Seguendo l’esempio di altre regioni alpine, anche la Regione Piemonte ha deliberato che d’ora in poi non tutti gli interventi di soccorso alpino saranno gratuiti. Saranno infatti a pagamento quelli “immotivati, inappropriati o provocati da comportamento imprudente”. I rimborsi (che andranno alla Regione) saranno sulla base di un ticket fisso di 120 euro più altri 120 per ogni minuto di elicottero oppure 50 euro all’ora (salva la prima ora) per ogni squadra di terra impegnata. Il tutto però con un tetto di 1000 euro, non di più.
Come per altre Regioni, la regolamentazione si prefigge scopi indiscutibili. Intanto di fare da deterrente agli abusi, come quelli degli alpinisti che stufi dell’ascensione chiamano l’elicottero, magari dopo essersi volontariamente sbucciati un ginocchio. Poi di educare alla prudenza, al buon senso: non si va con la nebbia in zone sconosciute oppure a funghi senza rendersi conto che ad una certa ora fa buio. Ma anche di richiamare che si deve affrontare la montagna con la dovuta preparazione, senza sottovalutare le difficoltà, con equipaggiamento adeguato. Bene, ci voleva, in tanti anni di soccorso ne abbiamo viste di tutti i colori. C’era qualcuno che al Soccorso Alpino era abbonato. Tanti andavano con una fede nell’angelo custode decisamente scandalosa. C’erano liti che chi, non essendo ancora tornato e mandato a cercare dai familiari, insultava i soccorritori perché lui non ne aveva bisogno e non li aveva chiamati lui. Certamente nella variegata fauna dei frequentatori della montagna ci saranno sempre casi lampanti di imprudenza, di sopravvalutazione delle proprie capacità, di incoscienza. Ma anche casi non così lampanti. Visto che sarà il capo dei soccorritori a giudicare se l’intervento è giustificato o meno, entra in gioco una certa componente di soggettività. Un soccorritore come quello che prendeva a sberle l’incrodato trovato illeso ma in scarpe da tennis sarà senz’altro
inflessibile, al contrario del buon samaritano facilmente propenso ad ammettere scusanti o attenuanti. I giornali, che non perdono mai occasione per pescare nel torbido, hanno allarmato prospettando chissà quali contenziosi giudiziari al riguardo. Ma chi non accetterà il giudidizio di colpevolezza del Soccorso, è difficile che vada a impegolarsi con avvocati per evitare di pagare al massimo mille euro.
Si può peraltro prevedere qualche discussione con alpinisti dei gradi estremi, con quelli delle invernali, con gli scialpinisti OSA, gli speleosub, i praticanti speleologia glaciale e cascate di ghiaccio ecc. Dov’è il confine tra la prudenza e l’imprudenza? E il coraggio non ce lo possiamo più permettere? Chi senz’altro ci guadagnerà saranno le compagnie assicurative perché oggi la gente è diventata insicura e apprensiva e vuole tutelarsi su tutto, dunque ci sarà la corsa a farsi la polizza per questi rischi.
Chi più di tutti ci rimetterà saranno gli anziani, quelli non ancora obsoleti che avranno la sfortuna di farsi male andando su montagne pur alla loro portata. Bloccati da una storta e recuperati dal Soccorso, come minimo si vedranno rinfacciare che essendo in età da rottamazione non dovrebbero trovarsi là ma in poltrona davanti alla tele. Magari con l’aggravante di essere saliti soli senza compagni reperibili, essendo i loro coetanei tutti nella poltrona di cui sopra. Sulla pensione di quel mese ci potranno fare la croce.
di Marziano di Maio