21-25 aprile 2018
Raid Alpi Graie

Due settimane prima della partenza le previsioni meteo a lunga scadenza non davano un quadro incoraggiante.

Ma un paio di telefonate agli alti livelli da parte del Presidente sistemano tutto, e così, da un iniziale quadro meteo nefasto, siamo partiti con previsioni che oscillavano dal bello al bellissimo…


SABATO 21 APRILE

Rendez-vous compattatorio all’“Les Iles de Brissogne” poco prima di Aosta alle ore 5,15.
Ci siamo tutti tranne Guido che, per questioni fisiche, è stato costretto a dare forfait.

Leggera colazione e via, verso Rhêmes Notre Dame in Val di Rhêmes.

Siamo quasi arrivati alla fine del viaggio automobilistico quando…. ecco la prima sorpresa: una gigantesca valanga caduta intorno alle ore 16,00 di venerdì (ieri) ha bloccato la strada.
Chiediamo informazioni ma l’operatore che ci risponde non può garantirci l’ora dell’apertura.
Una minuscola ruspa è in azione ma non sembra che riuscirà a liberare un varco prima di qualche ora. Inoltre, per farci passare, occorre il “via libera” ufficiale e quello potrebbe ulteriormente tardare.

Ci domandiamo se sia possibile passare a monte o a valle con gli sci (operazione che aggiungerebbe altri chilometri alla nostra tappa già sufficientemente lunga) ma veniamo minacciati dagli operatori che chiamerebbero i Carabinieri e cominciano ad essere seccati dal nostro martellante sollecito di previsioni in merito all’apertura…

Che fare?

Non ci sono molte alternative.
La più sensata sembra quella di spostare la partenza nella adiacente Valsavarenche partendo da Pont.

Potremo percorrere il sentiero estivo e raggiungere il Piano del Nivolet.
Ci saremo giocati la discesa dal Teo Blanc o Colle Leynir ma arriveremo ugualmente al Rifugio Guido Muzio nella alta Valle dell’Orco, rispettando così il programma prestabilito…

OK, alternativa approvata ma intanto il tempo passa… la discesa e la risalita ci portano via quasi un’ora ma adesso siamo a quasi 2000 metri di quota e, sorpresa, si parte con gli sci ai piedi.

Lasciate le auto nell’ampio piazzale (base per il rifugio Vittorio Emanuele) lentamente cominciamo la salita.
In un’ora siamo al pianoro: la giornata è stupenda, neve abbondantissima, non c’è vento.
Puntiamo ad una cima “minore”, la Punta Violetta, una guglia di 3037 metri di cui ci accontentiamo dell’anticima sciistica.

Il dislivello salito non arriva in tutto a mille metri ma, la “correzione” on the road dovuta all’inatteso valangone, ha prodotto i suoi risultati e ormai, possiamo dire di “essere in tabella di marcia”.

L’implacabile sole ci consiglia di non perdere tempo e ci buttiamo in una serie di serpentine su neve fantastica…

Scendendo vado, con altri curiosi, a dare un’occhiata al canale a fianco al Rifugio Pian della Ballotta. Il programma prevede il transito da lì nella giornata di domani, domenica, e le alte temperature ci fanno temere che non geli…

Speriamo in bene ed ancora giù in sci, fino a Chiapili Superiore, dove tocchiamo l’asfalto a qualche centinaio di metri dal Rifugio Guido Muzio, base di questa sera.

Siamo i soli ospiti, il rifugio è grande, confortevole, accessibile in auto e dotato di ogni “lusso”.
Dopo una purificante doccia, ci rifocilliamo, confortati dalle ampie ed ottime proposte della cucina.
I prezzi sono onesti. Puliti e satolli passiamo il resto del primo pomeriggio raidistico chi prendendo il sole (quelli che resistono!), chi riposandosi nei comodi letti.
Cena alle 19, ottima & abbondante e nanna.

Un termometro esterno segna, dopo-cena, circa sei gradi…. Da qui , quota 1667, al Ballotta 2470, sono circa 800 metri… quanto era il gradiente termico??? ….e poi magari va ancora giù (la temperatura)….

Mi addormento con un moderato ottimismo….

DOMENICA 22 APRILE

Al mattino il gentilissimo gestore fa la spola accompagnandoci in auto fino alla partenza ai Chiapili di Sopra 1764m: ci evita così un tre quarti d’ora a piedi su asfalto ed un centinaio di metri di dislivello.

Le temperature altissime ci consigliano di partire davvero presto: anche per i Rifugisti, avvezzi ad ogni tipo di comitiva, non deve essere stato frequente servire la colazione alle 4,15 del mattino….

