Montenegro… sapore vero!

Dopo più di un anno di attesa e preparativi finalmente siamo partiti.

Facendo scalo a Vienna, il 19 settembre atterriamo a Podgorica, capitale del Montenegro, dove Djuro ci attende con il materiale e con la Lada, il nostro fuoristrada per quest’avvenutura.

Per l’ora di cena raggiungiamo Zabljak, piccola cittadina nel nord del paese.

Ad accoglierci presso l’Mb hotel tre cose:

A: una pioggia torrenziale

B: una bottiglia di niksicko, la buona birra locale

C: un immenso piatto misto di carne

Tolto il punto A le restanti cose ci rimettono quasi del tutto in sesto dopo il viaggio.

Già… il viaggio… ma cosa cavolo ci siamo venuti a fare in Montenegro??

Bella domanda, ma forse è più bella la risposta: a SCALARE!!!! ovvio!

La cosa particolare di questo soggiorno arrampicatorio è che la falesia non esiste, dobbiamo crearla noi.

Con Marco Appino, Aspirante Guida Alpina, abbiamo tempo dieci giorni per chiodare e liberare venti linee sulla stupenda parete calcarea del Pirlitor, posta sulla sinistra idrografica del fiume Tara.

Il giorno successivo nonostante il tempo brutto iniziamo i lavori.

Le prime ad essere create sono sei linee facili, chiodate apposta per i bambini ed i neofiti. Le difficoltà si aggirano sul terzo e quarto grado e percorrono la piccola parete di un caratteristico panettone calcareo.

Con circa 2 giornate di lavoro terminiamo questo settore della falesia e possiamo,finalemente, dedicarci al vero grande progetto: una parete alta circa 40 metri e larga… tanto… ma tanto tanto!

Calcare grigio a tacche e gocce, muri verticali, pance, strapiombi e pure qualche fessura.Una miniera d’oro per i climber!

Il lavoro inizia con un bel “gioco” chiamato disgaggio!

A colpi di palanchino facciamo precipitare tutti i massi e le lame pericolanti che troviamo in parete. Con botti degni di capodanno si schiantano al suolo esplodeno in mille pezzi. Dopo ogni botto un sorriso persiste sui nostri volti, almeno fino a che non troviamo un altro masso a cui dedicarci!

Una volta pulita la parete è incominciata la fase d’individuazione delle possibili linee d’arrampicata.

Posizionando delle soste temporanee  proviamo a salire assicurati dall’alto i tiri scelti segnando con la magnesite i punti in cui collocare gli ancoraggi. Se al termine della lunghezza il tiro pare degno di nota ripassimo i punti di magnesite con il pennarello.

Dopo aver segnato tre o quattro tiri passiamo al fase di perforatura e piazzamento degli ancoraggi con la resina.

Per circa otto giorni la nostra tabella di marcia è stata quella appena descritta, con questi orari:

colazione alle 7 e 30, in falesia per le 8 e 30 e rientro in albergo per le 20 circa.

Nonostante il limite imposto dalle batterie del trapano, gli incontri con serpenti e scorpioni, siamo riusciti a terminare la chiodatura in tempo per concederci 48 ore abbondanti per provare a liberare i tiri.

Su 20 tiri creati, nove sono stati quelli su cui ci siamo dovuti concentrare per la libera. I restanti undici si sono rivelati tutti tra il terzo ed il 6a+.

Avendo poco tempo, si è deciso di dividerci i tiri da liberare e per avere un metro di misura e confronto siamo partiti da due tiri liberati da entrambi.

Sappiamo bene che il grado dovrebbe essere dato sul tiro a vista ma per dare un’ idea di massima sulla difficoltà abbiamo voluto gradare comunque i tiri, anche se sono stati liberati al secondo o terzo giro.

