A dieci anni dai Giochi Olimpici – Coro Cai Uget in piazza

Si sapeva da giorni che il meteo sarebbe stato inclemente in quell’ultimo weekend di febbraio, ma nulla ha turbato il nostro entusiasmo, iniziato con la lettera d’invito al Coro da parte del Sindaco Fassino. Domenica 28 febbraio avremmo presenziato alla solenne cerimonia di chiusura del Decennale dalle XX Olimpiadi Invernali di Torino 2006!

Fatto un rapido appello delle presenze da parte dell’efficientissimo Jean Claude, non è stata necessaria ulteriore preparazione o prova: il Coro, ormai inserito in una fitta scaletta di concerti, recentissimo quello al Conservatorio per il nostro Rifugio, si dimostra subito “caldo” e pronto per un evento già di suo molto stimolante.

Canteremo più tardi, ma il primo pomeriggio del 28 siamo già sul posto, a fianco del grande palco di piazza Castello che per tre giorni si ritrova la storica Medals Plaza di allora.

E’ domenica, il tempo è grigio, ma c’è tanta gente colorata con ombrelli alla mano e dappertutto suoni, musiche e grande movimento. Pur da torinese portato di natura a emozioni più tenui ammetto di essere subito coinvolto dall’atmosfera di festa che mi circonda e così i miei amici cantori. Nel pre-concerto tutti noi sfoderiamo gli abbigliamenti più vari, ma strettamente connessi al look della nostra formazione: k-way, felpa, giubbotto, berretto, distintivi, kit diversi ma tutti con la sigla ricorrente che ci rende riconoscibili e di cui siamo fieri: CAI UGET.

Sul palco una veloce prova del suono per tarare microfoni e volumi e giù in un bianco padiglione in attesa del nostro turno. E poi rieccoci sempre di corsa sul palco, dove in divisa da concerto ci schieriamo evocati dall’euforico presentatore.

La presenza di pubblico vista dall’alto è abbastanza impressionante, sono alcune migliaia di persone che hanno sfidato in modo ammirevole la pioggia per festeggiare un momento d’oro della storia di Torino: riconoscibili i volontari in divisa, molti ugetini, amici e familiari di noi coristi, famiglie con passeggini, un mondo ansioso di gustare questo momento collettivo e nel contempo intimo della città.

Concentràti: i nostri cinque canti, scelti fra i più noti e graditi, scorrono veloci e avvolgono la piazza alternati agli applausi del pubblico. La diffusione sonora è ottima e potente, ma per un curioso effetto di ritardo dell’impianto voce rispetto al canto il suono arriva al pubblico un attimo dopo di noi, per cui ad ogni finale c’è uno strano e brevissimo silenzio a precedere l’applauso: è del tutto inusuale per un pubblico italiano che negli applausi ha tendenza all’”anticipo”, ma è meglio, così abbiamo il tempo di finire e di gustarci tutta l’ovazione dei presenti.

Il pubblico è entusiasta e anche per noi è un momento di grande gratificazione.

Segue in presenza degli stendardi della Città lo spegnimento del tripode olimpico, il saluto del Sindaco e infine con l’aiuto di una potente base il nostro canto dell’Inno nazionale insieme ai ragazzi del Liceo C. Cavour. E anche questa volta, come per la Montanara, il pubblico non ci lascia soli ma canta con noi.

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