Mi imbarco con il primo equipaggio formato da TUTTA la componente femminile (Cris & Annalisa) più il barbuto Livio.

Dopo un tratto in comune accelero un pochetto perché ormai è giorno fatto, il sole appena sorgerà scalderà il già citato canale che, non essendo ancora battuto, è meglio frequentare prima possibile.
Alle 7,15 esatte sono alla base del canale che con i suoi 35-40 gradi di pendenza non è un problema se in buone condizioni.

Ho ancora la frontale in testa, spenta; hanno da poco spento anche i pochi lampioni della strada per il Nivolet.
Le bocce dei lampioni, solitamente a 5-6 metri da terra, adesso sono a pochi centimetri dal manto nevoso!
Insomma….di neve ce n’è ancora e tanta!!!!

In un paio di minuti metto i ramponi, carico gli sci sullo zaino, picca in mano e via, saliamo ‘sti cento metri e vediamo com’è.
Ha gelato, la neve è buona, tiene, non c’è ghiaccio, insomma tutto perfetto!

Quando esco dal canale al Piano della Ballotta a circa 2600 metri, preso con molta calma e tranquillità, non ho trovato nessuna difficoltà e Lorenzo, che faceva parte del secondo equipaggio, è già dietro di me.

L’operazione di caricarsi gli sci in spalla e mettersi i ramponi sembra particolarmente difficile per qualcuno cosicché riparto in coda dal Pian della Ballotta ben un’ora dopo l’arrivo!

Vengo anche informato che Robert ha anche voluto testare il comportamento del suo zaino nel rotolamento su pendii perdendolo lungo un traverso sul Lago del Serrù… la cosa ha ovviamente influenzato sui tempi necessitando dell’opportuno recupero….

I primi hanno già battuto traccia verso il Colle della Vacca a quota 2890: un insidioso pendio ci fa preoccupare ma tutto fila per il meglio, ed anch’io, in coda con le retrovie, vi arrivo senza nessun problema.

Il gruppo di apertura continua a correre, senza perdere tempo (sgrunt!) cosicché gli ultimi sono sempre con il fiato corto arrancando.

Il risultato sarà che un paio di noi resteranno qualche centinaio di metri sotto la vetta della Grand Aiguille Rousse a 3482m.

Gli altri invece la raggiungiamo chi in sci, chi ramponato.

Alcuni francesi sono scesi in sci direttamente dalla parete nord che incute un certo terrore, chapeau!

La meteo non potrebbe essere migliore: tutti raggiungiamo Orfeo e Lino che (dopo avere salito la montagna) si sono fermati al colletto, e sci ai piedi, su neve bella, ci congiungiamo ad Annalisa e Robert che ci hanno aspettato sotto.

Recuperiamo anche parte del materiale che avevamo lasciato lì essendo saliti in versione “light” e cominciamo tutti insieme la lunga discesa verso il Rifugio del Prariond a 2324m nel Parco della Vanoise.

A fine giornata qualcuno avrà quasi raggiunto 1800 metri di dislivello!

La costruzione, che ci compare innanzi quasi improvvisamente, inglobata nella neve, appare piuttosto datata con un ampio dehors con tavoli e panche su cui alcuni francesi mangiano e discutono sul poco terreno asciutto.
La presenza del piccolo dehors sgombro di neve è forse l’unico elemento apprezzabile dell’insieme visto che il resto lascia parecchio a desiderare… i prezzi sono eccessivi, le camere piccole, gli spazi molto angusti.

Ai vegetariani la sera verrà consegnato un secondo costituito da una tavoletta di toma di cm 4 x 4 cm… (ci domandiamo se sia uno scherzo?!) robe da piangere se raffrontate con il trattamento nei rifugi italiani…. per una volta tanto mi sento davvero di potere dire che in Italia qualcosa funziona meglio che in Francia.

Il gestore del Prariond, in un patetico tentativo di simpatizzarsi i clienti esordisce prima di cena offrendoci un aperitivo….
La insolita generosa regalia si traduce in un bicchierino di plastica con un dito di Kir, bevanda con spumantino e vino ed un po’ di succo di mirtillo e due noccioline (cacahuettes) del super-mercato….

Sob! Che tristezza!!!!

L’ultima notizia sgradevole è che la colazione è ben tardi: alle 6,30.

Non ci resta che consolarci della triste cena con una bella ronfata!!!!

