Uscita 8 del 2-3.5.2009: Tete de Parassac

Lezioni di “gava e buta”

Propedeutica alla lezione finale che vedrà i novelli sci-alpinisti della scuola SSA CAI UGET misurarsi con l’alta montagna, si e’ svolto nel w.e. del ponte del primo maggio il corso rapido di specializzazione in “gava e buta”……
Propiziato da un tempo splendido, il sabato, gli allievi, inconsapevoli della prova a cui sarebbero stati sottoposti, si presentavano puntuali all’appuntamento.
Ci si spostava compatti in direzione Francia, a Larche, alla partenza della gita programmata ma, arrivati sul posto, resisi conto della mancanza, sul versante sud, di materia prima…..la neve…..si convergeva rapidamente verso la gita di riserva, dettagliata la sera precedente al diretur, da un autoctono…..
Dopo qualche centinaio di metri in falsopiano in cui il gruppo avanzava disorientato dalla discontinuità del manto nevoso, finalmente si calzavano compatti gli sci, non senza contendersi in alcuni passaggi lo spazio su esangui striscioline di neve che si “squagliavano” velocemente al passaggio del gruppo. Si giungeva così al pendio boscoso, oculatamente scelto in virtù del pericolo valanghe, che avrebbe dovuto portare ad una cresta cha dolcemente doveva condurre il gruppo alla conquista della Tete de Parassac……
Dopo un inizio spavaldo sui ripidi ma spettacolari pendii immersi in un bosco di larici, rapidamente si giungeva in cresta, rincuorati dalla quota e dalla mancanza di visuale sulla vetta, i gruppi si dirigevano baldanzosi verso la destinazione finale…..la cresta però, a poco a poco, si rivelava sempre meno sciistica, sino a giungere ad un colletto, dopo aver già perso alcuni metri di dislivello, dove il diretur annunciava l’impossibilita’ di proseguire con gli sci e quindi l’attuazione della succitata tecnica di “gava e buta”…….tolte le pelli si scendevano velocemente due/trecento metri di dislivello sino a un piano dove, rimesse le pelli, era possibile proseguire per la conquista di un colletto adducente alla vetta. Qui, lo sconforto cominciava a fare presa sui gruppi…..il caldo torrido, oserei dire tropicale, i problemi di ri-pellatura, la sete e la fame facevano selezione dei gruppi che a poco a poco si snocciolavano lungo l’erta salita alla spicciolata ma determinati alla conquista della vetta…..alcuni si fermavano lungo il percorso, altri non domi, dopo una sosta ristoratrice, riprendevano il tentativo, altri ancora proseguivano determinati al raggiungimento dell’obbiettivo….. Ne seguiva comunque, dopo aver ricompattato il gruppo, una bella discesa allietata dai voli spettacolari ed acrobatici di alcuni allievi……che si concludeva come al solito con abbondanti libagioni e con l’annuncio del diretur che il giorno dopo, tra il preoccupato entusiasmo di tutti, si sarebbe ripetuta l’esperienza……

Firmato:” Sid il bradipo”

CIMA DELLE MANSE + PUNTA VANCLAVA, 3 Maggio

Lezioni di “gava e buta”, giorno due

La domenica, preparati e determinati a superare l’ardita prova, seppur consci di quello che li aspettava, gli allievi si ripresentavano puntuali e compatti al mattutino appuntamento. Velocemente, impazienti di misurarsi con la nuova tecnica, ci si dirigeva nuovamente verso il versante francese del colle della Maddalena da dove, pochi metri sotto il culmine, si calzavano gli sci e ci si incamminava, mordendo la neve ancora ghiacciata dal rigelo notturno, verso la Cima delle Manse. Dopo un primo dolce tratto nel fondo del vallone, ci si ritrovava ad affrontare un ripido pendio che destava in alcuni prodi qualche dubbio sulla tenuta degli sci. Impavidi ed incuranti del pericolo, ma soprattutto, montati i coltelli, i valorosi, spinti dalla freschezza fisica e dal modesto dislivello fino ad allora affrontato, 600 mt circa, superavano di slancio gli ultimi metri ritrovandosi in breve a godere del bel panorama assaporabile dalla cima.
Dopo una breve sosta, impazienti di incominciare la discesa, i partecipanti, tolte velocemente le pelli, si lanciavano al seguito del Diretur sulla linea di massima pendenza alla ricerca della curva perfetta….(più o meno….). Ne usciva una sciata di grande soddisfazione, merito della oculata scelta dell’esposizione del pendio e del timing di discesa……
Purtroppo come si sa, le cose belle non durano ed in breve ci si ritrovava sul fondo del vallone a ripellare per riprendere a salire alla conquista della seconda vetta. Qui le cose andavano, aiutati anche da una piacevole fresca brezza, molto meglio di quanto preventivato; dopo un avvio lento, i gruppi si sgranavano un po’ e i partecipanti riprendevano con buona lena la salita. In breve ci si ritrovava in vista del pendio finale della Punta Vanclava dalla cui cima, su di un ripido pendio, ci attraevano …magnetiche… le curve di discesa di chi ci aveva preceduto… Un attimo di disorientamento attraversava i gruppi quando una “Tutina” locale, appena discesa da un’altra cima, sfrecciava al nostro fianco assaporando, come sempre d’altronde per la categoria, la bellezza del paesaggio…le cime innevate e illuminate dal sole…la compagnia di cari e fidati amici…(o no?!?). I valorosi intanto proseguivano la marcia orgogliosi del loro modo “obsoleto” di affrontare le gite….godendosi il panorama….le battute con i compagni…..gli spuntini offerti e ricevuti…..le attenzioni a chi più lento fatica a tenere il passo (e, a questo proposito, chi scrive si sente molto coinvolto…leggi “Sid il bradipo”!)….
A parte queste considerazioni filosofiche, bisogna concludere dicendo che la conquista della cima caratterizzata negli ultimi metri da una progressione facile ma di stampo alpinistico, ha dato soddisfazione e ha lasciato gli allievi consapevoli di aver affrontato e superato una prova non facile, motivandoli alla possibilità di ripetere, in futuro, queste salite in stile “gava e buta”.
E il gruppo 7, incitato dal grido di battaglia del comandante Bertolino (un po’ assente ma sempre un grande!): “gruppo sette unito…banzai!!!”, poneva fine alla giornata di fatiche con una grande sciata!

Firmato:” Sid il bradipo” e “il Bauscia”

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