Di seguito un breve resoconto dei tiri liberati:

The murderer: 6c+ liberato da Umberto

Nutellacrazia: 6c Umberto

Selezione all’uscita: 6c Marco

New daddy: 7b Umberto

More pivo more party: 7a+ umberto

Concordia: 7a Marco

Falsa partenza: 6c Marco

Team Buma: 7b+ Umberto

Trip in the night: 6b

e poi…

brodo: 6a

red berries: 5b

Black scorpion: 5c

Snake free: 6a+

Il cetriolo: 5a

Essendo il Montenegro grande come una delle nostre regioni, l’ultima sera ci siamo fatti 2 ore di auto per fare un po’ i turisti. Siamo stati sulla costa Adriatica nella splendida Kotor, una cittadina stretta tra il mare ed i monti.

Concludendo: il Montenegro ha un potenziale roccioso impressionante, il cibo è buono, la gente è ospitale e la birra costa poco!

Umberto Bado

 

 

 

Punta Gnifetti – Cresta Signal

Cresta Signal
Cresta Signal

Questo weekend, io e il Guidonz, Blex e Umby, (in totale quattro istruttori della nostra carissima scuola), ci siamo regaliti una classica tra le classiche, un’ imperdibile e famosa tra le famose.. la cresta Signal alla Punta Gnifetti 4554m (D). Monte Rosa.
Io e Guido è da almeno tre anni che siamo lì lì per farla, poi per un motivo o per l’altro non riusciamo mai a far quadrare tutto, tra impegni, meteo, ferie, neve, ginocchia, qualcosa ci ha sempre impedito di esaudire questo piccolo sogno.
Sì perché la Signal è proprio un sogno, una linea bellissima, una cresta che parte dal fondovalle ed arriva in cima al Monte Rosa facendo da spartiacque tra i versanti Sud ed Est di una tra le montagne più grandiose delle Alpi.
Quando ad Alagna lasci l’auto al parcheggio e guardi in alto, molto in alto, vedi già la tua meta; si trova 3300 metri più in su. Dovrai fare tutto ciò interamente con le tue gambe, e ciò rende la Signal veramente una salita perfetta!
Il primo giorno sali 2400 metri fino al bivacco Resegotti; se vuoi una navetta ti toglie i primi 400 m., ma noi dopo averne accennato l’esistenza in macchina non ne abbiamo più parlato, a ripensarci è curioso, usciti dalla macchina ci siamo semplicemente messi a salire.
Al bivacco abbiamo trovato tanta gente, troppa, così alcuni di noi, dopo le varie code per preparare acqua e cibo, han dovuto persino dormire per terra!
Il secondo giorno invece basta code e confusione, siamo partiti sufficientemente presto (ore 2:30), da essere sicuri di non incontrare anima viva. Umby e Blex in una cordata, io e Guido in un’altra. Dopo pochi minuti, rallentati da qualche problemino tecnico di troppo, io e Guido abbiamo smesso di vedere le frontali dei nostri velocissimi amici, e ci siamo ritrovati soli per il resto della salita. Ogni tanto le preziose tracce di chi ci precedeva ci hanno facilitato la scelta del percorso, ma molto spesso capire dove passare ha rappresentato la difficoltà maggiore, soprattutto nella completa oscurità di una notte senza Luna. Scalare alla luce delle frontali è comunque sempre impegnativo ed emozionante…
e da farsi solo se si è ben lucidi e coscienti di cosa si sta facendo!
La salita fino in vetta ci è costata 5 ore di divertenti fatiche, Marco e Umby ne hanno impiegate 3 e 45…. un tempo che quasi ridicolizza le difficoltà di questo itinerario, che di solito è dato per 6-8 ore….
Tempi a parte la cresta è in ottime condizioni, fantastica, e l’ambiente è tra i più grandiosi che si possano trovare nelle Alpi; non posso che consigliarla a chiunque si senta preparato e in un momento di ottima forma…soprattutto da un punto di vista di dislivello, questo è importante, se no diventa un calvario.
Per il resto una gran via di misto classico, godimento puro!

Pigne d’Arolla – Corso di Alpinismo 2011

A volte ti rimane lì per anni, le stagioni si susseguono e  non riesci a trovare il momento giusto.

Non che manchino i momenti durante l’anno, ma lì si va d’estate o in primavera con gli sci, con la neve ma non troppa, ma neanche troppo poca che poi escono troppi buchi sul ghiacciaio.