LUNEDI’ 23 APRILE

Dopo il consueto cancelletto per la prova ARTVA saliamo lentamente gli ombrosi pendii che ci porteranno alla Punta Galisia a 3346m, cima comunemente servita nel pacchetto “Rifugio Benevolo” ma non meno agevolmente raggiungibile dal Prariond.

Il sole lo prendiamo già in quota e, con un tempismo svizzero, ci incontriamo sulla punta con Renato che ci ha raggiunti da Rhêmes-Notre Dame partendo questa mattina.
La sua auto in Val di Rhêmes ci sarà molto utile per la logistica quando chiuderemo il Raid.

Sulla ampia punta della Galisia ci tratteniamo non troppo.
Da ovest, la Gran Motte e la Gran Casse si stanno repentinamente nascondendo dietro ciò che appare come una poco simpatica perturbazione in rapido avvicinamento.

Un gruppo di ottimisti ad oltranza, dotati di ottimi polmoni e magari anche di gamba lesta, decide ugualmente di risalire al Roc Basagne 3220m dopo una discesa di qualche centinaio di metri; in otto più prudenti puntiamo direttamente alla nostra meta, il Rifugio Benevolo a 2285m che raggiungiamo senza particolari problemi.

Ho ricordi spiacevoli di mezz’ore passate a vagare nella alta Val di Rhêmes senza riuscire a localizzare il Rifugio (non c’era il GPS, è vero…) però preferisco un atteggiamento cautelativo.
Inoltre…. non è che proprio sia fresco come una rosa, di strada ne abbiamo già fatta!!!

Nella conta che facciamo ad ogni ricompattamento adesso siamo noi otto più i sei iti al ROC Basagne, totale quatordes, bene!

La meteo non è più bella come ieri ma l’apparente perturbazione si rivela in realtà una fastidiosa foschia che non ha causato problemi al gruppo degli irriducibili.
Anzi, probabilmente, hanno goduto di una neve più sciabile essendo ammorbidita dal sole rispetto a quella gelata incontrata in discesa da noi otto.

In compenso il trattamento al Benevolo è di assoluto rilievo.

La doccia calda (€ 2 per 3 min) resetta la stanchezza e la Seupa à la Valpellenentse che la segue fa il resto.

Anche la birrona a € 6 è fortemente apprezzata… senza tralasciare le squisite torte ai mirtilli….
Siamo finalmente tornati in un posto civile, dopo il tristissimo stop al Prariond!!!

Anche la cena non delude le aspettative con una pasta all’arrabbiata di squisita fattura, reiterata da generosi ulteriori concessioni per chi ne avesse piacere…

Passiamo un piacevole dopocena in sala da pranzo e ci ritiriamo nel locale invernale, ricavato nella parte nuova del rifugio, pronti per la impegnativa quarta giornata di sci-alpinismo che ci attende domani per uno dei must dell’intero Raid: la salita alla Granta Parey!

MARTEDI’ 24 APRILE

Assonnati ci presentiamo davanti all’uomo del cancelletto e dopo il rituale BEEP che non sveglia nessuno, ci incamminiamo altrettanto assonati, con una brezza che rende apprezzabili le giacche a vento, per percorrere le poche centinaia di metri in piano prima di iniziale la salita di un ripido pendio esposto a Est.

Transitiamo nei pressi de “Lo Refuge dey Fond”, un recentissimo B&B, poco distante dal Benevolo e dall’aria piuttosto “luxury”.

Rampant alle assi e su con una serie di “gucie” che ci fanno prendere quota.
Una di queste non riesce a Robert come vorrebbe, e così decide di farsi una bella scivolata e tornare alla base del pendio per riprovarci.

Roberto e Orfeo, calzati i ramponi, scendono a verificare che la caduta non abbia avuto conseguenze e poi tutti insieme, ramponi ai piedi e sci in spalla risalgono il pendio incriminato.

Raggiunto un luogo meno erto, calziamo gli sci, e ci lanciamo all’inseguimento degli apri-pista. Il sole intanto, per fortuna, ha fatto capolino e sembra annunciare un’altra giornata meravigliosa.

Giunti all’ampio ed assolato (ma non certo caldo!) plateau a 3100 metri il Gruppo si è piuttosto “sfaldato”!

