Pensieri ad alta voce proposti a chi ha tempo e voglia di leggerli,
immaginando un futuro sulla base delle evoluzioni ambientali
Testo di Beppe Gavazza
C’è bisogno di una (e da un po’ anche più di una) adolescente che “marina” la scuola con la scusa di protestare contro il suo (e ora anche contro gli altri) Governo che non si muove abbastanza per garantirle un futuro vivibile?
Vivibile sia sul piano economico, ma soprattutto ambientale? Specialmente i frequentatori della montagna hanno proprio bisogno che qualcuno metta sotto il naso ciò che è evidente?
Credo che il punto non sia quello. Da anni è sotto gli occhi degli alpinisti il risultato più evidente dell’innalzamento della temperatura terrestre: l’arretramento e la fusione dei ghiacciai alpini. Per quel che mi concerne la questione mi è stata evidenziata circa quarantacinque anni fa dall’insegnante di fisica dell’istituto tecnico che frequentavo allora. Nanni Salio, era il suo nome (era, perché ci ha lasciati), oltre a svolgere il programma ministeriale ci aveva informati delle conclusioni a cui era giunta una ricerca proiettata nel futuro impostata dal MIT di Boston (credo fosse il 1973 o comunque attorno a quegli anni). Grande parte degli avvenimenti climatici attuali erano previsti e si stanno attuando. E’ da allora che presto attenzione ai vari analisti e “profeti catastrofisti” e non.
Abbiamo passato anni a disquisire se fosse tutto “naturale”, visto che periodi di riscaldamento del clima ce ne sono stati diversi nella storia del Pianeta e “che la Terra ce l’ha sempre fatta”. Ora che la temperatura è decisamente alta, tale che è evidente la fusione dei ghiacciai in tutto il mondo, pare che il problema riguardi solo i più giovani, ovvero gli sfortunati che non potranno godere dell’abbondanza e del basso costo dei combustibili fossili, ma dovranno (ormai ci siamo dentro) fare il conto con un pianeta quasi sovraffollato e impoverito di risorse energetiche di facile utilizzo.
La cosa che più risalta è che i dibattiti pubblici continuano a vertere sulla necessità di maggior sviluppo e progresso, quasi che il Pianeta abbia disponibilità illimitata di risorse per una crescita illimitata. Qualche Cassandra” s’è presa la briga di studiare le possibilità di sviluppo e ne ha tratto le conclusioni che dicono che le possibilità non sono illimitate: siamo al pelo del sovrappopolamento. Greta e suoi “gretini”(come con poco buon gusto e molta ignoranza qualcuno ha scherzato nel definire i giovani contestatori) nella loro stessa protesta manifestano un limite umano: per il loro futuro chiedono ai Governi di imporre leggi che aiutino a salvare la situazione ambientale. Legge vuol dire imposizione, indipendentemente che si capisca e si condivida o no la finalità della legge: vuol dire che da quarantacinque anni a questa parte la stragrande parte del Pianeta non ha mai conosciuto o preso sul serio i vari e continui appelli alla salvaguardia del clima. Possibile? Certo: non ci sono altri argomenti pubblici che non siano economia, sviluppo, produzione, qualità della vita.
Al momento la necessità impellente è interrompere l’immissione nell’Atmosfera di anidride carbonica (CO 2, o biossido di carbonio è sempre lo stesso gas), ossia tornare a vita medievale di colpo, senza elettricità e carburanti per garantirsi un aumento della temperatura media di 2°C per il 2100, mentre con il consumo attuale stiamo andando oltre i 4°C. Chi fa il primo passo?
Nessuno: chi lo facesse sarebbe sopraffatto da qualcun altro che di tutte queste motivazioni non ne capisce il senso. Sperare nel progresso tecnico per riuscire ad avere una energia assolutamente “pulita” e continuare a vivere con lo standard attuale e anche migliore: questa è la scommessa per il futuro. Di nuovo una scommessa sulla infinità delle risorse, se non su vender cara la pelle prima della catastrofe. Greta, nel suo discorso alle Nazioni Unite, ha minacciato che i giovani avrebbero cambiato il sistema, qualora non si provvedesse altrimenti: come, ma soprattutto dove comincerebbero? La Storia ha decretato il fallimento delle società collettivistiche, le uniche che si ponevano, almeno in teoria, il principio del benessere collettivo garantito dal livellamento sociale: a quale società pensa Greta e giovani consociati? Viene difficile immaginare una società diversa che sia tutta dedita al massimo raziocinio nell’interesse collettivo: non basterebbe una rivoluzione culturale, credo, più probabile che serva una modifica genetica che cancelli tutta la parte emotiva della persona.
Futuro impossibile: continuerò a camminare per le montagne, magari con qualche pensiero in più, cercando i segni che mi dicano che ciò che era ed è previsto, non si sta avverando: come un cretino.