14-17 aprile 2016
Raid Valle Gesso

Poteva il Raid costituire eccezione alla consolidata pratica di reperire una meta alternativa a quanto programmato in precedenza?
Certo che no!

Così, nonostante la complessa logistica dell’organizzazione di un Raid sia ancor ben più complicata di una “semplice” gita domenicale, eccoci di nuovo qui, di fronte a desolanti previsioni su decine di siti internet di diversi Paesi, a cercare di inventarci qualcosa….

E se a Nord (leggi: Svizzera) fa brutto ….la saggezza popolare ci aiuta: andiamo a Sud, no???

E così decidiamo di fare!

Nella prima mattina di martedì 12 aprile, cioè a meno di 48 ore dalla prevista partenza del Raid, in pochi minuti “cerco” di contattare tutti i Rifugi della Valle Gesso & dintorni e, grazie anche alle indicazioni di alcuni di loro, ecco che si abbozza la possibilità di un itinerario realizzabile per un nutrito numero di persone con preavviso di pochissimi giorni.

Restano da vedere la conferma dei partecipanti, il problema del giovedì in Rifugio non gestito e soprattutto il benestare della meteo, la vera spada di Damocle dei frequentatori della montagna.

Ma più passa il tempo e più le previsioni per il cuneese sembrano belle…

Così va a finire che….


Giovedì 14 Aprile

Conformemente con il programmato Raid, in nove, partiamo verso Sant’Anna di Valdieri, piccolo comune di mille abitanti sito in valle Gesso, una delle valli che confluiscono su Borgo San Dalmazzo.

Da lì, lasciate le auto, risaliremo il Vallone della Meris per fare base presso il Rifugio Livio Bianco posto in un incantevole sito a pochi metri dal Lago Sottano della Sella a quota 1910.

Si tratta di tre ore di sentiero per coprire i circa 900 metri di dislivello ormai quasi tutti sci a spalla. Il simpatico gestore che, curiosamente, si chiama anche lui Livio, purtroppo giovedì sera non potrà essere presente per cui ci toccherà passare la prima notte nel freddo locale invernale ed aggiustarci per la cena…

Ma si sa…il cielo aiuta gli audaci e Livio, all’ultimo ci ripensa.
Forse impietosito dalla ns notte al freddo e alla fame, forse dalla possibilità di un (discreto) guadagno, all’ ultimo minuto riesce a liberarsi e ci assicura la gestione già dalla notte di giovedì!

Bene!!!!
Ciò ci eviterà di portare su sacchi a pelo, cibi e fornello, viaggiando ben più leggeri!

Parcheggiate le auto a Sant’Anna ci prepariamo e partiamo in una frizzante atmosfera all’ombra.

Ma dopo pochi minuti di cammino, su ottimo sentiero, il sole ci abbraccia scaldandoci e in poco più di due ore siamo al rifugio.

Depositiamo buona parte del materiale presso la costruzione e risaliamo, finalmente sci ai piedi, il selvaggio e poco conosciuto vallone Latous a est del rifugio che porta al monte omonimo.

Trattasi di una BS che, data l’esposizione, dovrebbe assicurare neve buona fino a tarda ora.

Qualcuno, impensierito dall’ approccio apparentemente ostico, parte in ramponi, altri con i rampant.

Entrati nel vallone il panorama è bellissimo.
Il vallone è un susseguirsi di salti, selvaggio e bellissimo e adduce al colletto del Matto a 2554m.
Da lì per la cresta ovest arriviamo in punta alla Cima del Latous 2744m.

Le condizioni sono strepitose, non c’è vento, ci fermiamo a lungo in punta sbinocolando a 360 gradi ammirando l’impressionante canalone di Lourousa, il più famoso e rinomato canale di neve delle Marittime, a due passi da noi.

Dopo una buona mezz’ora scendiamo su moquette perfetta per ricongiungerci ad Annalisa che ha deciso di fermarsi al Rifugio.

Siamo anche curiosi di vedere se Livio, il gestore, è arrivato aprendo il rifugio e non vediamo l’ora anche di “assaggiare” la discesa…

Tutto stupendo, peccato che si tratti solo di 835 metri di dislivello che “volano” in pochi minuti…

Al Rifugio, neanche farlo apposta, arriviamo per l’ora di pranzo cosicché chiediamo a Livio, puntualmente arrivato anche lui, se ci può portare pane e birra che noi abbineremo con i salami che ci siamo portati su.

A completamento dello spuntino un panettone “ultimo residuo natalizio” del ricco banchetto GSA che sempre chiude le nostre gite, stoicamente, portato su da Sergio che ne ha compattato efficacemente le misure iniziali…

Il pomeriggio trascorre poi pigramente: qualcuno dorme fuori, riparandosi dall’implacabile sole, qualcuno si riposa all’interno.

Tutto il materiale umido asciuga in pochi minuti, peccato che solo oggi troveremo condizioni così perfette.

Cena ottima ed abbondante e nanna nelle due camerate al primo piano.


