26 marzo 2016
Cima di Entrelor

Ad inizio stagione c’è una serata in cui si prepara il calendario delle gite: “No, quella è troppo lontana”, “No, quella è troppo corta”, “No, quella è troppo lunga” e così via… da anni la Cima di Entrelor con i suoi 1707m di dislivello non trovava posto nel nostro programma.

A mettersi contro i poveri sci alpinisti quest’anno ci si è messa anche la scarsità di neve che ci ha obbligato a cancellare tante gite ad inizio stagione.

Cancellare??? No, spostare!!!

Perché con questa uscita le abbiamo recuperato tutte, e che recuperi!

Ma partiamo dall’inizio…


A Pasqua si sta a casa!
Davvero?!
Dopo un piccolo sondaggio per vedere se un recupero avesse senso, giù ad organizzare.
Le mete sono tante ma, non essendoci il tempo per provarle, bisogna andare su qualcosa di sicuro e conosciuto: l’Entrelor!
Percorso già due settimane fa e trovato in ottime condizioni con partenza con gli sci dall’auto, un lusso in questa annata.
E perché per non variarlo un po’ non puntiamo alla cima vera?

Alle sei di sabato mattina ci si incontra al Cimitero di Venaria perché, con un po’ di sano egoismo, è il posto più comodo per i Capogita. Qualche problema con un’auto ci fa perdere tempo lungo il viaggio obbligandoci a non fare soste fino a Rhemes ND dove ci consoliamo con caffè e brioche, dobbiamo anche portare via a forza una Capogita che oggi sembra voler rinunciare alla salita in favore di una più abbordabile partita a calcetto!

Cancelletto, sci e su per il bosco sopra Bruil a tratti un po’ duro ma siamo del GSA e mica ci spaventiamo!

Arriviamo alla Croce al sole e, in puro stile CAI, appena arriva la chiusura si riparte senza dare respiro agli ultimi arrivati: d’altronde lo si sa, lo scialpinismo è una guerra!

E infatti sulle piste ci sono i cannoni… (Cit. Davide Ghigliano).

Progressione veloce ed altri due ricompattamenti fino al bivio fra Anticima, tracciata, e Cima da battere: si gira ovviamente verso questa! Guido Terminator inizia il faticoso lavoro e molto distanziati gli uni dagli altri saliamo lentamente la ripida parete: chi conosce l’Entrelor per la sua anticima, si stupisce delle pendenze che di qui sono tutt’altro che banali.

Alternanza di polvere e qualche placca da vento non pericolosa ma molto noiosa, utilissimi i rampant che tranne un pirla (il sottoscritto) tutti calzano.

Al colletto tira un po’ di vento freddo ma altro ricompattamento e salita a piedi, viste le molte pietre, fino alla piatta vetta!

Tutti e 13!

E soprattutto solo noi, cosa rara in queste gite.

Foto di rito di visi gioiosi… o smorfie da fatica?
Boh… Comunque tutti immortalati.

Discesa lungo lo stesso percorso molto distanziati per non sollecitare troppo il pendio che in realtà si dimostra stabile e ricoperto di neve polverosa lungo il suo bordo destro.
Proseguiamo la discesa imboccando il canale più ripido rispetto alla traccia di salita e tenendoci sempre sulla sx orografica del vallone dove la polvere ci continua ad accompagnare…
Chi l’avrebbe detto?!

Alle baite, usciti dall’ombra, la neve diventa immediatamente umida ed iniziano ad apparire sorrisetti di chi capisce che il pendio rognoso del mattino ci regalerà ancora 400m di ottima discesa su neve primaverile.

Dal mio punto di vista una giornata perfetta: progressione costante e abbastanza veloce in modo da far arrivare tutti in cima, pendii già di un certo impegno, gruppo che non si è allungato più di tanto, gita che non veniva proposta in sociale da anni e soprattutto neve bella da cima a fondo.

Grazie alle capogita: Annalisa che sgrida la new entry Germano quando non fa bene le inversioni in salita e Lucia che quatta quatta controlla che nessuno si perda e mi sgrida se accelero troppo.

Grazie a Guido che batte il pendio sotto la cima: l’avrei fatto io ma ci teneva tanto…

E grazie a tutti i partecipanti che non si sono tirati indietro di fronte a questo gitone: Cristina, Marita, Valeria, Alessandro, Germano, Giovanni, Matteo, Stefano e la new entry Maurizio.

stefano


Fotografie di Stefano Oldino.

Cai Uget