L’anniversario della guerra alla Francia
Testo di Pier Felice Bertone.
Ottant’anni fa…
Il 10 giugno 1940, ottant’anni fa, l’Italia dichiarava guerra alla Francia. Nelle intenzioni di chi l’aveva voluta doveva essere una guerra breve, sufficiente, se accompagnata da qualche migliaio di caduti, per sedere al tavolo della pace insieme alla Germania nazista, la vera vincitrice. I francesi la ricordano come “la pugnalata alle spalle”.
A parte i lontani fronti coloniali, in quel mese di giugno la guerra in cui erano coinvolti gli italiani correva lungo la linea di confine con la Francia, da Ventimiglia al Mont Dolent, le “nostre” montagne. Sono ben pochi ormai gli ugetini che ricordano quei giorni o che, in qualche modo, furono coinvolti ma qualche ricordo è emerso. Il nostri soci Franco Barneaud e Marziano Di Maio che, ragazzini, risiedevano a Bardonecchia, ricordano di essere stati “sfollati” nell’Astigiano e a Torino. Franco, aveva solo due anni, ricorda di non voler partire e piangendo ripetere al papà “tournen areire!!”. Marziano, tanti anni dopo, ha descritto per “La Rivista della Montagna” (maggio-giugno 1981) le traversie della popolazione civile: carenza di generi di prima necessità, sfollamento, case crollate, raccolti persi, vendita coatta del bestiame… .
Abbiamo anche letto (“La battaglia delle Alpi” di Alberto Turinetti di Priero, vedi più sotto) che Giuseppe Ratti, presidente della Sezione dal 1953 al 73, in quei primi giorni di guerra era responsabile, con il grado di tenente-colonnello, di un battaglione di alpini che operava nella zona di Bardonecchia; Ratti diventerà poi un importante esponente della Resistenza. Il nostro Bruno Toniolo, uno dei fondatori e dirigenti del Soccorso Alpino, era stato chiamato, in quanto guida alpina, a dare una valutazione sulle postazioni della “Guardia alla Frontiera” nella zona del Col d’Ambin. Ne aveva tratto una pessima impressione dell’equipaggiamento (erano giorni di maltempo eccezionale) e della possibilità di movimento dei reparti là schierati. Anche chi viveva in città conobbe la guerra da subito. A Torino i bombardamenti iniziarono dalla seconda notte di guerra. Il nostro past president Corradino Rabbi perse il papà nel crollo della casa; solo lui e la mamma furono estratti vivi dalle macerie. Chi scrive queste note ricorda una notte, nel ricovero sottostante l’abitazione: durante una serie di scoppi vicinissimi la nonna paterna morì, colta da una crisi cardiaca. I pochi ricordi qui esposti riguardano l’inizio del conflitto che durò cinque lunghi anni, in un crescendo di lutti, distruzioni e difficoltà. Non bisogna dimenticare.

La battaglia delle Alpi
di Alberto Turinetti di Priero, ed. Susa Libri.

Documentatissima opera dedicata alle operazioni belliche che segnarono l’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale. In un tratto del fronte delle Alpi fra il Moncenisio e il Monginevro, in particolare nel settore di Bardonecchia, tra il 21 ed il 25 giugno 1940 una serie di episodi videro protagonisti alcuni battaglioni alpini e la divisione di fanteria “Superga”. L’urto delle nostre forze trovò ovunque l’efficace e ben predisposta resistenza dei Francesi, anche perché il settore di Bardonecchia era il più incuneato verso ovest di tutto il fronte occidentale. La caparbia resistenza francese costrinse gli assalitori, in presenza di condizioni atmosferiche particolarmente sfavorevoli, a subire i pesanti concentramenti dell’artiglieria senza godere di altri ripari che non fossero quelli offerti dalla natura delle montagne. Nonostante tutto, migliaia di soldati italiani affrontarono gli eventi con coraggio, disciplina e con uno spirito di sacrificio e di abnegazione che, alla luce dell’ odierno pensiero, potrebbe persino sorprendere. Essi furono vittime innocenti, prima ancora che delle cannonate francesi, di una dilettantesca aspettativa di successi rapidi e clamorosi che mai avrebbero potuto verificarsi. (Dal risvolto di copertina.)