesso che da 50 anni fa conoscere gioie e dolori della sua gente, il popolo canavesano. Storie di contadini, minatori, emigranti, storie di povertà, di guerre, di tragedie ma anche storie di amori, ricordi di feste, figure caratteristiche e divertenti quali le cinque sorelle istruite dalla madre a cercarsi un “badola” da sposare. Storie tramandate nei racconti dei nonni e delle nonne, nelle “veglie” nelle stalle, nelle osterie.
Il Coro Bajolese è una formazione corale in cui alla solida base del gruppo maschile si aggiunge una voce solista di soprano e la voce in falsetto di Vigliermo che ricopre anche i ruoli di direttore e presentatore. Ogni brano è presentato e raccontato, quasi sempre in piemontese, con inesauribile verve.

21 novembre, salone UGET , rassegna “In Cordata”

La Scala Granda, un esemplare recupero

Salendo la scala granda, foto di Pfb
Erba abbondante, ma passaggio pulito. Foto di Pfb

Mollia è un piccolo comune valsesiano. Il capoluogo (880 m), attraversato dalla strada provinciale per Alagna, è circondato da versanti alti e ripidi; sul lato solatio si trovano alcune frazioni e, più in alto, numerosi alpeggi. Una fitta rete di sentieri univa queste realtà, un tempo popolose, situate fra gli 800 e i 2000 m di quota. In particolare le frazioni Grampa (956 m) e Piana Fontana erano collegate al sovrastante alpeggio Orticosa (1397 m) da una ardita “accorciatoia” dal nome significativo: la Scala Granda, che consentiva ai montanari di evitare un lungo giro riservato ai carichi più grevi e alla transumanza.
La Scala Granda, che definirei esempio di ingegneria spontanea, segue un tracciato decisamente ripido che si insinua su cenge e spaccature di balze rocciose alte decine di metri. I salti, altrimenti impercorribili, vengono superati con vere e proprie scalinate in pietra, da cui il nome del sentiero.
L’abbandono degli alpeggi e dei coltivi avvenuto nel corso del ‘900, ha portato a trascurare e spesso dimenticare capolavori come questo. Frane, smottamenti e l’inesorabile ritorno dei boschi avevano quasi nascosto la Scala Granda ma un gruppetto di volontari, di cui fa parte Claudio Romagnoli, attuale sindaco di Mollia, lavora per ridare agibilità ai sentieri del suo territorio. Uno degli ultimi interventi è stato effettuato proprio sulla Scala Granda nella primavera 2014. L’itinerario è ora fruibile in sicurezza anche con l’acqua dei rii abbondante.
Abbiamo approfittato di un incontro con Claudio per porgli alcune domande.
D: Cosa vi spinge a questi lavori di riscoperta e ricupero?
E’ importante e doveroso mantenerli, nel rispetto dei sacrifici compiuti dai nostri predecessori e per far conoscere agli escursionisti la bellezza del camminare su sentieri storici.
D: Il vostro intervento volontaristico trova appoggio negli enti pubblici (comuni, regione) o da parte del CAI?
I finanziamenti di queste opere sono della Comunità Europea attraverso il “G.A.L. Terre del Sesia”, emanazione della Comunità Montana.
D: Questi sentieri riscoperti e ripristinati confluiranno nel catasto regionale sentieri o sulle pubblicazioni del CAI?
Sì, vengono segnalati dai volontari e inseriti nel catasto a cura della Sezione di Varallo Sesia del CAI. La Scala Granda porta i numeri 282 e 282a.

Grazie Claudio complimenti e buon proseguimento.

Massiccio del Monte Bianco

La nostra biblioteca si è arricchita del volume Monte Bianco fotografato da un pilota di montagna di Cesare Balbis, editore Glamox Italiana, di Aosta.
Il volume, uscito a fine 2015, dopo oltre un anno di ricerche e riprese fotografiche aeree, tratta ogni particolare del massiccio, dall’orogenesi a tutti i rifugi e capanne, la storia delle funivie, la fauna e flora, la storia delle glaciazioni, il trenino a cremagliera di Montenvers, il Tramwy du Mont Blanc e la nuova funivia Skyway. Sono oltre 250 le fotografie riprese dall’aereo.
L’editore con questo volume ha inteso “raggruppare libri e libricini riguardanti la formazione e descrizione generale del Massiccio del Monte Bianco”.
E’ diviso in cinque capitoli: piccolo trattato di geologia sulla nascita del massiccio, foto riprese sui versanti italiano, francese e svizzero e descrizione dì tutti i rifugi del Monte Bianco.

240 pagine, formato 23×33 cm, 29,50 €.

 

85 anni fa… le valanghe

Sfogliando la vecchia “Rivista UGET” (numeri di febbraio e di marzo 1930) troviamo, presentate col giusto risalto, due tragiche notizie relative a cadute di valanghe.

1931
Il 26 gennaio 1931, nel vallone di Rochemolles, una valanga di grandi proporzioni travolse un reparto di alpini in esercitazione. I morti, ufficiali, sottufficiali e soldati, furono 21. Fra di loro due, Emilio Carrera e Vincenzo Tassisto, erano giovani soci dell’UGET.
Sulle stesse pagine della Rivista venne ricordata la scomparsa di Ottorino Mezzalama, socio del CAI–Torino e del CAAI, considerato oggi uno degli “inventori” dello scialpinismoe ricordato a tanti anni di distanza per il prestigioso trofeo a lui dedicato. Era nato a Bologna ma risiedeva a Torino. Il 23 febbraio 1931, nel corso di una discesa in Alto Adige, venne travolto da una valanga.