RAID 23-27 aprile 2010
Giro del Gran Paradiso

Le mail che mi giungono sul lucido e freddo schermo del PC riflettono in modo inversamente proporzionale il calore dei cinque giorni passati insieme nel periplo, in sci, del Gruppo del Gran Paradiso.

Mi sarebbe piaciuto fare un collage delle belle parole che tutti, chi più chi meno, forse anche perché più avvezzo all’uso di queste trappole informatiche, ha saputo esprimere, ma sarei oltremodo stucchevole e barocco.

Anche io, come tutti quelli che hanno scritto, ho speso frasi per esprimere non so se un ringraziamento a tutti quelli che c’erano o solo per dire che la felicità è qualcosa di tangibile e concreto e che parecchi di noi hanno avuto la (sempre più rara) occasione di vivere.

A qualcuno ho detto che il valore di un gruppo è, per buona parte, la somma delle abilità dei singoli, ma qui il concetto di stare bene insieme ha prevalso a tal punto che neppure alzatacce notturne, freddo e fatica impediscono, una volta a casa, di sentire un groppone alla gola, un senso di smarrimento, una penetrante nostalgia di queste esperienze che ai più appariranno magari come una sciocca ed insensata quanto inutile perdita di tempo.

Perché dire tutto ciò?
Per fare pubblicità al GSA?
Per richiamare nuovi adepti?
No, per lo meno, non è questa la mia intenzione.
Ma se di questo Raid voglio fare partecipe chi non ha voluto o potuto parteciparvi, mi piacerebbe essere il più onesto possibile e, al di là dell’aspetto tecnico-sportivo, la componente umana è stata talmente piacevole che senz’altro sarà quella che tutti ricorderemo maggiormente.

Senza sbracare in facili stereotipi, in una società dove tutto è asservito e finalizzato al denaro, dove anche i rapporti sono mercificati, ritrovare uno spirito di fraterna amicizia e solidarietà è un tuffo in un mare che nessuno più frequenta.


1° giorno: Venerdì 23 aprile
da Valnontey 1666m (Cogne) salita al Rif. Vittorio Sella 2588m

Partiti da Torino nel primo pomeriggio di Venerdì 23 Aprile raggiungiamo ben presto Valnontey, poco a monte di Cogne e ci prepariamo per la salita al Rifugio Vittorio Sella, posto a 2588 metri nella conca del Lauson dove pernotteremo.

Orfeo e Roby portano una vettura a Lillaz dove termineremo il Raid, Martedì 27, almeno così speriamo!

Saliti fra nebbia e nevischio i 915 metri di dislivello che separano Valnontey dal Rifugio ritroviamo gli amici che ci avevano preceduto partendo la mattina.

L’incognita meteo incombe come la spada di Damocle sulle nostre teste ma un cauto ottimismo ci induce a pensare positivamente. Lo zero termico è altissimo, la neve salendo si è rivelata bagnata ed inconsistente e mentre magliette, pelli e scarpette asciugano intorno alla stufa del rifugio, speriamo in un forte rigelo notturno.

Il Rifugio Sella, magistralmente gestito, si rivela ancora una volta ottimo. La cena non smentisce le aspettative, con la seconda razione di lasagne al forno che va a ruba, e ci vengono assegnate quattro stanze per ospitare i 17 Raidisti del GSA.

Con i quattro amici che si sono aggregati e faranno con noi tutto il Raid, siamo quasi gli unici clienti.


2° Giorno: Sabato 24 aprile
dal Rif. Vittorio Sella 2588m al Rif. Federico Chabod 2750m

Comincia il faticoso ma epico Raid.

La sveglia è, se mi consentite l’ossimoro, “chiaramente notturna” e tale resterà per tutta la durata del Raid.

Colazione qualcuno con l’imbrago e qualcuno ancora in abiti notturni, cancelletto ARVA alla luce dei frontalini, nessun problema, morale alle stelle, come quelle che abbiamo sopra la nostra testa!

La temperatura è scesa, tutto è gelato! Uauh! Non potevamo sperare in meglio.

Con il progredire della giornata ci rendiamo conto che in basso è tutto un mare di nuvole.

E’ un po’ come essere in paradiso: noi, il sole, la neve, il silenzio, assenza di vento.