Ci vuole bel tempo altrimenti “che si va a fare in quota se poi non si riesce a veder il panorama”, ci vogliono soci giusti, gente che cammini ma che non sia neanche troppo “invasata tecnicamente” che cioè non cerchi solo e sempre il grado, la velocità, la quota……

Finalmente ad inizio luglio tutte queste condizioni si sono materializzate all’interno del percorso didattico che prevede il nostro Corso di Alpinismo e allora……si va.

Destinazione Arolla, val d’Herens, Vallese, Svizzera.

All’arrivo, dopo un viaggio neppure troppo lungo, si gusta subito il vero paesaggio alpino del versante  settentrionale delle Alpi: valli strette e lunghe modellate dagli antichi ghiacciai, cime alte e slanciate che partono dai ghiaioni posti al di sopra di verdissimi pascoli, paesini caratteristici con sullo sfondo grandi cime come la Dent Blanche….

La nostra meta è la Pigne d’Arolla, un quasi 3800 (3790) che svetta alto sulle tormentate morene dei ghiacciai della Piece e di Tsijiore Nouve. Alla sua sinistra il mont Collon, che ci accoglie subito con una bella scarica di seracchi che percorre il suo profondo versante nord…..sì siamo in montagna.

Il nostro itinerario prevede la traversata della montagna da ovest ad est, partendo da Cabane des Dix e scendendo da Cabane des Vignettes. Il pomeriggio quindi è dedicato a raggiungere il rifugio, posto in una valle parallela a quella percorsa per arrivare ad Arolla, sulla sinistra orografica del Glacier de Cheilon a monte del Lac des Dix formato dallo sbarramento dell’enorme diga chiamata Grande Dixence.

Il dislivello non è eccessivo, circa 900 mt per arrivare al Pas de Chevre dal quale si passa sull’altro versante scendendo una ventina di metri per scalette metalliche verticali ancorate alla roccia. Una bella camminata senza fretta, senza coda alla funivia lungo prati e ghiaioni facili che lasciano spazio per far andare la fantasia….Attraversato il ghiacciaio dopo una breve risalita si raggiunge il tipico rifugio svizzero: posizione panoramica con una splendida vista sulla parete nord del Mont Blanc de Cheilon, ben tenuto, pulito, ben gestito e……caro.

La mattina seguente sveglia antelucana come di norma per le salite su neve nelle alpi occidentali; si parte appena albeggia, in modo da poter vedere il migliore percorso sulle morene sassose della parte bassa del ghiacciaio già secco nonostante sia solo l’inizio di luglio. Poi, dopo esserci legati, la salita prende “quota”; i panorami si allargano, attraverso i colli si intravedono le cime circostanti tingersi di rosa, la via prende forma attraverso alcuni crepacci bonari che si fanno intuire facilmente. Arrivati al col de Breney il percorso è chiaro e si ha una stupenda veduta sulla seraccata della parete nord della Pigne e sul Cervino distante qualche chilometro.

In cima spira un forte vento da nord-ovest ma la soddisfazione di essere al centro dell’arco alpino occidentale con un panorama che spazia dal Monte Bianco all’Oberland, dal Gran Paradiso al Monterosa non ha eguali. Nonostante il freddo restiamo un po’ in contemplazione, guardando la maggior parte dei 4000 delle alpi, immaginando prima o poi di salirne qualcuno…

La discesa percorre la via normale da Cabane des Vignettes. Essendo rivolta ad est, nella parte inferiore la neve si sta già ammorbidendo. Si passa velocemente sotto la seraccata posta di fronte al rifugio e poi per il Glacier de la Piece si ritorna a prendere il sentiero che riporta a valle.

Nonostante la cima non raggiunga i 4000, il dislivello di 1800 metri in discesa si fa un po’ sentire ma grazie all’entusiasmo ed all’ottimo allenamento dei nostri 3 allievi Serena, Luca e Vittorio a mezzogiorno siamo tutti alla macchina.