Venerdì 15 Aprile

Comoda colazione alle sette e partenza.
Alle 7,45 risaliamo il sentiero a lato del lago già al sole, chi sci in mano chi già sci ai piedi e cominciamo la lunga salita che ci porterà al Monte Matto, la gita più blasonata della zona.

Con i suoi 3097 metri di quota il Monte Matto rappresenta un punto panoramico eccezionale ed è, con l’ Argentera ed il Gelas, una delle vette principali delle Alpi Marittime.

La sommità è costituita da una lunga cresta (circa 600 metri di sviluppo) che presenta quattro rilievi principali: la Cima Est (3088) che è la normale meta sci-alpinistica; la Cima Centrale, che con i suoi 3097 metri di quota è la più elevata; la Cima Bobba 3079m e la Cima Verani detta anche il gendarme del Matto a 3050 metri.

Dopo un’oretta di salita attraversiamo il Lago Soprano della Sella; ambiente stupendo e tempo sempre bello.

Praticamente compiamo un periplo a 270 gradi e, quando ci ritroviamo in vetta, sferzati da un fortissimo vento, siamo quasi sulla verticale del Rifugio.

La Cima del Latous, salita ieri appare schiacciato dalla prospettiva, sotto di noi, ed è un peccato che, dato il forte vento, non possiamo trattenerci quanto vorremmo.

Scendiamo dividendoci poco dopo in due sotto-gruppi: con Enrico, Daniel e Davide tenterò la discesa più diretta verso il Rifugio: ha il vantaggio che è rapida e non obbliga a ripercorrere il lago Soprano e non transita sui tratti di sentiero che non sarebbero sciabili in discesa però…è un po’ un’ incognita nel senso che non è per niente intuitiva e, nonostante le perlustrazioni visive del giorno precedente e quelle fatte lungo la salita, non siamo sicuri al 100% che sia interamente percorribile.

Sfruttando il nostro (quasi) infallibile fiuto e con notevole utilizzo del fattore C, riusciamo ad inanellare un continuum sciistico senza mai incappare in balze rocciose o tratti impraticabili e raggiungiamo il lago basso senza mai togliere gli sci.

Lo costeggiamo e passiamo poi delicatamente sopra (è ancora ghiacciato) arrivando, piuttosto in fretta, alla base.

Passa ben più di un’ora prima che i nostri amici ci raggiungano (hanno percorso il tragitto dell’andata) ma due di loro (Roberto e Lorenzo) hanno ancora voluto salire la Rocca del Ciapous a quota 2667m, una panoramica sommità a nord-est del Colle della Valletta (che vedremo domani), prima di scendere per il percorso di salita.

Noi però ….teniamo fame e facciamo onore alla tavola di Livio che ci delizia con un’ottima pasta al pesto che noi integriamo con idonei liquidi.

La finiamo lì anche perché tra non molto ci raggiungerà il gruppo partito solo oggi da Torino e non possiamo certo presentarci alla cena senza fame!!!

Dopo un breve pomeriggio dedicato a giochi di società, letture più o meno amene e riposo arrivano gli amici e saturiamo rapidamente il piccolo Rifugio.

Cenone e a nanna presto.

Il programma per domani è impegnativo e dato che ora siamo in venti occorrerà alzarsi presto.


Sabato 16 Aprile

Liviobianco’s breakfast ore 6 a.m. – prova cancelletto, fatta veramente al cancelletto e…via!

Si parte!!!

Quasi tutti con gli sci in mano percorriamo così i primi 40 minuti e 150/200 metri sopra il Rifugio mettiamo gli sci, finalmente!

Sembra bello, il cielo è “prevalentemente” azzurro anche se grossi nuvoloni neri continuano a rincorrersi in cielo, instillando non poche preoccupazioni negli organizzatori….il vento inoltre sembra aumentare, anche se si mantiene sopportabile.

Passiamo così il Colle della Valletta a quota 2488m tra momenti di ombra e di sole.

Stretta sterzata a sinistra, verso sud, puntiamo adesso al Colle est della Paur, passage obligè che ci consentirà di accedere alla Val Rossa che confluisce direttamente sul Piano inferiore del Valasco.

L’andatura non proprio atletica di qualche socio ci mette in difficoltà dovendo frenare il gruppo e costringendo la chiusura ad un lavoro supplementare….

Affrontiamo la salita, ora più ripida, mentre il vento si fa sempre più impetuoso.

Qualcuno fa ricorso ai ramponi e, in qualche modo, avanziamo.
Al colle Est della Paur siamo comunque tutti presenti per cui, ormai, il più è fatto.

Le raffiche sono così violente che , di tanto in tanto, occorre fermarsi per non essere buttati a terra!

Ciononostante quasi tutti saliamo al Nodo, un tondeggiante ma esposto mammelone che tocca i 2921m di quota costituente una meta a se stante, abbordabile sia dalla Valle Stura che dalla Val Gesso.