Riconosciamo la Nera della Grivola, 3633m, salita il 10 Aprile che casualità mistiche ci avevano fatto anticipare di un giorno beneficiando di un generoso sole dopo lo sfortunato tentativo del 19 aprile 2009, la Rossa della Grivola, 3630m salita domenica 6 aprile 2008 e, a poco a poco, sempre più incombente l’enorme mole della Grivola 3969m in secondo piano.

Il percorso è facile, si chiacchiera, si sta bene, ci si sfila un po’ ma, risalito il canale un po’ più ripido e raggiunto il colletto che segna il passaggio dal ghiacciaio del Lauson al ghiacciaio di Gran Vallon, ci ricompattiamo nel primo splendido sole.

L’ambiente è spettacolare: assenza di vento, neve compatta, un mare di nuvole ai nostri piedi, sopra solo l’azzurro del cielo e sulla nostra destra il torrione sommitale che con i suoi 3552 metri rappresenta la vetta del Gran Sertz o Gran Serra, a seconda delle carte che avete in mano.

La nostra meta non è la vetta vera e propria (che obbliga ad una breve variante nella parte finale, comunque alpinistica) ma la discesa sul Ghiacciaio del Timorion.

Il breve tratto alpinistico per uscire in cresta viene attrezzato con una corda, e altre due corde vengono fissate nel ripido canale che scende sul ghiacciaio sottostante.
Così tutti se la cavano egregiamente in questo tratto con piccozza e ramponi ed i primi iniziano ben presto a ricamare il bellissimo e liscio lenzuolo del Ghiaccaio di Timorion.

Il gruppo in chiusura, impegnato nel recupero di corde e materiale e complice anche il complicato recupero di un paio di pelli scivolate in un passaggio di mani, è invece obbligato giocoforza ad un prolungamento notevole del tempo passato in cresta.

Ma grazie alle radio ci si tiene agevolmente in contatto e i due gruppi possono procedere distaccati di quasi un’oretta.

La neve è ottima, non c’è alcuna necessità di correre, la temperatura ormai è piacevole.

Tutto fila liscio insomma e, se perdiamo del tempo, è più per immortalare il magico ambiente che ci circonda che per altro.

Anche noi in chiusura scendiamo firmando interminabili serpentine tra quelle degli amici che ci hanno preceduto e, a quota 3100, imbocchiamo un ripido pendio che ci deposita sul ghiacciaio del Gran Neyron, dove una parte del primo gruppo ci attende per sgravarci del fastidioso peso delle corde (ne abbiamo recuperate quattro!).

Rimettiamo le pelli e ci lanciamo all’inseguimento dei primi.

Adesso il caldo si fa sentire, si sale in maglietta. Destinazione: Colle Est del Gran Neyron 3404m caratterizzato da un enorme blocco di roccia rossa.

Al colle rimettiamo i ramponi e, poco dopo, percorso un breve tratto della cresta che sale all’Herbetet, raggiungiamo il bivacco Sberna, un nido d’aquila posto a 3400m e punto di passaggio obbligato per raggiungere il Ghiacciaio di Montandaynè.

Mentre ci raggruppiamo, qualcuno approfittando delle brandine del bivacco, qualcun altro seduto al sole, Orfeo & Enrico, giusto per sgranchirsi le gambe, salgono il ripidissimo canale che porta ai 3587m del Colle Bonney.

Senza aspettarli ci lanciamo sul Ghiacciaio di Montandaynè per scendere fino ai 2750 metri del Rifugio Federico Chabod, già pienissimo di sci alpinisti che domani, come noi, tenteranno la salita ai 4061m del Gran Paradiso.

La prima parte della discesa è piuttosto bella ma la neve, negli ultimi trecento metri, si rivela una trappola micidiale: si sfonda improvvisamente e il rischio di farsi male è concreto. Occorre molta prudenza ma alla fine tutto va per il meglio e tutti ci ritroviamo incolumi al Rifugio.

Qui nel corso del pomeriggio veniamo raggiunti da altri 14 soci del GSA che partecipano “solo” alla salita dell’unico 4000 interamente in territorio italiano.

Il dislivello superato oggi in salita ammonta a circa 1450 metri.