Qualcuno, più tranquillo, sta mirando alla Becca della Traversière (da cui dovremo transitare per scollinare nella Valgrisenche e raggiungere il Rifugio Bezzi); Annalisa, in solitaria, sta puntando ad un colletto ad ovest della Granta Parey per riposarsi al sole; la maggior parte invece sembra pronta ad “attaccare” l’ampio paretone centrale dall’aspetto piuttosto ostico, ancora completamente in ombra e che dovrebbe rappresentare la via di salita normale al montagnone…

Dopo avere cercato di compattare per quanto possibile i non-salitori, raggiungo il gruppo di arrampicatori, che ramponi & picca, ha iniziato la salita.
Che si rivela piuttosto facile, sebbene discretamente ripida ed aerea.
Un colletto, alla fine della ripida salita, divide le due punte.
Svoltando a destra si raggiunge con un’ampia facile e corta dorsale, la punta più alta, la sud, a quota 3387m.

Roberto in una strettoia ha anche posizionato una vite da ghiaccio a cui abbiamo attaccato una corda per rendere più agevole un passaggio nei pressi delle roccette a metà parete.

Scendo per ultimo, recupero tutto e, ancora una volta, mi metto all’inseguimento del gruppo di apertura che ormai ha raggiunto e superato le girls che si erano ricompattate alla base della Becca della Traversière, al colle di Golettaz.

Si sale dapprincipio il pendio Est che non presenta particolari difficoltà ma, a 60 metri dalla vetta, si trasforma in una esposta cresta rocciosa, dall’ aspetto piuttosto ostile.
È Renato che guida le danze e, per noi ultimi, diventa relativamente semplice ripestare le orme dell’ormai agevole passaggio fino a ritrovarsi tutti in punta.
Qualche furbacchione sale senza picca, ritenendosi “superiore” nonostante l’esposizione ma tutto va per il meglio.

Foto di rito e discesa, ancora a piedi sul versante ovest, dove possiamo finalmente calzare gli sci senza pelli ed abbandonarci ad una piacevole discesa verso l’ampio plateau alla cui fine si trova il Rifugio costruito nel 1925.

L’ampio pianoro terminale ci obbliga a “spingere” per alcune centinaia di metri ma è uno sforzo che si sopporta vista l’ottima fama di cui gode la struttura.
Arrivo per primo alla costruzione e, sbagliando clamorosamente l’accesso, entro in cucina dove un cuoco che assomiglia a Garibaldi mi invita gentilmente ad entrare dalla parte opposta.
Tutto l’edificio, come le altre (poche) baite dell’Alpe Vaudet sono quasi inglobate dalla enorme quantità di neve.

Lorenzo viene reso edotto circa le nostre sistemazioni da una gentilissima signora.

Veniamo sistemati in quattro stanze da 4-6 letti cadauna.
Nel bellissimo rifugio ci siamo solo noi: ci sentiamo dei principi, ci sono le docce calde a volontà gratis, birra alla spina, spazio abbondante, insomma l’ultimo pernottamento è da favola….

La gentile e simpatica padrona di casa riesce con difficoltà a stare dietro alle nostre richieste di taglieri, di birre alla spina…che consumiamo in parte dentro e poi all’esterno non prima di avere “scavato” un camminamento percorribile (o quasi) in ciabatte e compattato la tanta neve per raggiungere 3 panche sul fianco sud del rifugio al sole.

Passiamo così il pomeriggio chi mangiando, chi dormendo, chi discutendo di fisica quantistica (argomento notoriamente frequentato in ambiente GSA) in attesa della succulenta cena che, ancora una volta, ci dà grandissima soddisfazione.
I primi, qui, sono addirittura due….

Andiamo a dormire relativamente tardi … per arrivare alla quinta ed ultima giornata di Raid….

MERCOLEDI 25 APRILE

Colazione, BEEP, ottocento metri in piano del pianoro percorso ieri sotto un sole cocente ed oggi quasi al buio e via, di nuovo in salita.

Orfeo, il saggio, nota che la pendenza e la lunghezza di quanto andiamo ad affrontare suggerirebbero, specie per chi non è un “manico” dello sci, l’ausilio dei ramponi….

Infatti, non senza avere “lasciato” andare un rampant ed una picca, ci adattiamo alla salita: Roberto ed il sottoscritto, stiamo in chiusura assicurandoci che nessuno regali qualche altro numero circense avendo già abusato dei favori delle nostra buona stella…

Tutto sembra svolgersi nel migliore dei modi e raggiungiamo il gruppo (che si è fermato per un salutare compattamento) al sole, ormai ben sopra i 3000 metri di quota.
Il menù di oggi prevede una Gran Traversière, da non confondere con la omonima Becca e che per soli 4 metri non tocca i 3500 metri.

Dato il carattere prettamente alpinistico, l’ora, le problematiche legate alla discesa (passaggi su pendii molto esposti al sole, ripellamento obbligatorio) Lorenzo punta decisamente fin da subito al colletto mentre qualcun altro ad un colletto più in alto con il fine di salire la montagna fino alla croce.