Dopo il Nodo, Enrico, si lancia con entusiasmo verso l’impressionante Rocca la Paur che incombe dall’alto dei suoi 2972m sul Nodo.

Vista dal Nodo la salita sembra particolarmente ostica ma invece è “servita” da un ripido (40 gradi) canale nevoso che adduce ad un colletto da cui in 5 minuti si tocca l’elevazione massima.

Così mentre una piccola parte del gruppo inizia la discesa verso il Valasco, anche per togliersi dalle grinfie del vento, il resto si dirige alla base del canalone e si sale.

Chi sci in spalla, chi solo armato di ramponi, tutti si arriva in punta, veloce foto di rito e giù a ritrovarci con i compagni che ci attendono qualche centinaio di metri più in basso.

Il cielo è nero e, pure avendo smesso il vento, le condizioni sono decisamente mutate.

Fortunatamente l’innevamento è continuo e siamo obbligati a togliere gli sci solo intorno ai 2000 metri e per un breve tratto.

Poi, per lingue di neve, riusciamo sci ai piedi, a raggiungere la stradina di fondo valle da cui si perviene, sempre in sci, allo storico ed originale Rifugio Valasco, quota 1764m.

L’ antica costruzione veniva usata nei tempi passati come casa delle ferie per i Reali per le battute di caccia.
Si trova al centro di un ampio pianoro alluvionale in una zona ricca di acqua e di laghi.

Abbiamo un po’ perso l’intimità del Livio Bianco perché qua sono presenti altri gruppi in quanto la ricettività è maggiore ed il periodo di apertura molto ampio.

I telefonini prendono e un po’ tutti guardano con apprensione le non incoraggianti previsioni meteo del giorno seguente….

Si opta così per un percorso non troppo difficile che potrà subire delle varianti in corso d’opera: saliremo alla Testa Margiola con possibile discesa sul Lago Negrè e rientro dal Passo dei Prefouns ma è solo una ipotesi!
Valuteremo in funzione dell’andamento meteo…

Ottima ed abbondante cena e a nanna!

La colazione è prevista per le ore sei!


Domenica 17 Aprile

Un’escursione notturna abbinata ad una salutare minzione mi aveva regalato un panorama tutt’altro che incoraggiante…nuvoloni nerissimi si rincorrevano ovunque mentre solo un piccolo buchetto di azzurro lasciava trasparire un po’ di chiarore ad est….

Dopo la puntuale colazione la meteo, già non ottimistica, subiva un tombale peggioramento regalandoci una pioggia battente che, sulla neve, costituisce uno spettacolo davvero triste e desolante.

Mentre alcuni gruppi partono incuranti della meteo avversa, noi decidiamo di attendere gli eventi prima di optare per una decisione.

L’incessante pioggia ci lascia di fronte solo una scelta: scendiamo alle Terme (dove è stata portata su un’auto dal gruppo che è salito venerdì pomeriggio) ma …. quando partiamo?
Sembra che nel pomeriggio migliori ma, guardando il cielo, passano le ore e tutto sembra rimanere costantemente brutto.
Qualche gruppo rientra, infradiciato fino al midollo e va ad asciugarsi nei pressi della stufa.

Verso le undici decidiamo e si parte.
Dotazione il più “water-proof” possibile, percorriamo il vasto pianoro e ci buttiamo giù sulla destra orografica ancora sufficientemente innevata e con un paio di “gava&buta” raggiungiamo un provvisorio ma ancora affidabile ponticello di neve da cui ci portiamo sulla strada, sgombra di neve, di fondovalle.

Quindici minuti di sci in spalla ed eccoci alle Terme di Valdieri a quota 1370 pubblicizzate come le Terme più alte di’Italia, dove in auto vengono caricati gli autisti che andranno a recuperare la auto lasciate a Sant’Anna.

Si riformano gli equipaggi e tutti al bar di Valdieri dove chi una pasta, chi un panino, chi un gelato, chi un mix dei succitati, festeggiamo questo Raid che ha avuto un finale non proprio memorabile nonostante le previsioni, fino a pochi giorni prima, fossero dalla nostra parte.

Indimenticabili comunque i tre giorni precedenti in cui abbiamo salito la Cima del Latous, il Monte Matto, il Nodo e l’ardita Punta della Paur.

Notevole anche l’attraversamento di venti persone dal Rifugio Dante Livio Bianco al Rifugio del Valasco, una classica non certo banale dello sci-alpinismo della Val Gesso.


Ma la stagione non è finita….
Adesso vediamo come evolverà.

La pioggia, caduta fino a quote prossime ai 2500 metri, ha ulteriormente complicato la scelta creando situazioni….delicate!

Ma non ci perdiamo d’animo: qualcosa ci inventeremo per le prossime uscite…

Ringraziamenti a tutti per le ottime performances, ai capigita per le scelte, ai gestori dei Rifugi sempre cortesi e disponibili!

emmecì


Fotografie di Marco Centin e Sergio Marchioni.

Cai Uget