3° giorno: Domenica 25 aprile
dal Rif. Federico Chabod 2750m al Rif. Vittorio Emanuele 2732m

Le luci vengono accese alle 4,30 e la colazione è fissata per le 4,45. Con il solito “fastidioso” anticipo qualcuno alle 4,15 comincia a vagare nello stanzone assegnatoci preparando lo zaino e l’attrezzatura.

E, poco dopo la colazione ancora alle luci delle frontali, scendiamo sul sottostante pianoro, a piedi, per metterci gli sci e percorrere il lungo itinerario che ci porterà sul Ghiacciaio di Laveciau, al cospetto della severa parete Nord del Granpa.

La temperatura è di due gradi sotto zero ed è sufficiente una leggera brezza per rendere indispensabile un abbigliamento non proprio marinaresco.

Quando raggiungiamo la dorsale a quota 3850, chiamata comunemente “schiena d’asino” finalmente beneficiamo del caldo (???) sole e attendiamo l’arrivo di chi era in coda.

Mancano ancora pochi metri ma il pendio gelato obbliga all’utilizzo dei coltelli e 50 metri sotto la vetta, in corrispondenza del caratteristico intaglio, tutti si lascia gli sci per indossare i ramponi.

Purtroppo la presenza di un numero enorme di alpinisti, forse associata anche alla eccessiva ed invasiva permanenza di alcuni di essi in vetta, rendono l’accesso alla Madonnina problematico in quanto il passaggio critico, da percorrere uno alla volta, è intasato.

Spazientati dalla lunghissima attesa la stragrande maggioranza di noi “abbandona” l’idea di toccare con mano la Madonnina e, raggiunti gli sci, scende alla schiena d’asino per il dovuto ricompattamento, dove avevamo anche abbandonato un po’ di materiale per alleggerire gli zaini.

Qualcuno, forse non comprendendo bene gli inviti dei capigita, si attarda notevolmente oltre ogni ragionevole limite obbligando i capi-gita ad una lunghissima attesa prima di poter iniziare la discesa.

Con gli altri Raidisti, salutati gli amici della Domenica che faranno ritorno sullo Chabod e seriamente preoccupati di ritrovare in basso la micidiale neve-pappa di ieri, ci dirigiamo a spron battuto verso il rifugio Vittorio Emanuele 2732m, gestito dai nostri cugini del CAI-Torino.

Sorpresa: la neve è una favola, non un singolo metro si è trasformato nella micidiale pappa: firn puro fino al rifugio che viene raggiunto sci ai piedi senza alcun problema.

Mentre i capi-gita restano attardati dalle beghe della chiusura, con Orfeo ed Enrico facciamo una puntatina nel Vallone di Moncorvè, cosa che ci consente di osservare da vicino l’itinerario di domattina e l’apparentemente ripido pendio che porta al Colle del Gran Paradiso.

Orfeo ed Enrico avranno percorso a fine giornata più di 2000 metri di dislivello!!!

Alla fine arrivano anche i pazienti capi-gita, cui la bellissima discesa ha fatto sbollire l’arrabbiatura per i ritardi in punta, ed allora possiamo concederci tutti insieme una bella pastasciutta al sole sugli sghimbesci tavoli posti all’esterno del Rifugio.

Arriva anche Roberta che è salita in solitaria da Pont per aggregarsi alla parte “terminale” del lungo periplo.

Il lungo pomeriggio trascorre tra bagni di sole, tisane (qualcuno ne fa un uso smodato, le autorità Valdostane sono state avvertite!), parole crociate, chiacchiere, sonnellini, arricchenti letture.

E’ domenica pomeriggio e la maggior parte degli alpinisti torna a valle per riprendere la settimana lavorativa.

Così la permanenza nel rifugio diventa piacevole, specia se paragonata all’affollamento del giorno precedente.

Grazie al notevole anticipo della data di prenotazione siamo poi sistemati comodamente in stanzette da quattro letti e così, dopo la cena in verità non abbondante, tutti a nanna, per essere freschi e pimpanti per la IV giornata con gli sci ai piedi.


4° giorno: Lunedì 26 aprile
dal Rif. Vittorio Emanuele 2732m al Rif. Pontese 2200m

Dopo l’energizzante colazione ante-lucana, ancora alla luce delle frontali che poi via via si spengono dopo un ventina di minuti, eccoci percorrere il Ghiacciaio di Moncorvè verso il ripido Colle del Gran Paradiso 3345m.