Mentre arranco con la chiusura osservo l’evolversi dei fatti e, giunti al bivio finale (colletto o punta?) con Annalisa e Cris optiamo per la salita integrale.
Che, sebbene ormai tracciata ed arricchita di una utile ed apprezzata corda nel canalino centrale finale, si rivela impegnativa non tanto per la difficoltà tecnica intrinseca ma per l’esposizione continua: una caduta nel posto sbagliato sarebbe inevitabilmente tragica.

Si tratta di “soli” 80 metri di dislivello che percorriamo piuttosto velocemente, sfruttando l’ottima traccia degli apritori.
Qualche foto sulla stretta punta e raggiungiamo gli amici al colletto (ramponi ai piedi) che utilizziamo ancora per un breve tratto in discesa sul versante Val di Rhêmes.

C’è un traverso che ci impensierisce e per ben due motivi: il primo è …. “dov’è?” (da sopra non si vede e non abbiamo traccia GPS) ed il secondo è dovuto alla esposizione in pieno sud che potrebbe creare problemi di stabilità al manto nevoso in rapida umidificazione.

Con un minimo errore di valutazione riusciamo comunque ad “imbroccare” il pendio. Che anzi si rivela pure bello da sciare!

Giunti quasi in fondo il prode Lino pensa di provare i suoi super-ski su una zona pietrosa.

Il risultato è che vincono le pietre due a zero. Infatti gli sci, privi di ski-stopper e di laccetti schizzano, liberi e privi del padrone, verso il basso e ci tocca andarli a recuperare!

Ricongiunta la truppa sarebbe da ripellare un centinaio di metri per ricollegarsi ad un colletto presso il quale siamo transitati andando alla Granta Parey ma alcune tracce (leggi serpentine) vanno verso il basso… ci facciamo scioccamente tentare dalle tracce e le seguiamo divertendoci parecchio sulla neve che, nonostante l’ora, tiene ancora piuttosto bene.

Giungiamo così ad un piano inclinato contraddistinto da grosse scritte nella neve che dicono “NO” e delle “X”… il messaggio è chiaro: di qui non si scende!!!!
Ripelliamo e torniamo, per una strada più lunga e con maggior dislivello al colletto di cui sopra….

Scendiamo così verso il Benevolo su neve a tratti sfondosa ma con ampi spazi ancora divertenti.

Lo spettacolo questa volta ce lo concede Annalisa che, prendendo male le misure, non imbrocca bene un ponticello poco distante dal Benevolo riuscendo ad incastrarsi tra il metro di neve che c’è sul ponte e le provvidenziali sponde in legno.
Ancora protetti dagli dei del GSA non ci sono conseguenze e proseguiamo la discesa verso Rhêmes.

Vi arriviamo dopo alcuni faticosi ed apparentemente interminabili saliscendi e poi, con un complesso gioco di trasporti di Renato e Guido (che è venuto qui ad aspettarci) riusciamo a recuperare le auto a Pont ed a ritrovarci tutti a Rhêmes dove concludiamo il Raid GSA 2018 con una mega-pastasciutta ed un ottimo dolce!


Tutto è andato bene, la meteo è stata ottima, la neve abbondante come non lo era da anni o forse da decenni, i rifugi – tranne il Prariond – sono stati molto accoglienti e quei pochi imprevisti occorsi non hanno avuto alcuna conseguenza.

I dislivelli non sono stati impressionanti ma gli spostamenti di valle in valle sono stati lunghi.

Abbiamo “toccato” tre aree ben distinte: la Valle d’Aosta (Valsavarenche e Val di Rhêmes), il Piemonte (alta Valle dell’Orco), la Francia (alta Val d’Isère) per rientrare e chiudere in VdA.

Insomma che dire ancora se non ringraziare tutti per la bellissima esperienza vissuta insieme?

I “tutti” sono: Lorenzo, Roberto, Enrico, Daniel, Cris, Annalisa, Jo, Livio, Lino, Orfeo, Germano, Robert, il sottoscritto e Renato che, raggiuntici a metà Raid, ha pure riportato gli autisti a Pont una volta giunti a Rhêmes.
Ringraziamenti anche a Guido, fondamentale nelle operazioni logistiche di recupero auto.

Ma la stagione….non è finita, sono ancora in Calendario due gite prima della cena finale!!!!

emmecì


Fotografie di Marco Centin.

Per vedere e scaricare queste e tutte le altre foto di Marco potete cliccare quì.

Cai Uget