                                                                                              Guglielmo Finello

                                                                                              Roberto Bellardi

 

Sergent – Cracks

Il Diedro del Mistero

Bella giornata al Sergent,
dove abbiamo salito 3 vie storiche, dei veri “must” della valle per quanto riguarda l’arrampicata in fessura su livelli medio facili.
Se uno vuole impratichirsi con l’uso delle protezioni veloci e con gli incastri in fessura, prima o poi dovrà passare da lì e misurarsi con quei movimenti.
Queste vie, benché corte e di grado non elevato, hanno una loro piccola anima, hanno visto passare generazioni di rocciatori, tutti inizialmente spaventati, per non dire terrorizzati, all’idea di avventurarsi su quelle roccie prive di chiodi o spit, consci che una volta alzati i piedi da terra, tutto dipende solo da loro, senza poter contare su nessun aiuto esterno.
Ma una volta dominata la paura, capito come usare nut, friends, mani e piedi, le fessure non sono poi tanto terribili e regalano esperienze e soddisfazioni particolari, non paragonabili ad un tiro attrezzato!

Queste le vie:

Nicchia delle Torture (con partenza su Paperinik) 6B+, 6B
La placca in partenza è subito impegnativa e tecnica, poi si arriva al tiro della nicchia che si risolve con numerosi passaggi in fessura, belli e impegnativi.

Diedro del Mistero (con partenza su Manovre Orchestrali) 6B, 5+, 6B
Anche qui si parte in placca, un 6B Valle Orco molto più simile ad un 6C, soprattutto nel passo chiave… che naturalmente non si dice dov’è!! Poi un bel 5+ in parte da proteggere e da non sottovalutare. Infine il Diedro. 15 metri di roccia Valle Orco meritatamente famosi, interamente da proteggere.

Incastromania 6A
Una fessura curvilinea interamente da proteggere; la prima volta che la si sale in libera e senza patemi dà una grande soddisfazione, sproporzionata rispetto a tutti i 6A che un principiante può fare in falesia.
E’ impegnativa e soprattutto psicologica, bellissima!

Alcuni consigli per chi inizia ad affacciarsi alla cosidetta arrampicata “TRAD”, visto che questo è il sito di una scuola di alpinismo…

Affrontare queste vie con grande umiltà, non ricercare a tutti i costi la libera al primo tentativo, tanto di solito non viene ed è meglio evitare lunghi voli su protezioni veloci. Le vie cambiano completamente prospettiva una volta che si conosce dove e quali protezioni usare lungo il tiro, dove sono i riposi, dove le prese e gli incastri migliori. Rispetto alle relazioni portare sempre qualche protezione in più, raddoppiare i friend medi non fa mai male, soprattutto quando non si conosce il resto del tiro e quali saranno le misure da usare.

Buon divertimento!

Ah, che si sappia, ogni volta che si va al Sergent bisogna finire la giornata stritolandosi le mani alla celebre fessura Kosterliz, ieri abbiamo incontrato il mondo, c’era più gente lì che in tutto il resto del Sergent.

Nord dell’Aiguille du Midi

L’inverno è finito da un po’, è ora finalmente di fare un po’ di alpinismo? La nostra soddisfazione ce l’eravamo comunque presa un sabato, quando abbiamo salito una via sulla Nord dell’Aiguille du Midi.

Via bellissima, una linea logica e verticale dalla base alla cima, per 1000 metri: all’incirca 500 di canale iniziale su neve e qualche roccetta, 5 diri di goulotte da 60 metri l’uno, 200 metri finali di cresta per arrivare in cima. Condizioni erano buone, qualche tratto di misto, uscita molto “interessante”, a un certo punto il ghiaccio finisce, o quasi….

Partiti dal rifugio del Plan de l’Aiguille alle 4 siamo usciti alle 15, ma avevamo davanti una cordata che ci ha costretto a lunghe attese dove la via diventa stretta e obbligata. Per noi è stata una bella fatica e una enorme soddisfazione, salita assolutamente consigliabile.

Ormai è tardi……

Gran Paradiso – Per l’ispirazione

Traversata Piccolo – Gran Paradiso

Si intende la traversata dal colle di Montandayné fino in cima al Gran Paradiso, che offre una delle cavalcate in cresta più interessanti e divertenti della zona; non è molto frequentata e questo fattore ne accresce la bellezza.

Esiste una relazione essenziale ma piu’ che sufficiente sul sito del rifugio Chabod.

