9 febbraio 2014
Punta Gardiola

Ieri …

L’avevamo già tentata in Sociale otto anni fa, era il 29 gennaio 2006.

Anche allora c’era tanta neve. e altra ne stava cadendo.

Tant’è che ad un certo punto:”… ha vinto il buon senso che bilanciando pericolo, fatica e divertimento ha convinto l’allegra brigata a togliere le pelli e settare gli attacchi per la discesa”.

Il resoconto di quella giornata era stato stilato da una giovanissima cronista …


… ed oggi

Oggi i tempi sono molto cambiati.

Non è difficile programmare tempo bello e sole a palla in concomitanza delle gite Sociali e se il vento vuole dire la sua, beh, si raggiunge un compromesso lasciandolo sfogare al mattino presto purchè, quando stiamo per arrivare in punta si attenui e non ci infastidisca troppo.

E nel primo pomeriggio, mentre si sbocconcella qualcosa al sole intorno al tavolino, è bello e sorprendente poter guardare la luna che fa capolino sopra la nostra punta.

Ed anche se per le stelle della discesa più di tre proprio non se ne possono dare, la Gardiola di oggi l’archiviamo fra le tante bellissime giornate.


Vista dal Capogita …

Dopo una decina di giorni di brutto tempo, con troppa neve tutta insieme, è stato difficile anche scegliere il luogo dove portare 59 infaticabili sci-alpinisti, i più venuti da vicino e qualcuno da un po’ più lontano.

Ma noi, in barba alla ben conosciuta astuzia dei fenicotteri, abbiano preziose risorse “interne” che, interpellate da Roberto, hanno saputo ben consigliarci.

Ed eccoci allora puntuali, quasi tutti per la verità, all’appuntamento delle 7:00 a Mirafiori, assonnati ma con una buona dose di ottimismo per la giornata che sta per iniziare.
Come sempre dalle auto spuntano attrezzatura all’uopo ma anche contenitori vari di cibarie e bevande, per l’immancabile dopo-gita che contraddistingue da sempre le sociali GSA.

Partiti alla volta della Certosa di Pesio, dopo un breve viaggio “silenzioso” (data l’ora) arriviamo al parcheggio dove tutti e 59 gli adepti si affrettano a prepararsi per l’ascesa che si annuncia ventosa, visti gli sbuffi che si notano in ogni dove sulle vette circostanti.

Ma non è certo Eolo a fermare l’intraprendenza dei nostri eroi e nel giro di poco si parte alla volta della punta Gardiola, di poco più di 1000m più in alto.

Espletate le formalità al cancelletto, dove un vigile ed integerrimo Flavio con pazienza certosina verifica l’attrezzatura di tutti gli altri 58 partecipanti, iniziamo la salita, lenta ma costante, verso la meta.

Nel durante anche qualche “guado” brillantemente superato da tutta la truppa.

Due ricompattamenti al sole ed ecco l’inaspettato, o forse è meglio dire programmato: sulla nostra vetta pare non esserci vento !

Ultimi trecento metri ed eccoci quasi tutti in cima, dove al riparo qualche metro più sotto della croce si scopre esserci una zona con “clima mite in assenza di vento”: perfetto !

Iniziamo la discesa a gruppi abbastanza organizzati, recuperiamo 2 colleghi che non sono giunti in vetta, e lentamente si scende verso valle.

La neve nella parte alta non è delle migliori, il divertimento inizia in mezzo al bosco dove su tracce di discesa preesistenti ci si riesce anche a divertire.

Anche questa volta tutti al bus, dove i primi si sono affrettati ad imbandire i tavoli in attesa … degli ultimi.

Cibi e bevande di ogni provenienza vengono come al solito consumati in allegria, con Cecilia che si adopera per “iniziare” i nuovi adepti con investiture varie e variopinte.

E via per il rientro, dove durante il viaggio il nostro presidente ci allieta (n.d.r. non so se è corretto il termine ….) con segnalazioni, appuntamenti, rimbrotti a vario titolo.

Un grazie a tutti per la partecipazione, la compagnia, per bevande e cibarie ed arrivederci alla prossima avventura !!!

livio


… e da chi Capogita non era …

Grandi nevicate.
Tempo brutto. Provare le gite non è facile.
I bollettini valanghe tendono al rosso. Le mete cambiano.
Si sceglie Punta la Gardiola. No, non la stessa dell’altra volta, quella era la Gardiol, in Val di Susa. Questa è la Gardiola, in Valle Pesio.
Tutta la salita in un bosco fitto. Così tanto bosco, che ti chiedi se mai si arriva.
Ma si arriva.
E quel vento che vedevi da sotto, s’è dato una calmata.

Due curve su neve bella, poi crosta.
Il vantaggio di essere in tanti, è che dopo i primi venti anche la crosta non è poi così terribile.
E quando scendi nel bosco, sorridi per la neve che migliora, ma occhio, abbassa la testa!
Un caschetto colpisce un ramo e lo spezza. Teste dure questi del GSA.

Una curva troppo stretta e uno sradica un ramo ben grande.
Vi mettete in due a spostarlo che uno solo non riesce ad alzarlo.
Pulizia sentieri. Chi rompe paga? Non proprio, ma almeno prova a rimediare e a non far “trappetta” agli amici. Ah beh, qui è zona sicura per forza: i tronchi son così larghi e dritti, che una valanga non l’han mai vista.

Siamo quasi sessanta. Se scendi con i primi, scendi in un bosco.
Se scendi con gli ultimi, scendi in un bosco arato.
Un “toboga” di curve tra gli alberi. Un percorso obbligato. Primo perchè gli sci lo seguono in automatico, o quasi. Secondo, perchè ogni minima deviazione prevede un dribbling tra alberi più grandi di te, che ti vengono addosso.
C’è chi scende agile e snello, chi ride, chi urla, chi si incastra tra i tronchi.
Qualche numero di limbo.

In radio la voce di Flavio dalla chiusura tiene compagnia “Sono Flavio. La chiusura è all’incrocio con la strada. Se quando arriviamo non ci sono più acciughe siete morti”.
Per poi proseguire con nuove e inaspettate notizie: “Sono Flavio. La chiusura è alla Certosa. Preparate le acciughe”.

E con il tavolino al sole, memori dei consigli del medico sportivo, noi che, fatta eccezione per Camilla e Caterina, siamo maggiorenni da qualche decennio, ci sfondiamo di acciughe e sacher.
Davanti a noi due ragazzini, che forse la maggior età la devono ancora vedere, bevono acqua e fanno stretching.
Non so chi ha ragione, ma credo di sapere chi si è divertito di più.

Randagia, indecisa tra acciughe e stretching


Fotografie di Walter Actis, Marco Centin, Luca Pioltelli.

Cai Uget