Qualcuno lo affronta con i ramponi altri con gli sci, ma gli ultimi metri, a causa della presenza di roccette, obbligano tutti a muoversi a piedi.

E al colle, mettiamo piede sul Ghiacciaio di Noaschetta: siamo in Piemonte.

La bellezza dell’ambiente, la solitudine del posto, forse la luce magica del sole ancora bassissimo sull’orizzonte, rendono il paesaggio di una bellezza da togliere il fiato.

E’ presto, la neve è una favola, quasi non riusciamo a staccarci da un posto così meraviglioso, e verrebbe voglia di centellinare la discesa.

Ma c’è l’obbligo di attenersi alla tabella di marcia e allora, lavorando di lamina, nello splendore del technicolor e nella magia dei 35 mm, puntiamo decisi al Bivacco Ivrea 2770m.

Per non rendere monotono il Tour ed aggiungere il pepe dell’imprevisto si verifica qui un incidente tecnico: Dario ha un totale distacco del puntale dallo sci.
L’attacco si è insomma “sradicato” e gli aggiustamenti che riusciamo a produrre saranno solo finalizzati ad un contenimento dei danni ma non perverranno ad una definitiva riparazione.

Al bivacco ci dividiamo in due gruppi: alcuni iniziano subito a dirigersi verso il Colle dei Becchi 2990m per scendere poi sul Rifugio Pontese, meta del prossimo pernottamento, mentre il gruppo più numeroso, scaricati gli zaini di parte del materiale e rimesse le pelli, inizia a risalire la comba ed il ghiacciaio di Gay puntando alla Becca di Noaschetta 3525m.

Il tratto finale che porta su questa punta si rivela però piuttosto ostico e con neve instabile e così tutti ci dirigiamo sulla più accessibile Testa di Gran Croux 3437m raggiungendone la spalla sciistica qualche metro più bassa.

Siamo su un incredibile balcone naturale alla testata della Valnontey.

E’ buffo pensare che il nostro giro ha avuto inizio li sotto e le auto sono parcheggiate laggiù e, senza distinguerle, sappiamo che sono là…

Discesa spettacolare fino al Bivacco Ivrea, recupero del materiale, si ripella e via, sulle tracce dei compagni che ci hanno preceduto, anche noi verso il Colle dei Becchi.

Fa piuttosto caldo alleviato fortunatamente da qualche nuvola passeggera.

Nella discesa verso Piantonetto la neve è bella per un buon tratto per poi diventare più molle nella parte bassa ma senza raggiungere le micidiali condizioni di sabato.

All’arrivo al Rifugio Pontese 2200m ritroviamo gli amici che ci hanno preceduto e le deliziose gestrici, Mara e Valeria, ci riservano un trattamento davvero principesco.

Viene allestita un lunga tavolata all’esterno (c’è ancora tanto sole e caldo mentre a Torino è nuvoloso e piove persino!) e via via compaiono prelibatezze di ogni genere che affogate in litri di birra ci fanno dimenticare le fatiche degli oltre 1600 metri di dislivello percorsi.

Pomeriggio in panciolle nel sole del terrazzo che domina la Diga di Piantonetto e a cena nuova sorpresa: antipasto con Chardonnay e stuzzichini vari!!!
Ma siamo ad un matrimonio o ad un machissimo Raid????

E’ fuori di dubbio che il trattamento riservatoci al Pontese è stato straordinario e indimenticabile: chissà, magari l’anno prossimo…

Per di più nel rifugio ci siamo solo noi venti e così possiamo scegliere liberamente le camere spaparanzandoci comodamente …


5° giorno: Martedì 27 aprile
dal Rif. Pontese 2200m a Lillaz 1617m (Cogne)

Anche a colazione Mara riesce a stupirci con le sue deliziose marmellate, dalle prugne al sambuco, e alla fine, mentre sulla porta del rifugio le due ragazze ci salutano e ricevono i nostri ringraziamenti ed arrivederci, partiamo per il Colle del Teleccio, che ci riporterà in Val d’Aosta e, percorrendo il lungo Vallone di Valeille, a recuperare il contatto con la civiltà.

Purtroppo la fortuna che ci ha accompagnato in questi giorni nel meteo questa mattina ci abbandona.