Materiale: 1 corda da 40 m, 2-3 rinvii, 1 serie di friends dal #.5 al #1 Camalot, 2 fettucce, ramponi e piccozza.

è ora…..

Granta Parey

Granta Parei 3387 m Valle di Rhemes

Il10 luglio 2011 la scuola di Alpinismo Alberto Grosso ha effettuato l’ultima uscita del corso di alpinismo salendo la Granta Parei, una delle più importanti cime della Valle di Rhemes. Questa montagna è caratterizzata da due versanti opposti sia nell’esposizione sia nelle caratteristiche. Mentre il versante est-sud-est si presenta  come una parete verticale di roccia calcarea che precipita sui prati e sulle morene per più di 400 metri, il versante ovest è formato da uno scivolo di neve interrotto da alcune brevi fasce rocciose.

Sulla verticale parete est corrono diverse vie d’arrampicata di difficoltà medio-alta e sulla parete ovest passa la via normale classificata PD.
Negli anni passati questa via, anche in estate, si svolgeva prevalentemente su neve con qualche breve e facile passo su roccia ma con lo scioglimento progressivo dei ghiacciai nella stagione calda ci si trova spesso a progredire faticosamente su sfasciumi con alcuni tratti di arrampicata non difficile ma delicata a causa della qualità della roccia.

Nelle attuali condizioni la classica via normale della parete ovest può essere egregiamente rimpiazzata dalla solare e divertente cresta nord est grazie alla quale si evita anche il ghiacciaio.

Dal rifugio Benevolo si imbocca il sentiero per il lago di Goletta  che risale il versante sx orografico della valle.
Una volta sbucati sopra la spalla erbosa continuare sul sentiero seguendo le indicazioni per il lago.

Dopo circa 10 minuti notare sulla sinistra una traccia con ometti e bolli gialli che rimane sulla cima del crinale mentre il sentiero principale piega leggermente a destra scendendo verso il lago.
Prendere la traccia a sinistra e seguirla lungo tutto il crinale fino ad una statua di San Bernardo.

Da qui in poi la traccia si fa meno marcata e continua a risalire il crinale puntando all’evidente cresta nord est della Granta Parei.
Risalire l’ampia cresta di sfasciumi ( nevai ad inizio stagione) fino alla base della parte rocciosa. Traversare a sinistra fin sul limite della spalla detritica dove si trova un ometto ed uno spit ad indicare l’attacco dei tiri.

La parte rocciosa si supera con 5 facili tiri con soste a spit ogni circa 25-30 m trovando uno spit per tiro.

Terminati i tiri un breve ed aereo tratto di cresta conduce alla vetta della Granta Parei. 5 ore dal rifugio.

Dalla cima ci sono diverse possibilità di discesa, sia direttamente sotto la cima raggiunta oppure dall’altra posta più a sud.
Noi ci siamo portati sull’altra cima da dove parte una traccia di discesa lungo il versante ovest.

Dopo 50 metri su sfasciumi reperire un ometto sul bordo di un canalino roccioso. Spit con maillon.

Una calata di circa 30 metri porta ad una cengia.

Seguirla verso nord per circa 50 metri fino a reperire uno spit  posto su uno sperone roccioso leggermente strapiombante.

Con una doppia da 30 metri si arriva sul ghiaione che si segue fino al ghiacciaio.

Dal ghiacciaio ci si porta sul itinerario di salita nei pressi del San Bernardo.

Tutte le doppie si possono evitare disarrampicando.

Volendo si può scendere lungo la via di salita.

Umberto Bado – Guida Alpina

Granta Parey

Granta Parey

Granta Parey

Granta Parey

Rebuffat + Tacul

Penultima uscita del Corso di Alpinismo 2011.

