Uscita 5 del 3/04/2016 – Jafferau

Essere il primo a relazionare dopo la magistrale lezione del prof Cavùr (al secolo: Cavùr. Ormai firma così anche gli assegni) mi ha riempito di incubi.

No. Stanotte non sognavo 1800 drammatici metri di dislivello, gucie da cardiopalmo sul filo delle pelli e spanciata a pelle di leone, e neppure croste mostruose avvinghianti sci, scarponi, gambe e tutto il resto.

No. Sognavo la relazione che mi aspettava sin da due uscite or sono (furbetto: al primo colpo ero riuscito ad incastrare Thea…). Con un’originalità, partorita dal vulcanico DarioDiretur (sempre DD). Ovvero. Per la prima volta abbiamo in scuola padre e figlio. Facciamogli fare una relazione a due mani!

E poiché ce ne sono addirittura due di queste coppie transgenerazionali, occhio cari amici, la prossima volta tocca a voi!

Pensavo ad un incipit, o ad una falsariga, tipo “Father and son” (Cat Stevens per i troppo giovani).  Ma poi che c’entrava? Una cippa.

Ma no. Ecco l’incipit. M’è uscito dal profondo, appena calzati gli sci ed iniziato ad ascendere, nella radiosa giornata di sport e convivialità che andava ad iniziare.

“La nebbia agli irti colli piovigginando sale

e sotto il maestrale

urla e biancheggia il mar

ma per le vie del borgo

tra il ribollir dei tini

va l’aspro odor dei vini

l’animo a rallegrar”

Non per far sfoggio di erudizione, ma l’ho citata a memoria. Imparata alle elementari. Poi la mia cultura si è fermata lì.

Nebbia. E caspita che nebbia!

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Scena già vista alla prima uscita. Quest’anno ci si ripete un po’ troppo, mannaggia la meteo.

Irti colli. Vabbè. Accettabili.

Piovigginando. Proprio! Ed anche un po’ di più!

Ci manca il mare. Ma il DD ci ha promesso che la prossima volta ci mette anche quello.

E finalmente!! “L’aspro odor dei vini l’animo a rallegrar!!” E quello sì! Sempre!

Attendete però pazientemente la descrizione a fine relazione. Ogni cosa a suo tempo.

Ed il poeta sì è dimenticato, nell’ordine:

1) il vento e le pietre affioranti sulla cima, per cui il DD, essenzialmente per non rovinare la piega alle capigliature delle numerose signore e signorine, ha deciso di ripiegare qualche metro prima

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2) la nevaccia marcia in basso, per cui saggiamente siamo discesi sulle piste.

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Allora: salita sotto la pioggia, poi la neve e la bufera.

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Discesa sulle piste.                     Poca storia?

Manca il clou della giornata!

La ricerca ARTVA!

Gran competizione a squadre.  Quattro per squadra.

3 ARTVA sepolti.

Inizialmente si pensava a seppellire tre istruttori, poi tre allievi, magari quelli che non sarebbero stati ammessi alla 2a parte del corso.

Poi si è detto che con una giornata così umida ci si poteva prendere un raffreddore a stare sotto un metro di neve.

Vince la squadra che disseppellisce in minor tempo i tre ARTVA.

Istruttori delle squadre gasatissimi, ad incitare i propri allievi: “se non vi piazzate tra i primi non vi faccio passare alla 2a parte del corso!”

Sonda in mano, in linea alla base della slavina (vabbè…il pendio sopra il bar dove ci siamo strafogati di zabaione), piede avanti pronti a scattare in salita.

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Dariodiretur, cronometro alla mano, pistola per lo start alla mano (no, non è vero, ma per la prossima volta gliela regaliamo) che fa: “accendete gli ARTVA!… Pronti?…Via!”

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Scatto da centometristi e pressochè immediata inchiodata perchè l’ARTVA non ce la fa a tenere quel ritmo ed impazzisce…, e poi caccia al sepolto.

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Cosa si vince? Non lo so. Forse il bacio (accademico) del DarioDiretur. E chissà perché ha vinto una squadra di sole belle fanciulle…

Onore al merito.

E c’è sicuramente più gradimento a immaginare che potresti mai esser dissepolto da una graziosa “girl” (citato dal sito) piuttosto che da un barbuto maschione.

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Permettetemi uno sprazzo di serietà per dire che un’esercitazione cosiffatta è stata da tutti  – compreso il sottoscritto – ritenuta molto, molto utile.

E finalmente: mangiamo e beviamo! E’ questo lo scopo delle gite di sci alpinismo, no?

O pensavate che fosse qualcos’altro?

Sì, ma piove.  Andiamo alla stazione! Normale. Si mangia alla stazione (di Beaulard) e si prende il treno in trattoria.

Una panchina sotto la tettoia funge da tavolo del buffet e l’assalto alle vivande è degno dell’assalto ai forni di manzoniana memoria o ai buffet congressuali della categoria medica (che conosco bene…)

Un TGV sfreccia ad un metro da torte, barbera, birre e prosciutti.

Qualcuno dei generosi ugetini vorrebbe offrire, ma va troppo veloce.

 

Accidenti.

Ho scritto tutto da solo.

Ma Francesco è una persona seria.

Nel senso che è ancora troppo giovane per sparare tutte le stupidaggini che un diversamente giovane come me si può permettere.

Caro DarioDiretur, per il momento lasciamo la penna a chi ha il fiato giusto per scrivere (magari anche un poco di più) e carichiamo di corde (e barelle, moschettoni, picche..pietre…) lo zaino delle giovani promesse.

Alla prossima!

Leo

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