Dopo una mezz’oretta siamo avvolti nelle nuvole, nella neve molle per la pioggia della notte e il mancato rigelo e sui pendii piuttosto ripidi che si alzano dal piano di Teleccio.

Sfruttando i prestigiosi mezzi di comunicazione di cui il GSA dispone, effettuiamo una chiamata telefonica satellitare al rifugio Chabod, giusto per sapere se anche dal “versante valdostano” dobbiamo aspettarci neve e visibilità ridotta a pochi metri.

Le notizie sono confortanti: pare che di là sia coperto ma non nevichi e la visibilità sia buona.

La neve, senza rigelo notturno chissà come sarà, ma… un problema alla volta.

Roberto, Orfeo, che ancora una volta mette a disposizione del gruppo le sue straordinarie capacità di muoversi anche in queste condizioni difficili ed Enrico, che va a tracciare l’ultimo tratto più ripido, dimostrando evidenti doti sensitive fuori dalla norma riescono ad imbroccare il percorso giusto e portano tutto il gruppo a raggiungere senza problemi il Colle del Teleccio 3304m.

Un vento fastidioso, abbinato alla quota, ci impongono una rapida discesa che si discosta parecchio dagli standard di permanenza a cui ci siamo abituati!

Nella prima parte la neve si mantiene piuttosto bene e inanelliamo una bella serie di serpentine grazie anche alla visibilità discreta su questo versante.

Man mano che si scende le condizioni peggiorano sempre più e gli ultimi metri si rivelano di nuovo infide trappole; in qualche caso è assolutamente necessario l’intervento di compagni spalatori per permettere il recupero dello sfortunato finito in immersione!

Tutto si risolve comunque nel migliore dei modi e ben presto ci raggruppiamo al ponticello 1886m dove la neve, per fortuna, scompare salvo qualche residuo delle enormi valanghe primaverili sulla sinistra orografica che ci obbliga ad alcuni faticosi “munta-cala”.

I trecento metri di dislivello si rivelano piuttosto lunghi da percorrere a piedi ma le difficoltà ed i pericoli sono finiti, l’umore è altissimo e tutti, quasi senza accorgercene, arriviamo a Lillaz.

Il praticello verde vicino al parcheggio si riempie della nostra euforia, del materiale che fuoriesce dagli zaini, di scarpette e scarponi finalmente tolti mentre l’arietta fresca disperde fortunatamente gli olezzi di cinque giorni di fatica.

Sfruttando l’auto di Roberto che, per l’occasione, con un paio di abusivi nel bagagliaio si rivela una inconsueta sette posti, recuperiamo rapidamente le altre auto a Valnontey.

Il Raid si conclude presso un locale ristorante a Lillaz, dove le due gestrici, colte alla sprovvista, riescono comunque a mettere in piedi un pranzetto di tutto rispetto, costituito da antipasti, un primo ed un ottimo dolce, il tutto consumato nell’allegria generale e sotto un sole che, seppur a fasi alterne, forse grazie alla ormai bassa quota, si rivela inaspettato, almeno rispetto al tetro panorama di questa mattina.

Il dislivello segnato oggi dal SUUNTO è stato di soli 1170 metri, ma per oggi va bene così!


Dislivello totale: 6600m.
Percorrenza totale: 67Km.


Un complimento ed un grazie agli amici del GSA che hanno condiviso questi splendidi giorni:

Grazie anche agli amici che si sono aggregati antonio, dario, gabriele, ugo con la speranza e l’auspicio che sia venuta loro voglia di frequentare maggiormente il GSA anche nelle gite più semplici.

Un sentitissimo grazie di cuore ai Capogita Roberto, Guido e Lorenzo, sempre gentili e disponibili, della cui amicizia mi faccio vanto e mi inorgoglisco e che hanno reso possibile il compimento di questo raid, originariamente schedulato con partenza venerdì 18 aprile 2008, rimandato di … due anni e magistralmente portato a termine.

Miiinzione speciale (come direbbe qualcuno anzi, qualcuna) anche agli amici che hanno partecipato alla salita del GranPa di sabato e domenica:

Cristina, Silvia, Alessandro, Fabio, Luca, Luigi, Mauro, Paolo, Stefano, Tommaso, Umberto e la nostra always-sparkling-girl Ceci.

marco

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