E’ la penultima uscita del corso di alpinismo e il meteo e’ ottimo … Michele ed io eravamo dell’opinione che una simile congiuntura andasse sfruttata per bene. Avrebbe dovuto essere una uscita su ghiacciao in quota: un primo giorno di avvicinamento ed il secondo per la salita: quello che non ci attraeva era propio il primo giorno da utilizzarsi solo per avvicinarci alla meta. Cosi’ si elaboro’ la proposta: il primo giorno partiremo presto alla volta della funvia che porta all’Aiguille du Midi, faremo una via di roccia e il giorno seguente faremo la salita su ghiacciaio. Per la roccia la scelta cadde sulla via Rebuffat: stupenda via sulla Sud dell’A. du Midi, 3.850m, difficolta’ dichiarata 6a, 200m di dislivello. Al rifugio dei Cosmiques c’e’ sempre troppo affollamento: la notte la passeremo in tenda e il giorno dopo punteremo al Mont Blanc du Tacul 4.248m per la via normale.
La Rebuffat si dimostro’ molto bella, lunga (l’andamento e’ un po sghembo) e non banale (come spesso mi e’ capitato su itinerari del mitico Gaston Rebuffat): i tiri di corda si susseguono e la difficolta’ non scende quasi mai sotto il 6a. Verso la fine siamo tutti un po stanchini pero’ la bellezza dell’ambiente e’ ampiamente all’altezza delle fatiche. Scesi in doppia e giunti alla tenda i più si addormentano ma i fornellini funzionano male …. niente di caldo e quindi anche pochi liquidi ingeriti. La notte e’ freddina e al mattino c’e’ chi ha mal di stomaco, chi male ai piedi, chi non ha dormito … comunque verso le 5 riusciamo ad incamminarci verso il Tacul. Il percorso e’ molto scenografico e si aggirano diversi seracchi (dal basso sembravano meno minacciosi … ma fortunatamente non si muove nulla). Un tiro di misto adduce alla vetta, completando cosi’ la salita. Unico neo del weekend e’ la coda trovata in funivia per scendere, la coda per il tunnel del monte bianco (cambio turno pompieri) e la coda in autostrada (lavori in corso …) insomma dalla funivia (alle 14) arrivo a casa (a Genova) all’una di notte … ma non si può chiedere troppo!

Spedizione al Monte Ararat

CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE Uget Torino-Scuola di alpinismo “A. Grosso”

Spedizione al Monte Ararat 5165 m

Partenza il 27 maggio ritorno il 6 giugno 2011

Componenti: Bosso Luciano INA, Lano Silvana, Amparore Mauro

La Turchia paese splendido ricco di fascino tra l’occidentale e l’orientale confina con molte nazioni: Iraq,Iran,Armenia,Grecia,Siria e tutte queste nazioni hanno dato alla Turchia una differente cultura sia per religione che per la storia delle invasioni. Se ci soffermiamo sulla storia di questa nazione scopriamo come molte religioni abbiano mutato le civiltà.
Presi da questo fascino abbiamo deciso raggiungere questo angolo di mondo dove risiede la leggenda dell’arca di Noè : Il Monte Ararat chiamato in lingua locale Agri Dagi m. 5165.
Per raggiungere questa vetta decidiamo di includere altre due montagne minori come preparazione alla quota e come allenamento: Nemruth m. 3050 e il Supthan m. 4050.
Queste due montagne nel mese di maggio si presentano nevose mentre successivamente si trasformano in pietraie di origine vulcanica.
Raggiunto Istanbul che dopo 20 anni dalla nostra prima visita è diventata una città moderna proseguiamo per Van capitale della zona Curda. Questa zona alcuni anni orsono era chiusa agli stranieri per rischio terrorismo oggi si presenta pacifica ed accogliente. Purtroppo il Meteo ci rovina la vacanza e da subito ci accorgiamo che le condizioni del tempo sono instabili, nuvole nere coprono il lago di Van. La città di Van si trova sulla costa orientale dell’omonimo lago e il suo nome in antico è Tooshpa. Da questa città si può visitare l’isola di Akmadar dove si trova la 10à chiesa di Santa Croce costruita dall’architetto monaco Manuel tra il 915 e 921 DC.

Raggiungiamo in pulmino la città di Tatvan base di partenza per il  monte Nemruth m. 3050, e con qualche passaggio un po’ rocambolesco su strada parecchio dissestata dall’erosione dovuto allo scioglimento delle nevi, raggiungiamo la caldera larga 8 km e la percorriamo fino alla quota 2200 da dove ha inizio la salita: l’ascesa è molto breve e dopo 2 ore di cammino raggiungiamo la vetta del cratere da dove si può ammirare il lago che si è formato al suo interno e tra qualche nube il panorama circostante; in lontananza ad est si vede il Supthan, nostra prossima tappa ancora parecchio innevato.

