Uscita 4 del 14.03.2010: Cima delle Liste

CIMA DELLE LISTE (o PUNTA GARDETTA) – Quota 2737m

Vides ut alta stet nives candidam Listarum Cimam….

Ciao a tutti,
scusate se ho rovinato uno stupendo verso oraziano, ma è quello che mi tornava martellante in mente ieri, quando risalivo la cima alla fine del bosco e cercavo di rintracciare, scandito dal mio mitico fiatone, il traguardo. E proprio in un momento di mia defaillance ( per altro molto numerose in queste uscite!!!) la voce altisonante di Dario il Grande mi ha colpita alle spalle e mi ha dolcemente intimato di stendere la relazione di questa quarta uscita. Quale umile suddita non ho potuto esimermi da tale incombenza.

Come ben sapete, la nostra armata di baldi giovani si è diretta in Val Germanasca, alla conquista della Cima delle Liste o della Gardetta (2737m), con partenza da Ghigo di Prali (1448m), per un dislivello di 1289m ( e qui il Diretur ci ha già fregati di 9 metri!!!!), con un’esposizione nord-ovest . Partenza da Torino alle 6,45 ma lascio ad altri la descrizione del viaggio perché io mi trovavo già in loco ( speravo di acclimatarmi e di rendere un po’ meglio, ma evidentemente non basta).
La giornata si è subito preannunciata stupenda: sole, temperatura gradevole, vento pressoché assente. La prima parte dell’ascesa si è sviluppata all’interno di un bosco di larici; i gruppi, suddivisi dal più “arrembante” al più “arrancante”, procedevano in schiera abbastanza compatta.

Qualcuno ammirava il paesaggio, altri avevano ancora il fiato per parlare, altri ancora si informavano del tempo che mancava alla prima sosta. Gli istruttori, sempre molto competenti, ci informavano delle condizioni della neve e della sua trasformazione; noi allievi, desiderosi di sapere, eravamo ancora molto attenti. La nostra mitica Guida Alpina (soprannominata da me Livius e da Daniele Grande Livio) ha deciso di compattare il gruppo alla fine del bosco, in un bel pianoro (1800m circa). Qui siamo stati raggiunti da uno stupendo cane, che ci ha accompagnati fino in cima e che ha assistito al primo rifocillamento collettivo. C’è stato chi si è limitato a qualche sorso di bevanda, calda o fredda, e chi, pensando al peggio, ha aggredito panini vari temendo di non arrivare in cima per calo ipoglicemico.

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Da questo momento si è aperta la seconda parte dell’escursione. Una bellissima salita con neve stupenda si è presentata davanti a noi. Questo secondo tratto non ha presentato grandi difficoltà, se non l’esecuzione, da parte mia, di qualche “gucia”, come ha potuto constatare chi, dietro di me, ha dovuto fermarsi ed assistere alle mie performances. Anche in questo caso sono stata assistita dalla paziente presenza degli istruttori (un grazie particolare a Enzo, prodigo di consigli, e ancora un mazzo di scuse a Daniele, che continua a dirmi come fare e che, se potesse, mi offrirebbe come sommerso per le esercitazioni Artva, data la mia scarsa attitudine ad ascoltarlo in quei momenti per me difficili). Quando pensavo di mollare, ecco apparire il traguardo davanti a me: uno stretto passaggio tra due rocce, dietro al quale erano già comodamente seduti gli allievi più allenati e prestanti, intenti a staccare le pelli o a gustarsi cibi ritenuti ipercalorici per combattere fatica e freddo.

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In realtà la temperatura in quota era eccezionale: poco vento, un cielo terso e tanto sole. All’improvviso si è sentita la voce sofferente di Alessandra chiedere aiuto; un dolore muscolare l’aveva accompagnata per tutta la salita. Subito è intervenuto Doctordan a far rilassare la parte dolorante, prontamente affiancato da Livio ed Enzo che si sono prodigati in cure e pose degne di un servizio sexy (sono disponibili anche le foto, dietro lauto compenso, a quanto dicono gli interessati!!!).

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All’improvvisa comparsa di Filippo, restato indietro per accompagnare allievi in difficoltà, si è sentita la voce del Diretur: “Prepariamoci per la discesa!”. Tutti diligenti a seguire l’ordine, sci ai piedi e via giù per i pendii più o meno scoscesi. La neve, un po’ crostosa all’inizio, è diventata molto più farinosa nella parte centrale. Anche la sottoscritta, affezionata allo spazzaneve per imbranataggine congenita, si è divertita davvero tanto a vedere scomparire gli sci in tutto quel mare bianco. Tutti eravamo alla ricerca di neve vergine da calpestare per poter ammirare le proprie tracce; qualcuno ogni tanto cadeva ma senza conseguenze. Entrati nel bosco, ci è voluto maggior impegno a scansare gli alberi, ma ormai stiamo diventando esperti anche in quello.

Come in ogni uscita che si rispetti non poteva mancare la ricerca Artva, strategicamente organizzata in uno dei luoghi più incantevoli ( e per fortuna più pianeggianti) dell’intero percorso. Divisi in gruppi, gli istruttori hanno esaminato le nostre acquisizioni teoriche con diversi gradi di apprezzamento. Posso garantire che tutti gli apparecchi sono stati recuperati, magari non proprio nei tempi ristretti richiesti.

Conclusa l’esercitazione, è iniziata la parte finale della discesa su neve resa molto meno sciabile e più “pesante”, visto l’avanzato grado di trasformazione e la temperatura ormai primaverile. Il grosso del gruppo “guadagnava” 56m di dislivello scendendo a Villa di Prali ( dove il pullman si era spostato per accoglierci), mentre una piccola parte di istruttori e allievi automuniti rientrava a Ghigo di Prali, per poi ricompattarsi con gli altri al fine di collaborare attivamente alla degustazione di cibi e vini proposti in abbondanza e varietà su un improvvisato desco innevato.
Non ero presente sul pullman nel viaggio di ritorno, ma non mi è giunta voce di nulla degno di essere riferito ( probabilmente dormivano tutti…).

Splendida giornata, degna del memorabile verso oraziano …Dum loquimur, fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.
Daniela

p.s. grazie a Doctordan per il supporto tecnico

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