Alla seraci portiamo ad Adicevaz sul Van Lake dove ci  prepariamo per la salita al monte Supthan 4050 m; i nostri accompagnatori di comunicano che  contrariamente a quanto previsto il pulmino si ferma a 2000 m in quanto la molta neve sta bloccando le strade di avvicinamento. Sveglia alle 4 del mattino con forti temporali nella notte che continueranno fino a tarda mattinata.
Il meteo è inclemente da quando abbiamo lasciato l’Italia non abbiamo ancora visto il sole.
A malincuore, tra grandine, tuoni e fulmini rinunciamo alla salita al Supthan e per rispettare la tabella di marcia ci dirigiamo verso Dogubeyazit, città base, in piena zona curda posta vicino al confine iraniano, per la salita al monte Ararat;  dopo circa 3 ore, dopo avere percorso una strada di montagna stupenda e varcato il Passo Tendurek Gecidi a 2650 m tra immense colate di lava solidificata, intravediamo tra le nuvole la nostra meta: il monte  Ararat. Dopo aver visitato la città, abbastanza scarsa di turisti ma data la vicinanza con l’Iran piena di caserme e militari, per tenerci in allenamento decidiamo di fare una rapida “sgambata” salendo al palazzo  Ishak Pasha Palace ricco di storia per i molti transiti verso l’Iran costruito con pietre di argilla rossa.

Alla mattina successiva finalmente si parte per la salita al Monte Ararat:  il tempo sembra migliorare, siamo in contatto con l’Italia per conoscere le variazioni meteo. La partenza dal nostro Hotel avviene con pulmino 4×4 che per una strada sterrata piuttosto sconnessa ci porterà alla partenza del sentiero per il campo 1 dove ci aspettano i cavalli per il trasporto bagagli e tende; partiamo di buon passo e scopriamo che  causa neve, il campo 1 viene posto a quota 2600 (anziché 3000 come previsto originariamente) dopo sole 2 ore di marcia.
Dal campo 1 possiamo osservare il Monte Ararat in una splendida giornata senza nuvole; le tende vengono poste in una radura molto verde dove i cavalli possono brucare ottima erba.

Il giorno successivo partiamo per il campo 2 piazzato purtroppo solamente a quota 3200 al limite delle nevi oltre il quale i cavalli non possono salire; la giornata è spettacolare e davanti a noi si erge il monte Ararat 5165 m; osserviamo le tracce di salita degli svizzeri che ci precedono: la salita è un colpo di fucile diretta alla vetta; unico neo i 1800 metri di dislivello anziché i 1200 preventivati!; giornata di acclimatamento, cena alle 17:00 e via a dormire o almeno tentare di riposare un po’.
Il giorno (o meglio la notte) successivo sveglia a mezzanotte, anche se i nostri cuochi e accompagnatori curdi spadellano e chiacchierano da almeno un’ora; colazione  e preparazione per la salita; la salita non presenta difficoltà tecniche ma richiede  allenamento alla quota, la notte è splendida ma in lontananza si vedono alcuni segni di umidità, sappiamo che nel pomeriggio sono previsti temporali, partiamo Io,Silvana,Mauro e due ragazzi pseudo-Guide che sono obbligatori per la salita. Alle 4 del mattino siamo a quota 4000, dove normalmente si piazza il campo 2 estivo, senza faticare; oltre le tracce

sono evidenti ma le grandinate dei giorni precedenti hanno creato delle croste ghiacciate che ci obbligano all’uso dei ramponi. La crosta non è molto spessa e molte volte ci obbliga a battere pista con enorme fatica. Dopo alcune ore inizia a cambiare il tempo e forti raffiche di vento cominciano a creare problemi per la salita , alle ore 7 del mattino la vetta è coperta dalla bufera e giunti a quota 4960 ormai già sul limitare della calotta e in vista della cima siamo costretti a fermarci. I nostri pensieri vanno al Team del Cai di Savigliano che in questo punto hanno vissuto un dramma terribile. Ci consultiamo rapidamente, ma osserviamo che una delle Guide locali è poco attrezzata, ha parecchio freddo e si stà infilando un ulteriore paio di calzettoni;  la zona sommitale priva di indicazioni nella bufera è poco visibile; viste le pessime condizioni decidiamo di rientrare al campo 2. La discesa è rapida e a pendenza costante: arrivati al campo 2 si scatena una tormenta impossibile; i cavalli sono nervosi e dopo un consulto con le guide curde si decide di smontare le tende e ripiegare con urgenza a valle. Scendiamo fino a  quota 2000 dove ci ha raggiunto il pulmino che ci riporterà a Dogubeyazit proprio mentre si scatena un violento temporale che continuerà per tutta la notte con forti grandinate. Il materiale fornito localmente non è del genere più adeguato a resistere a questo tipo di tormenta. Con profondo rammarico decidiamo di rientrare in Hotel.

Nei giorni successivi la montagna è stata colpita da violenti nevicate e grandinate che ci hanno obbligato a desistere a tentativi vari. I giorni rimasti li abbiamo dedicati allo studio dei ritrovati dei vari studiosi sulla Arca di Noè, e alle visite dei vari Santuari Ortodossi posti sul lago di VAN. Al nostro rientro dalla Turchia possiamo rivisitare Istanbul con le sue splendide Mosche e con il Gran Bazar veramente interessante.

Il viaggio è stato comunque interessante ma poiché la vetta non è stata raggiunta stiamo valutando di organizzare una prossima spedizione con gli amici del CAI.

Organizzazione di appoggio: Ceven Travel –  Necessario permesso per la salita al Monte Ararat (obbligatorio l’impiego di guide locali)

Roc Muntun in Val Sangonetto

Il Roc Muntun (o rocca del montone) e’ una bella parete di gneiss alta 100m immersa in un gradevolissimo ambiente alpino alle porte del parco Orsiera-Rocciavrè. Il vallone e’ quello del Sangonetto, che sale al Colle del vento, classica gita escursionistica e scialpinistica. L’accesso che abbiamo scelto e’ pero’ quello dalla val di Susa scavalcando la dorsale al passo dell’Orso.

sorprendente roccia compatta e rugosa, per niente sporca. complimenti ai primi salitori! Io aggiungerei qualche spit qua e la ma si perderebbe un po di “ingaggio”. vie di 4 tiri, con difficolta concentrate nella prima parte più verticale. 9 vie di recente chiodatura dal 5c al 6b+.

non e’ una falesia frequentata, anche per l’avvicinamento. qui gli arrampicatori sono ben pochi! alla vista delle corde, gli escursionisti ci chiedevano dove mai avessimo intenzione di andare a scalare!

Con Carla e gli entusiasti Felice S. e Armando M. e la immancabile Dianetta-bau.

In auto: villarfocchiardo, certosa monte benedetto, alpe fumavecchia 1440m, casotto fumavecchia 1660m (diversi km di strada stretta e sterrato, astenersi macchinoni o carrozzerie “delicate”).
a piedi: salire per comodo sentiero al passo dell’orso 1850, girare a ds (ovest) sentiero mezzacosta fino alla freschissima fontana nuna 1920m, bivio vs sinisra scendere leggermente sentiero mezzacosta fin alla base della parete che si mostra bene solo alla fine. La “Via per Silvano” e’ la piu a destra e attacca una lama-fessura salendo in obliquo verso sinistra. L1 5c chiodato extra-lungo, L2 5b, L3 5b, L4 4a. Discesa in doppia max 40m.

Roc Muntun via per Silvano
quota base arrampicata (m): 1900, sviluppo arrampicata (m): 130, dislivello avvicinamento (m): 300 difficoltà: 5c obbl esposizione : Sud-Ovest
località partenza: Villarfocchiardo (Nord, 1h20 cammino senza neve) o Indiritto di Coazze fraz. Tonda (Est, 2h a piedi)

Scuola di Alpinismo e Arrampicata Alberto Grosso